Umberto Bossi non entrerà nel prossimo Parlamento. Complice il tracollo della Lega, il nome del Senatur – capolista per la Camera nel collegio plurinominale di Varese-Busto Arsizio – non compare tra gli eletti nel proporzionale pubblicati sulla piattaforma Eligendo del ministero dell’Interno: la sua circoscrizione, Lombardia 2, è l’unica dove il Carroccio non ha fatto scattare nemmeno un deputato. Un effetto del famoso “flipper” previsto dal Rosatellum, il complicato meccanismo per cui, se l’attribuzione di seggi a livello locale a una lista eccede la quota prevista a livello nazionale, la situazione si riequilibra spostando eletti verso le forze che invece sono in debito.

Il fondatore della Lega, quindi, non tornerà sugli scranni parlamentari dopo 35 anni consecutivi di mandato, di cui 26 alla Camera e nove al Senato. Un’umiliazione dovuta alla deludente prestazione del partito guidato da Matteo Salvini, che rischia di innescare la rivolta della fronda dei nordisti. Perciò il segretario tenta subito di correre ai ripari: “Bossi senatore a vita sarebbe il giusto riconoscimento dopo trentacinque anni al servizio della Lega e del Paese. Porterò avanti personalmente, sicuramente con l’appoggio non solo della Lega ma di tantissimi italiani, questa proposta”, ha detto. Senza considerare che i senatori a vita sono già cinque, e non è possibile nominarne altri. E che nel curriculum di un senatore a vita quantomeno stonerebbe la prescrizione con cui 2019 si è salvato dall’imputazione di truffa ai danni dello Stato, nel processo sulla vicenda dei 49 milioni di rimborsi elettorali non dovuti.

Il partito aveva ricandidato Bossi in quello che sembrava un collegio blindatissimo, in cima al listino nella “sua” Varese, senza però fare i conti con l’ipotesi di un risultato a una sola cifra. Resta fuori anche il tesoriere Giulio Centemero, che invece correva da capolista nel plurinominale di Bergamo e Treviglio (circoscrizione Lombardia 3): la Lega diventerebbe così l’unico grande partito il cui tesoriere non siede in Parlamento. Non ce la fa – come previsto – nemmeno il viceministro alle Infrastrutture uscente Alessandro Morelli, candidato in posizione ineleggibile. Al contrario, partito ha invece eletto ben tre deputati per due volte: si tratta di Antonio Angelucci, Silvana Comaroli e Vannia Gava, “scattati” in più circoscrizioni e che quindi lasceranno il posto al secondo in lista in quella in cui sceglieranno di rinunciare.

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