Bassam al-Sheikh Hussein. Così si chiama l’uomo di 42 anni che si è asserragliato poche ore fa all’interno della Federal bank of Lebanon nel quartiere di Hamra a Beirut ovest, tenendo in ostaggio alcuni dipendenti dell’istituto di credito. Un cliente della banca che è riuscito a fuggire dall’edificio ha detto ai media locali che l’uomo stava chiedendo di ritirare 2mila dollari per pagare le spese mediche del padre. Il diniego del prelievo avrebbe scatenato la furia dell’uomo.

La richiesta avanzata ora da Hussein è quella di sbloccare il suo conto corrente– attualmente congelato- per poter accedere al denaro che sarebbe necessario per affrontare la sua difficile situazione familiare. Secondo fonti ascoltate dalla polizia e citate dai media libanesi, l’uomo avrebbe con sé anche una tanica di benzina e starebbe minacciando di dar fuoco all’edificio. Il fratello del sequestratore, Atef, afferma ai media locali che l’uomo chiede che vengano sbloccati i suoi risparmi bloccati da tre anni – come gran parte dei conti bancari in valuta pesante – del valore di 210mila dollari statunitensi. “Nostro padre è in fin di vita in ospedale e non sappiamo come pagare le sue cure“, ha detto Atef intervistato dalle tv libanesi. “Mio fratello è pronto a darsi fuoco se non riceverà quello che gli spetta”, ha aggiunto. E sul fatto che l’uomo è armato, il fratello ha risposto: “mio fratello non è entrato armato in banca. Deve aver trovato un arma all’interno. E’ entrato solo con la tanica di benzina“.

Nel frattempo, una folla di persone si è riversata in strada per esprimere solidarietà verso l’uomo che vive un disagio economico e sociale diffuso fra la popolazione libanese. Fuori dalla filiale della banca si è schierata anche la polizia anti-sommossa per timore – riferiscono i media – di manifestazioni e disordini a partire dall’atto di “un individuo disperato”.

Il Libano sta vivendo la peggiore crisi economica della storia del Paese. Secondo le stime dell’Onu, l’80% della popolazione residente è stata ridotta in stato di povertà da un’elite al potere sempre più avida e corrotta che ha causato il default finanziario del 2019. E’ proprio dal novembre del 2019 che il cartello delle banche libanesi, d’accordo con la Banca centrale, hanno congelato quasi i tutti i conti correnti, i depositi di investimenti e i risparmi in valuta pesante (dollaro, euro) dei correntisti libanesi, mentre la lira locale si è svalutata più del 95% rispetto al dollaro statunitense.

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