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Parla l’ex segretario della Regina Elisabetta: “Quando mi disse ‘saliamo in macchina’ e si mise al volante del Range Rover. Ecco dove andammo”

Un ritratto intimo, sincero e affettuoso quello dell'ex segretario e portavoce della Regina Elisabetta, scomparsa ieri a 96 anni. Dal primo incontro nel 1988 ci fu subito sintonia, quando si misero a lavare i piatti insieme

di Andrea Conti

Chi meglio dell’ex segretario e portavoce personale può regalare un ritratto affettuoso e privato della regina Elisabetta II, scomparsa ieri a 96 anni? Richard Winston “Dickie” Arbiter, 82 anni, in una intervista a La Repubblica ha raccontato chi era la “sua” regina: “La sua stabilità. Il suo equilibrio. Il suo pragmatismo. Qualcuno ha detto in passato ‘la regina è cambiata’. No. Elisabetta II non cambiava mai. Al massimo si adattava”. Arbiter ha lavorato con la regina per oltre un decennio dal 1988. Il primo incontro non si dimentica mai: “Era il luglio del 1988, avevo appena iniziato e fui invitato a Balmoral. Mi venne detto: ‘Preparati che tra mezz’ora andiamo a fare un picnic con la regina’. Wow. Aspettai. A un certo punto Elisabetta II spunta dal nulla. E mi fa: ‘Dai, saliamo in macchina!’. Salgo sul Range Rover. Guida lei. Amava guidare. Arriviamo al cottage di Balmoral, mangiamo qualcosa al volo, tra posate di plastica e contenitori Tupperware. Io ero paralizzato e non ricordo le poche frasi che mi permisi di dire. A un certo punto, sparecchio e mi appresto a lavare i piatti. Ma una voce mi fa: ‘No, aspetta!’ La regina Elisabetta, che mi disse: ‘Io lavo i piatti, tu li asciughi’. E così facemmo. Che meraviglia”.

La regina non sopportava le cravatte sgargianti di Arbiter così “una sera a una reception, davanti a tutti, mi rimproverò: ‘Dickie, ancora queste orribili cravatte?’ Questo era il suo humour, ma soprattutto sapeva rompere il ghiaccio come nessuno. Anche perché non ci si permetteva mai di parlare direttamente alla Queen. Lei parlava, tu rispondevi soltanto. Ma se la guardavi negli occhi, sì, riconoscevi il suo humour inconfondibile. E soprattutto, trattava tutti allo stesso modo”.

Il 1992, il famoso “annus horribilis”, fu contraddistinto dal divorzio della figlia Anna, la pubblicazione dellabiografia di Diana, un rogo al Castello di Windsor e la separazione del figlio Andrea da Sarah Ferguson: “Quello sì, fu l’anno più difficile per lei, più degli ultimi con gli scandali di Andrea e la fuga di Harry e Meghan. E un’altra cosa più complicata fu gestire William e Harry dopo la morte di Diana. Ma ce la facemmo. A Buckingham Palace si viveva una certa esasperazione. Anche perché la regina non sopportava che si lavassero i panni sporchi in pubblico. Ma ‘keep calm and carry on’. La regina è andata avanti, credendo nei suoi principi e nel senso del dovere, fino agli ultimi giorni della sua vita. Dopo la morte di Diana la accusarono di non essere triste, ma si è comportata allo stesso modo quando spirarono sua sorella, sua madre o persino Filippo. I reali, i Windsor, non devono mostrare emozioni o sentimenti, perché non vogliono essere interpretati. Per loro è come una ferita in un’armatura”.

Il rapporto della regina con il neo re Carlo III è migliorato col tempo: “Ci sono stati momenti tesi, soprattutto durante la separazione da Diana, ma Carlo ha sempre avuto un ottimo rapporto con entrambi i genitori. Il problema è che Elisabetta II è diventata regina troppo presto e ha avuto meno tempo per i suoi figli. Quindi Carlo ha sviluppato questa fobia di essere trascurato. Ma poi ha capito con il tempo. E soprattutto, lui ha avuto la possibilità di crescere William e Harry e questo lo ha fatto maturare molto”.

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