Viktor Orban stringe ancora sull’aborto: le donne ungheresi dovranno ascoltare il battito del feto prima di abortire. Lo ha deciso il governo di Budapest con decreto del ministero dell’Interno pubblicato sulla Gazzetta ufficiale ungherese. Oltre ai requisiti già previsti per abortire, la nuova norma rende obbligatorio per i medici presentare alle donne la prova “chiaramente identificabile delle funzioni vitali del feto”. In altre parole un’ecografia del cuore.

Firmato dal ministro dell’Interno Sandor Pinter, il decreto entrerà in vigore a partire da giovedì 15 settembre. Il partito di estrema destra Mi Hazank ha fatto sapere di essere lieto che “le mamme ora ascolteranno il battito cardiaco fetale”, anche se il testo non lo afferma esplicitamente in questi termini. “Almeno per alcuni secondi, il bambino in età fetale potrà essere ascoltato dalla madre prima che venga eseguito l’aborto”, ha detto la deputata Dora Duro in un post su Facebook. In Ungheria l’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza è legale dagli anni ’50. La legge, modificata nel 1992, “non è scolpita nella pietra in un Paese cristiano degno di questo nome. Scriviamo la storia!”, ha aggiunto, ringraziando le organizzazioni pro-vita per il loro sostegno. Amnesty International parla di un “preoccupante declino“. Questa decisione presa “senza alcuna consultazione” renderà “più difficile l’accesso all’aborto” e “traumatizzerà più donne già in situazioni difficili”, ha detto all’Afp il portavoce Aron Demeter. La legge ungherese prevede che si possa abortire in quattro casi: gravidanza in conseguenza di un reato o violenza sessuale, pericolo per la salute della donna, embrione con handicap fisico grave, situazione sociale insostenibile della donna.

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