Cosa direbbero i benpensanti del pensiero unico politicamente corretto se la fatidica frase “regime change”, di solito evocata per implicare la defenestrazione di Vladimir Putin in Russia – nel più estremo dei casi con la tecnica spettacolare della bomba sotto l’auto come per Darya Dugina e nel più moderato, magari, tramite golpe interno al Cremlino – fosse invece applicata all’altra parte dello spettro geopolitico, cioè a Joe Biden e alla sua permanenza alla Casa Bianca?

Domande e dubbi sull’età e soprattutto sull’idoneità mentale del Presidente degli Stati Uniti continuano a tenere banco sui media americani, da quando Biden ha confermato la sua candidatura a un secondo mandato. Non è un tema secondario. Dall’uomo più potente del mondo, in una fase come l’attuale della guerra in Ucraina tra Russia e Occidente, dipendono i destini politici di paesi europei alleati fedeli e consenzienti come l’Italia. E visto che ospitiamo 40 bombe atomiche Usa in due basi aeree sul nostro territorio in virtù di un trattato top secret tra Washington e Roma, interessa anche noi che il presidente americano sia nelle condizioni ideali di intendere e di volere. Perché? Semplice: con i suoi 79 anni è il più anziano a servire come “comandante in capo”, ma non solo in America: lui è la guida effettiva della Nato in Europa, la più potente alleanza militare della storia; purtroppo, per noi europei, sul doppio fronte impossibile da gestire dei due nemici sistemici di Washington: Russia e Cina.

Ebbene, da chi ricopre un ruolo di tale potere non ci si aspetterebbe una serie infinita di gaffe, inciampi verbali, amnesie (perde il filo del discorso o fatica a ricordare un nome, si è rivolto più volte alla vicepresidente Kamala Harris chiamandola “Presidente Harris”) e poi strette di mano a vuoto, cadute dalla bicicletta e (per ben tre volte) dalla scaletta dell’Air Force One, rigidità dei movimenti, sguardo fisso: il tutto sta “mettendo alla prova i limiti dell’età e della presidenza”, come si legge in un rapporto pubblicato di recente dal New York Times. Insomma Biden alla Casa Bianca fa venire i brividi, mentre c’è una guerra in corso.

Ma attenzione: non è l’età il problema (ricordo che mio padre a 95 anni era lucido, ironico, attivo, in ottima forma), ma i segni di un Alzheimer galoppante a fare del presidente americano un guaio serio per gli Stati Uniti e per il mondo. È già un anno più vecchio di Ronald Reagan alla fine della sua seconda amministrazione. Perfino il Vaticano si è adeguato ai tempi, per la Chiesa Cattolica esiste un limite di età di ottant’anni per avere il diritto di eleggere un nuovo papa in Conclave. Mesi fa un gruppo di deputati repubblicani ha chiesto a Biden di sottoporsi a un test cognitivo, con una lettera che citava due fattori: diversi esempi di quello che definivano “declino mentale” e vari sondaggi da cui è evidente che gli americani mettono in dubbio le sue idoneità.

Una spietata ma oggettiva analisi delle (in)capacità mentali di Biden l’ha fornita la stella del giornalismo conservatore ed ex anchor di Fox News Megan Kelly, che in un video del 1° agosto 2022 intitolato “Seriamente, cosa sta succedendo a Joe Biden?” assembla tutti i clip in cui “Sleepy Joe” appare “not fit” per governare la superpotenza n.1 del mondo, il che indirettamente avalla la tesi del “regime change”. Un utente ha commentato: “Sta svolgendo la funzione che gli è stata assegnata: fare ciò che gli viene detto di fare. È stato installato per essere un burattino e sta svolgendo bene questo ruolo. Forse, però, ha bisogno di essere sostituito. Anche un burattino deve essere in grado di seguire le istruzioni e lui sembra non essere in grado di farlo. Si sta quindi cercando di capire come sostituirlo con una nuova marionetta”. Peccato che la vicepresidente Kamala Harris in un anno e mezzo si è fatta una pessima reputazione a Washington: la accusano di essere del tutto inadeguata nel ruolo di vice, per cui a maggior ragione lo sarebbe nello scenario ipotetico in cui dovesse assumere la presidenza. Nessuno alla Casa Bianca aveva mai avuto tutti i media contro, sia conservatori che progressisti, come è accaduto con la Harris.

In verità, se il fattore Biden è un handicap formidabile nel campo democratico in vista delle prossime presidenziali del novembre 2024 (fra tre mesi esatti si vota per le elezioni di Midterm e i democratici sono preparati a una sonora sconfitta a giudicare dai sondaggi), sull’altro fronte c’è un altro “anziano” potenzialmente in corsa, Donald Trump, 76 anni, il quale farà tutto ciò che è in suo potere, lecitamente o illecitamente, per riconquistare la White House. Quando giorni fa la villa di Trump a Palm Beach è stata perquisita dall’Fbi, i fanatici trumpiani, ormai l’80% di un partito repubblicano mai stato tanto fazioso, hanno immediatamente sottolineato quanto fosse inaudito che i “federali” perquisissero la casa di un ex presidente degli Stati Uniti. Ed è vero: non ci sono precedenti. Ma non perché, come sostengono i tirapiedi di Trump, si tratti di una sorta di caccia alle streghe a sfondo politico. Piuttosto, nessun presidente nella storia è stato così corrotto come lui; Nixon che fu costretto a dimettersi dopo lo scandalo Watergate in confronto era un dilettante.

Anche prima che l’Fbi venisse a bussare a Mar-a-Lago, il 45esimo presidente era immerso nei guai giudiziari fino al collo, ed è difficile oggi tenere il conto di tutte le indagini penali, le cause civili e i processi per evasione fiscale in cui l’ex gestore di casinò è coinvolto. Il rifiuto da parte di Trump di accettare l’esito delle presidenziali del novembre 2020 (Biden vinse per oltre 7 milioni di voti) ha provocato una spaccatura molto pericolosa per l’America. L’assedio al Campidoglio del 6 gennaio 2021 e la relativa indagine in corso al Congresso per valutare se fu Trump a fomentare la rivolta di un migliaio di scalmanati, razzisti, suprematisti, antisemiti, di estrema destra, è solo la punta dell’iceberg di una guerra civile strisciante che potrebbe essere esplosiva e devastante.

Lasciando capire che Trump era (ed è tuttora) una “risorsa” del Cremlino, dato che Putin dal caos statunitense ha tutto da guadagnare, Thomas Friedman scrisse sul New York Times: “Vi sono prove schiaccianti del fatto che il presidente, per la prima volta nella storia, si sia reso protagonista, volutamente o per macroscopica negligenza o a causa della sua personalità malata, di un comportamento sedizioso“. Ecco: è lo scenario perfetto per il Nuovo Disordine Mondiale, mentre abbiamo nel nostro cortile di casa in Europa un conflitto che ha già provocato migliaia di morti, milioni di profughi, inflazione alle stelle e recessione dovute a sanzioni malposte e strategie sbagliate.

Se Trump assapora sogni di vendetta e rivuole per sé la Casa Bianca, con il sostegno di decine di milioni di americani, qualsiasi cosa succeda nei prossimi mesi, non è Biden la persona giusta per impedirglielo. E non è Biden l’uomo giusto per guidare l’Occidente.

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