di Arturo Primavera

In tutto questo bailamme di campagna elettorale estiva, nelle polemiche sorte tra i vari partiti, in questo sciorinare di formule di alleanza, di programmi più o meno di destra o di sinistra, in questo incaponirsi su chi farà il presidente del Consiglio, sui due mandati, su quello che volete, mi sembra, come ben ha evidenziato Di Battista, che non si affronti quello che è l’argomento più pressante e angoscioso della nostra attualità: la guerra.

Parrebbe, anzi, che questa sia fuori dalle discussioni politiche: come se non esistesse una guerra tra Russia e Ucraina; eppure i nostri governanti, in un modo o nell’altro, ci si sono impelagati, aderendo passivamente ai desideri degli Stati Uniti e della Nato: inviando armi, applicando sanzioni, i cui effetti ricadranno su noi stessi. L’argomento dell’aggressione è strumentale, ipocrita e, oltre a ciò, vetusto, dal momento che viene utilizzato da epoche immemorabili e comunque rimane inapplicato in tanti altri casi in cui non fa comodo richiamarlo.

Lo spettro di una guerra che, se non nucleare, potrebbe durare anni, nel cuore dell’Europa, con le conseguenze umanitarie, economiche, ambientali che tutti possono intuire, evidentemente non spaventa i nostri politici e i nostri intellettuali, pronti a lottare (a parole) per la “libertà”. Il silenzio su questo argomento è talmente assordante dal sovrastare i toni rabbiosi con i quali i vari personaggi in lizza si litigano, enunciando i tradimenti dell’uno, ironizzando sulla statura dell’altro, piantandosi in asso per qualche poltrona sicura, o ingoiando i rospi più disgustosi, per assicurarsi il seggio agognato.

E mi deludono non tanto i Fratelli d’Italia e la Lega, la cui miseria politica, superficialità tipicamente fascistoide e il cui sovranismo d’accatto si sfoga contro i migranti, ma mai contro chi occupa il Paese del 1945, quanto i partiti che dovrebbero far parte del centrosinistra.

A parte l’ormai impresentabile Pd e il suo leader Letta, di cui ancora ricordo lo sproloquio sulla resistenza fatto a Santoro (senza mai nominare l’antifascismo che c’era dietro questa lotta), quello che più amareggia è l’indifferenza dei 5 Stelle (o, meglio, di quel che ne rimane) e dei suoi principali esponenti (Conte compreso): hanno preferito far parte di un governo dell’ammucchiata, anziché mettersi a fare una vera opposizione (ma si può fare oggi in Italia?), hanno votato di fatto per l’invio delle armi in Ucraina (con critiche modeste e per salvar la faccia) e, alla fine, hanno rifiutato la fiducia a Draghi per altri motivi, nobili certo, ma non così importanti come la guerra (il governo è poi caduto per i meschini interessi di bottega di altri, senza che si tentasse di ricostituire una nuova maggioranza, fissando le elezioni in maniera precipitosa… e alquanto sospetta).

In definitiva per me questo è il discrimine, che mi farà personalmente decidere per il voto e anche per il non voto; la presenza o l’assenza di tale tema in argomento mostrerà se le prossime elezioni saranno reali, o una presa in giro solenne, per cui il governo che sarà insediato continuerà a fare quello che ci impongono altre potenze. Firmerò per una di quelle liste che promettono, al fine, una vera opposizione, anche se non ne condivido del tutto l’impostazione: per il voto vedrò; e non so nemmeno se andrò a votare, benché sia stato sempre dell’opinione che il mancato esercizio di questo diritto, anche se esteso a una gran parte della popolazione, non scalfisca minimamente la maschera bronzea di chi avrà assicurata la sua poltrona.

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