Al di là della guerra in Ucraina, gli Stati Uniti, dopo l’approccio trumpiano di un alleggerimento delle policies verso il Mediterraneo, hanno ricominciato a tessere la tela nel mare nostrum con l’obiettivo di tenere testa ai nemici storici: Cina e Russia. L’invasione russa di febbraio ha solo accelerato un trend già progettato nei minimi dettagli, con il coinvolgimento di Grecia e Cipro sia nell’ambito del dossier energetico che di nuove relazioni con alleati e paesi ostili. Così gli Usa da un lato intendono avere un forte occhio di vigilanza sulle dinamiche mediorientali, fino a estendersi dall’Egeo al Caucaso e, dall’altro, controllare da vicino le rotte del gas. Va osservato in filigrana il rapporto tra Usa, Grecia e Turchia per meglio comprendere dinamiche e future mosse.

Triangolo Washington-Mosca-Ankara Come è noto, a seguito dell’acquisto da parte di Ankara del sistema S-400 di fabbricazione russa l’asse turco-americano si è incrinato con il Pentagono che subito si è mosso per preparare un piano B in caso di scivolamento verso oriente dell’alleato sul Bosforo: di qui l’investimento massiccio sulla Grecia. Un passaggio, quello delle nuove priorità americane nell’Egeo, ribadito anche dal recente memorandum elleno-americano avviato dall’ex segretario di stato Mike Pompeo e “vidimato” da Anthony Blinken. La Grecia ha messo a disposizione degli americani 4 basi terrestri, inoltre la base som di Souda Bay a Creta che ospita sottomarini sarà presto ampliata, lì dove già fanno scalo i bombardieri B-52 e dove anche l’Air Force One presidenziale ha fatto tappa nel recente passato. Ma il raddoppio della base cretese, simulato dagli Usa, potrebbe essere seguito da quello della base di Akrotiri a Cipro, nell’ambito di una più generale strategia americana di affiancamento militare e geopolitico ad Atene e Nicosia.

Gas e zeeE’ qui che si inserisce la partita del gas: la zona economica esclusiva di Cipro, dove abbondano i giacimenti di gas, è stata attenzionata dai principali players americani come Exxon e per questa ragione va protetta da eventuali interferenze turche. Anche per questa ragione a Cipro è stato recentemente aperto il laboratorio Cyclops, costato 5 milioni di dollari, per la sicurezza di porti, traffici e commerci tramite un valico di frontiera terrestre, un’area di screening dei passeggeri e un laboratorio di formazione mobile sulla sicurezza informatica. L’obiettivo è proteggere le infrastrutture critiche dagli attacchi esterni. Cipro, inoltre, teme uno scenario simil-Siria trasformandosi in un ampio campo di battaglia tra super players, visto che Aleppo dista appena 146 miglia dall’isola. Le mire turche, condite dalle costanti provocazioni dello stesso Erdogan, non lasciano tranquilla Nicosia che deve, giocoforza, fare asse con i grandi per garantire la propria sicurezza. Tre giorni fa è salpata la nave di perforazione galleggiante turca Abdul Hamit Khan, fino al punto più estremo della piattaforma continentale turca e a poche miglia dalla Zee cipriota: è in grado di perforare fino a una profondità di 12.200 metri, con un equipaggio di 200 persone.

AlexandroupolisMa tornando alla Grecia, l’ultima mossa americana è stata tarata sul porto di Alexandroupolis, dove sono stati ufficialmente avviati i lavori del terminale GNL (gas naturale liquefatto): si tratta di una nuova infrastruttura per la sicurezza energetica dell’Europa sudorientale e dei Balcani, che trasformerà il panorama del gas. Per questa ragione è particolarmente attenzionata dalle forze armate americane che in quel porto sbarcano mezzi e uomini. Lo scorso 10 luglio sono sbarcati in 1.500 dalla USS Arlington della Marina degli Stati Uniti, perché il porto è diventato un hub Nato strategico per trasporti, logistica militare ed energia. Lì gli Usa sono presenti dal 2017, dopo che la Cina ha privatizzato il porto del Pireo con Cosco e un consorzio russo- tedesco quello di Salonicco. Il puzzle nell’Egeo si arricchisce di un altro scenario: Skyros e Lemnos sono due isole greche candidate ad essere un nuovo punto di osservazione per gli Usa. Lemnos, in particolare, è prossima alla Turchia, per questa ragione Ankara potrebbe spostare i suoi droni sulla costa. Il nuovo ambasciatore americano ad Atene, George Tsounis, ne ha recentemente parlato con il generale Christopher Cavoli, comandante militare supremo delle forze alleate in Europa, alla presenza del ministro della Difesa Nikos Panagiotopoulos.

@FDepalo

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