Alle parlamentarie M5s non correranno Alessandro Di Battista, Rocco Casalino e Virginia Raggi. Ci saranno, invece, l’ex ministro all’Ambiente Sergio Costa e l’ex pm Antimafia pugliese Francesco Mandoi. E molti dei parlamentari al primo mandato. Sono circa 2mila le candidature di chi si è proposto per correre nelle liste del Movimento 5 stelle: il limite era stato fissato per le ore 14 dell’8 agosto e sono arrivate 1165 domande per la Camera, 708 per il Senato e 49 per la circoscrizione Esteri. Ora, in attesa di sapere le liste ufficiali, si parla delle assenze pesanti (come quella di Di Battista) e dei volti della società civile che hanno deciso un passo avanti. Hanno infatti, fatto sapere di essere della partita l’ex prima cittadina di Torino Chiara Appendino e il ministro Stefano Patuanelli, ma anche il militare ed ex ministro dei governi Conte 1 e Conte 2 Costa (che ha dato la sua disponibilità per il collegio di Napoli). Sono ore decisive per la formazione della squadra M5s in vista delle elezioni politiche e, dopo la riconferma del limite dei due mandati, proprio la scelta dei nuovi volti sarà fondamentale per lanciare la campagna elettorale. Intanto oggi Giuseppe Conte ha incontrato virtualmente gli attivisti abruzzesi e ha assicurato: “Il sistema e i potentati economici e finanziari ci temono, per far politica come noi ci vuole coraggio. Noi stiamo con i cittadini che non hanno voce. Saremo la sorpresa“. Poco dopo, è intervenuto invece all’assemblea via Zoom con i militanti siciliani per decidere sulle alleanze in vista delle prossime Regionali: “Saremo chiamati a scelte importanti, ma qualsiasi scelta faremo in Sicilia noi saremo assolutamente motivati da un assunto: dobbiamo far pesare la nostra forza politica”.

Le assenze: da Casalino a Di Battista – A chiarire gli ultimi dubbi su alcuni casi ancora in sospeso era stato in mattinata lo stesso presidente M5s. “Raggi tecnicamente rientra nel vincolo del doppio mandato”, ha dichiarato il leader a Radio Capital, “Alessandro Di Battista non si è iscritto al Movimento, non credo voglia partecipare alle parlamentarie e rientrare nel Movimento, se vorrà farlo ne parleremo”. L’ex prima cittadina e ora consigliera in Campidoglio ha infatti alle spalle un altro mandato comunale e non può correre per un terzo giro. Più complessa la questione Di Battista: ha fatto un solo mandato in Parlamento e nonostante la sua separazione dal Movimento dopo l’ingresso nel governo Draghi, negli ultimi tempi il suo possibile riavvicinamento era dato sempre più probabile. L’ex esponente M5s, che si sente molto spesso con Conte, ha sempre parlato di alcune condizioni imprescindibili per un suo rientro ed evidentemente, per il momento, non ha avuto tutte le garanzie che si aspettava. L’altra assenza per certi versi inaspettata è quella di Rocco Casalino: come anticipato dall’agenzia Adnkronos, l’ex portavoce di Conte ha deciso all’ultimo di non presentarsi alle parlamentarie. Ha fatto sapere di essersi confrontato con numerosi big del Movimento e di aver deciso il passo indietro. Proprio Casalino, subito dopo l’addio di Conte a Palazzo Chigi, aveva lasciato intendere di essere pronto alla corsa per il Parlamento.

I parlamentari uscenti – In attesa delle liste ufficiali, c’è già chi invece ha rivelato la sua candidatura. E tra questi ci sono molti parlamentari che hanno fatto solo un giro a Camera e Senato. E iniziano a comparire i primi annunci. Ad esempio, si è autocandidata la senatrice Elisa Pirro: eletta in Piemonte nel 2018 e per due anni (2016-2018) consigliera della città metropolitana di Torino, nella scorsa legislatura è stata capogruppo in commissione Bilancio e in commissione Sanità. Si ripresenta poi Davide Zanichelli, deputato eletto in Emilia-Romagna con alle spalle un mandato come consigliere comunale in provincia di Reggio Emilia (fu tra i primi mai eletti dal M5s nel 2009): negli ultimi anni in Parlamento è stato membro della commissione Finanze e ha creato l’intergruppo Criptovalute e blockchain. In Emilia Romagna corre di nuovo anche la deputata reggiana Stefania Ascari: è stata membro della commissione Giustizia, tra le prime firmatarie del Codice rosso e promotrice del cosiddetto ddl Saman per dare il permesso di soggiorno alle ragazze che scappano dai matrimoni forzati. Confermata l’autocandidatura, in Emilia-Romagna, anche del senatore Gabriele Lanzi, ex membro della commissione Industria di Palazzo Madama.

