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Laura Pausini non canta Bella Ciao e Matteo Salvini le fa i complimenti: “Stima per lei”. Ma non si tratta di una ‘canzone politica’ e la cantante dovrebbe saperlo

L'artista non voleva essere "usata" ma è finita comunque al centro della scena, sostenuta da un leader politico. Laura Pausini è nota in tutto il mondo, ha dalla sua un lungo curriculum musicale, esperienza televisive di livello e una storia che ricorda, qualora ce ne fosse bisogno, le sue posizioni sul fronte dei diritti. Sbaglia però a credere di essersi collocata con questa decisione nel campo "dell'imparzialità"

di Giuseppe Candela

Laura Pausini ha scelto di non intonare “Bella Ciao” a “El Horminguero“, show di successo della tv spagnola: “È una canzone molto politica e io non voglio cantare canzoni politiche”, ha obiettato l’artista di Solarolo travolta dalle critiche social. Un no all’inno della Resistenza partigiana e della lotta al fascismo, brano molto noto anche in Spagna grazie alla serie “La Casa di Carta“. Polemiche e clamore che hanno portato a un nuovo commento della cantante, questa volta su Twitter dove ha spiegato il suo punto di vista: “Non canto canzoni politiche, né di destra né di sinistra. Canto quello che penso della vita da 30 anni. Che il fascismo sia una vergogna assoluta sembra ovvio a tutti. Non voglio che nessuno mi usi per propaganda politica. Non inventate ciò che non sono.” Ha potuto contare sul sostegno di Matteo Salvini, il leader della Lega ha rilanciato le sue parole aggiungendo un commento: “Stima per Laura Pausini“.

Un boomerang mediatico. L’artista non voleva essere “usata” ma è finita comunque al centro della scena, sostenuta da un leader politico. Laura Pausini è nota in tutto il mondo, ha dalla sua un lungo curriculum musicale, esperienza televisive di livello e una storia che ricorda, qualora ce ne fosse bisogno, le sue posizioni sul fronte dei diritti. Sbaglia però a credere di essersi collocata con questa decisione nel campo “dell’imparzialità”: si è semplicemente schierata. Perché “Bella Ciao” non è una canzone divisiva, è memoria collettiva, è un rito che si ripete, è la speranza e soprattutto il simbolo della Resistenza.

Non è una canzone di sinistra ma una canzone antifascista. E l’antifascismo, non solo è motivo di orgoglio per i cittadini italiani, ma è un valore fondante della nostra Costituzione. Un brano che appartiene a tutti, non a una parte. Sbaglia anche chi oggi finisce per darle inutilmente della “fascista”, accusa eccessiva e fuori da ogni logica. Ignorante. Nel senso di chi ignora la storia, non la conosce. E una star internazionale del suo calibro non può di certo permetterselo.

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