Prosegue il toto-candidature nel centrodestra, in attesa che i leader riescano a chiudere l’accordo sui collegi e la ripartizione tra alleati. Dopo le nuove mini-alleanza Cesa-Brugnaro e Toti-Lupi infatti, il rebus è dato lontano da risolvere e per questo, fonti accreditate, assicurano che anche questa settimana non ci sarà l’incontro al vertice del centrodestra. Berlusconi, Meloni e Salvini per ora non hanno in agenda un loro meeting, a meno di accelerazioni impreviste, soprattutto sulla ripartizione dei collegi. E, stando alle indiscrezioni dall’agenzia Adnkronos, si vedranno la prossima settimana.

Intanto continuano le discussioni sui nomi. Il patron della Lazio, Claudio Lotito viene dato in corsa per un posto in lista con il centrodestra. A quanto trapela il presidente del club biancoceleste ha un dialogo aperto sia con la Lega che con Fi. Il collegio potrebbe essere un uninominale del Lazio, con ‘paracadute’ al proporzionale. Proprio Lotito, nella legislatura appena conclusa, era stato protagonista di un lunghissimo braccio di ferro a Palazzo Madama: già candidato con Forza Italia, il suo seggio era conteso con il senatore di Italia viva Vincenzo Carbone per un presunto errore di conteggio dei voti. Ma l’Aula, con il centrosinistra preoccupato di perdere un senatore in vista della sfida per il Quirinale, a dicembre 2021 aveva rinviato la questione alla Giunta. E di fatto la questione non è mai stata affrontata. Ecco allora che il patron della Lazio punta a ritentare la corsa il prossimo 25 settembre.

Pare certo il posto in lista per la giornalista Maria Giovanna Maglie, in quota Lega. Tra i big altri nomi dati in lista sono quelli degli ex ministri Giulio Tremonti e Giulio Terzi di Sant’Agata. Certi di correre con la Meloni anche Giuseppe Consolo, Fabrizio Ghera, Riccardo De Corato, Andrea De Priamo, Lavinia Mennuni.

In casa Fratelli d’Italia pare scontata la riconferma della candidatura di praticamente tutti gli eletti attuali del partito. A Palazzo Madama si tratta di 21 senatori, alla Camera di 37 deputati. A guidare i parlamentari saranno in lista i deputati Francesco Lollobrigida, Fabio Rampelli, Giovanni Donzelli, al Senato invece Isabella Rauti, Gianbattista Fazzolari, Ignazio La Russa e Daniela Santanché. Anche la Lega pensa a ricandidare molti degli uscenti: nel Lazio correranno quasi sicuramente Claudio Durigon, per il Senato, e Giulia Bongiorno, così come dovrebbe far parte del gruppo Simone Pillon. Durigon, solo un anno fa, si era dimesso dal ruolo di sottosegretario all’Economia dopo aver proposto di intitolare il parco di Latina ad Arnaldo Mussolini, ma nonostante ciò ha continuato ad avere un ruolo centrale nel Carroccio. New entries il sottosegretario al Mef, Federico Freni e l’ex candidata vicesindaco a Roma, Simonetta Matone.

Leghisti storici come Roberto Calderoli, Massimiliano Romeo e Massimo Garavaglia sono attesi in Lombardia, dove resta in forse – ma è più no che sì – la candidatura del fondatore Umberto Bossi, cui Salvini ha proposto la ricandidatura. In Veneto tocca ad Alberto Stefani, già coordinatore regionale. Non si ricandida invece Vito Comencini, deputato veronese del Carroccio.

Nella sua regione dovrebbe correre per Fi la presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Per gli azzurri in Lombardia si pensa a Marta Fascina, già deputata uscente e fidanzata di Berlusconi, Licia Ronzulli e Stefania Craxi. Tornando al Veneto, sempre stando alle ricostruzioni dell’agenzia Andkronos, sono insistenti i rumors su Elena Donazzan in lista per Fdi, assessore alle politiche del lavoro e alle pari opportunità della giunta Zaia. Per lei ci sarebbe posto nell’uninominale e nel proporzionale. Donazzan è più volte finita al centro delle polemiche per le sue posizioni politiche: ad esempio, ha difeso gli alpini dalle accuse di molestie dopo l’adunata di Rimini, finendo sui giornali per aver aggiunto: “Perdonatemi, se uno mi fa un sorriso e mi fischia dietro io sono pure contenta”. Ma non solo: a metà giugno scorso, le sue dichiarazioni dopo la morte della prof transessuale Cloe Bianco avevano spinto la Rete degli studenti a chiedere le sue dimissioni.

Intanto continuano le discussioni dei leader anche sul programma che, dicono, è “quasi chiuso”. Al momento pare certo un aggiustamento sul tema dell’Autonomia differenziata, che metta d’accordo anche Fdi. Da rivedere il punto sulla necessità di evitare “compressioni delle libertà individuali” – come si legge nel testo uscito dal tavolo di giovedì scorso – relativamente alla pandemia. Prevista anche una riflessione sul mantenimento o no del ministero della disabilità. Sui collegi resta aperta la vicenda Fi-Udc. Dopo l’accordo con Brugnaro da parte di Cesa, il partito di Berlusconi nicchia sui seggi da cedere ai centristi, che hanno promesso battaglia, chiedendo “un riconoscimento adeguato”, su cui la trattativa è aperta.

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