Gli ex amministratori – Oltre all’ex sindaca Chiara Appendino, sono tanti anche gli ex amministratori locali che tenteranno la corsa per il Parlamento. Chi ha annunciato la sua autocandidatura è stato ad esempio l’ex assessore all’Ambiente della giunta M5s a Torino Alberto Unia. “Vi risparmio promesse inutili o soprannomi da gladiatore romano”, ha scritto su Facebook. “Sono pronto a rimboccarmi le maniche come ho già fatto, da cittadino, da consigliere comunale e da assessore”.

I volti “nuovi” – C’è grande attesa per vedere chi saranno invece, i volti nuovi pronti a correre con il Movimento. Mentre si aspetta la conferma di Cafiero de Raho, un altro magistrato in Puglia ha annunciato la sua autocandidatura. Si tratta di Francesco Mandoi, magistrato ed ex sostituto procuratore nazionale Antimafia. Tra le altre cose, a novembre 2021, era stato nominato consulente del presidente dell’Albania Edi Rama contro la criminalità organizzata. “Il senso della mia autocandidatura”, ha scritto su Facebook, “è anche questo: ricordare che c’è in Italia ed in questa regione un problema di legalità, che comprende anche la presenza delle mafie sul territorio, ma riguarda soprattutto la politica e la difesa della legalità e dell’interesse comune contro gli interessi individuali”. Come anticipato da Repubblica poi, Mandoi potrebbe non essere l’unico magistrato Antimafia in corsa con il M5s. Nelle scorse ore si è parlato insistentemente della candidatura dell’ex procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho: un’ipotesi che, per il momento, non è stata smentita né da Giuseppe Conte né dall’interessato.

Il caso Ferrara – Neanche sono stati ufficializzati i nomi e già ci sono i primi scontri interni. A Roma sta facendo discutere ad esempio, l’autocandidatura del consigliere capitolino del M5s e vicepresidente dell’Assemblea capitolina Paolo Ferrara. Il pentastellato ha annunciato sui social la sua decisione, ma al grillino diversi eletti ed attivisti contestano una violazione della regola del doppio mandato, blindata da Beppe Grillo e dallo stesso Conte: “Ferrara ha già svolto un ‘mandato zero’ come consigliere municipale, più altri due come consigliere comunale. Candidarlo significherebbe derogare alla regola del secondo mandato”, ha spiegato un ‘portavoce’ off the records all’agenzia Adnkronos. Ferrara assicura di non aver infranto la regola ‘aurea’ del Movimento: “La mia prima consiliatura come consigliere municipale – si giustifica – durò un anno e pochi mesi…”. Resta però da vedere se la sua candidatura sarà approvata.

Le regole – Per autocandidarsi era necessario caricare alcuni documenti: carta d’identità, curriculum vitae, certificato penale del casellario giudiziale e certificato dei carichi pendenti. Le parlamentarie si svolgeranno poi martedì 16 agosto, a cinque giorni dal termine per la presentazione delle liste. In occasione delle elezioni del 2018, si fecero avanti in 15mila, poi ridotti a metà dai controlli sulla compatibilità prima della consultazione online su Rousseau. Questa volta la piattaforma è SkyVote ma, soprattutto, è “fatta salva la facoltà del Presidente di indicare modalità e i criteri per la formazione delle liste”. Secondo l’interpretazione diffusa nel M5s, Giuseppe Conte indicherà i capilista, ovviamente quelli con più probabilità di essere eletti in Parlamento, dove le previsioni assegnano al Movimento 30-40 seggi. Per autocandidarsi alle parlamentarie del M5s era poi necessario “essere iscritto all’Associazione Movimento 5 Stelle con sede a Roma (l’iscrizione si ritiene completa con la certificazione dell’identità)”, ma non i sei mesi di pre-iscrizione, come previsto per le scorse elezioni Europee. I sei mesi, tra l’altro, avrebbero potuto mettere a rischio la candidatura di Alessandro Di Battista.

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La sinistra punta alle poltrone, ma giustifica le sue mosse col voto utile

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