“Se chiudono le banche andremo a cercare i manager nelle loro case. In Libano o all’estero”. A parlare è il presidente di The Cry of Depositors, una delle associazioni di correntisti che sta difendendo la ‘rivoluzione dei cittadini libanesi contro le banche. Si sono moltiplicati nelle ultime ore gli assalti agli istituti di credito nel Paese, tanto che le autorità hanno deciso di chiudere tutti gli sportelli fino a mercoledì 21 settembre.

Tutto nasce da Robin Hood: così è stato soprannominato dalla stampa internazionale Bassamal Sheikh Hussein, l’uomo che ad agosto era entrato in una banca di Hamra, nel cuore di Beirut, prendendo in ostaggio diverse persone e pretendendo in cambio della loro liberazione lo sblocco dei suoi soldi. Denaro che gli serviva per pagare le cure al padre malato. Il suo conto, come quelli di moltissimi dei suoi concittadini, è stato congelato nel 2019. Le banche libanesi, d’accordo con la Banca centrale, hanno bloccato, infatti, l’accesso a quasi i tutti i conti correnti, i depositi di investimenti e i risparmi in valuta pesante (dollaro, euro) dei risparmiatori. Questo per far fronte alla crisi economica e all’inflazione che hanno condotto dal 2020 la lira libanese a una svalutazione del 95%.

Dopo un assalto che aveva tenuto il Paese con il fiato sospeso, Robin Hood era riuscito a ritirare 30mila dollari. Per un popolo che per l’80% vive sotto la soglia di povertà, Bassam al Sheikh Hussein è diventato un eroe e un modello. Tanto che, nell’ultima settimana, sono state sette le filiali assaltate da persone che volevano ritirare i loro risparmi. Tra loro, Sali Hafiz, la donna che è entrata nella sua banca per ottenere i soldi necessari a curare la sorella, malata di cancro. Centinaia di persone hanno celebrato il suo successo quando è riuscita a fuggire dalla filiale con i suoi 13mila dollari.

Il ministro degli Interni Bassam Mawlawi, dopo aver convocato con urgenza una riunione del Consiglio di sicurezza interna, ha annunciato misure severe e ferme contro chi assalta le banche. Ma le associazioni di correntisti hanno dichiarato al quotidiano L’Orient le Jour che gli assalti continueranno. Le azioni erano state coordinate e non finiranno presto. “La responsabilità della presa di ostaggi e di quello che potrà accadere loro è dei giudici e di tutti quelli che hanno scelto di non fare giustizia in questo Paese. Una storia che va ben oltre le banche e che coinvolge la classe dirigente, la mafia e lo Stato profondo“, ha detto Rami Ollaik, l’avvocato di Mouttahidoun, il sindacato dei depositanti libanesi.

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