Ungheria nel mirino di Bruxelles dopo la condanna da parte del Parlamento europeo. a Commissione europea propone “una sospensione del 65% degli impegni per tre programmi operativi nell’ambito della politica di coesione” e un “divieto di assumere impegni legali con i fondi di interesse pubblico per programmi attuati in gestione diretta e indiretta”. La decisione dell’esecutivo comunitario di riferisce all’applicazione del meccanismo sulle condizionalità dello stato di diritto. Si tratta di 7,5 miliardi, un terzo di tutti i fondi per la coesione destinati a Budapest. “Questa fase – spiega la Commissione in una nota – si basa su un intenso dialogo tra la Commissione e le autorità ungheresi nei mesi scorsi, che ha portato l’Ungheria a proporre una serie di misure correttive per affrontare le preoccupazioni individuate dalla Commissione quando il processo è stato avviato formalmente il 27 aprile di quest’anno. È seguita una lettera che la Commissione ha inviato all’Ungheria, con le misure che intendeva proporre al Consiglio, e le misure correttive presentate dall’Ungheria nella lettera del 22 agosto, integrate da ulteriori chiarimenti in una lettera del 13 settembre”. Il Consiglio dispone ora di un mese per decidere se adottare tali misure, a maggioranza qualificata. Tale periodo può essere prorogato di un massimo di altri due mesi in circostanze eccezionali.

Ma non c’è solo questo. Benché le misure proposte oggi dalla Commissione Europea nel quadro del meccanismo di condizionalità per le violazioni allo Stato di diritto ai danni dell’Ungheria si muovano in un ambito “separato” rispetto al dialogo in corso con Budapest per arrivare all’approvazione del suo recovery plan (ovvero il Pnrr, ndr), le correzioni proposte dalle autorità ungheresi, e soprattutto la loro eventuale “mancata applicazione”, potranno avere un effetto anche su quel dossier come precisa un alto funzionario della Commissione. In pratica, se Budapest non attuerà i 17 correttivi promessi, anche i fondi del recovery “potranno essere sospesi”.

“Abbiamo avuto un’ottima discussione e preso una decisione unanime” sulla procedura del meccanismo dello stato di diritto. “Questo è il primo caso che mira a proteggere le caratteristiche del diritto che compromettono l’uso dei fondi dell’Ue” ha annunciato il commissario Ue, Johannes Hahn, nella conferenza stampa al termine del Collegio dei commissari sul taglio dei fondi all’Ungheria. “La Commissione propone misure per la tutela dei consumatori del bilancio dell’Unione contro le violazioni dei principi dello stato di diritto. Questo caso è iniziato quando la Commissione ha notificato all’Ungheria nell’aprile di quest’anno le nostre preoccupazioni relative alle violazioni dei principi di legge e stato di diritto”. Emergono “insufficienze del settore pubblico nell’affrontare il conflitto di interessi e preoccupazioni relative alla fiducia nell’interesse pubblico”, ha spiegato. “Oggi la Commissione Europea ha proposto di sospendere una parte dei Fondi di coesione per l’Ungheria. Difendiamo i valori dello stato di diritto e – ha scritto su Twitter il commissario per l’Economia Paolo Gentiloni – proteggiamo il bilancio comune europeo. Le autorità ungheresi sono chiamate a rispondere con misure correttive concrete”.

Cos’è lo stato di diritto – Il meccanismo per la tutela del bilancio dell’Ue dalle violazioni dello Stato di diritto integra gli strumenti che l’Ue ha a disposizione per proteggere lo Stato di diritto, tutelando il bilancio dell’Unione dalle violazioni che ne compromettono la sana gestione finanziaria o che incidono sulla tutela degli interessi finanziari dell’Ue. Lo Stato di diritto impone che tutti i poteri pubblici agiscano entro limiti fissati dalla legge, in linea con i valori della democrazia e nel rispetto dei principi stabiliti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Il legame tra il rispetto dello Stato di diritto e la tutela del bilancio Ue si fonda essenzialmente sul fatto che gli Stati possono garantire una sana gestione finanziaria “solo se le autorità pubbliche agiscono in conformità della legge”, se i casi di frode sono effettivamente perseguiti e se le decisioni “arbitrarie” delle autorità possono essere soggette ad un effettivo controllo giurisdizionale. In pratica è essenziale, tra l’altro, che la magistratura sia effettivamente indipendente. Attenzione però: il meccanismo non sanziona tutte le violazioni dello Stato di diritto che avvengono negli Stati Ue. La Commissione deve provare che la violazione identificata abbia effettivamente un impatto sul bilancio Ue, cosa che costituisce “senza dubbio una limitazione sostanziale della sua futura applicazione” (Niels Kirst, European Papers, 2021).

Orbàn e la giustizia – Oggi in un commento sul Corriere della Sera Luigi Ferrarella sul contenzioso in corso tra Budapest e Bruxelles ricorda che esiste “il tema del fin dove possa spingersi un governo nel fare i supposti interessi degli elettori: la messa in discussione del primato del diritto dell‘Unione europea sulle leggi nazionali (comprese le Costituzioni), la pretesa prevalenza delle sentenze nazionali sulle decisioni della Corte di giustizia Ue”. Tra le riflessioni nel commento si fa preciso riferimento al rapporto tra gli articoli 2 e 4 del Trattato. L’articolo 2 recita che: “L’Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l’asilo, l’immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro quest’ultima” e l’articolo 4 che recita: “L’Unione istituisce un’unione economica e monetaria la cui moneta è l’euro”. Da inizio aprile in Ungheria esiste una legge che impedisce la registrazione dei cambiamenti di sesso sui documenti d’identità. È stato applicato il divieto di ratifica della Convenzione europea sulla violenza contro le donne. È inoltre in vigore un decreto che consente alle autorità di effettuare arresti e perquisizioni verso quegli individui e/o organizzazioni che diffondono “notizie allarmiste” e per le quali possono essere inflitte pene carcerarie da 1 a 5 anni.

La risposta i Budapest – Il governo ungherese dice di voler chiudere entro novembre la vertenza politica con l’Ue che rischia di costarle un taglio ai fondi europei. Budapest intende fare alcune “concessioni“, un pacchetto di leggi a suo dire “concordato con Bruxelles” che comprende l’istituzione di un’autorità indipendente anti-corruzione, una riforma degli appalti e altre misure in chiave della lotta alla corruzione ha detto Gergely Gulyas, ministro della Presidenza del consiglio dei ministri.

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