Cinema

Giancarlo Giannini, i magnifici 80 anni dell’attore italiano più amato a Hollywood

Basterebbe anche una breve lista dei registi con cui ha lavorato – Scola, Wertmüller, Visconti, Coppola, Monicelli – per capirne l’importanza nella storia del cinema. Senza contare che è stato uno dei pochi attori italiani candidato all’Oscar e omaggiato con una stella sulla Walk of Fame

di F. Q.

Unico attore italiano ad avere l’onore di una stella sulla Walk of Fame (che gli verrà) insieme a Rodolfo Valentino, doppiatori di mostri sacri e candidato all’Oscar Giancarlo Giannini compie oggi 80 anni. Spezzino di nascita, esordì in palcoscenico a soli 18 anni per la regia di Giuseppe Patroni Griffi nel suo “In memoria di una signora amica” a fianco di Lilla Brignone. Attore scespiriano diventa famoso grazie al ruolo di Romeo, nell’opera di Shakespeare diretta Franco Zeffirelli e con la musica di Nino Rota. Una versione per quello che può essere considerato un tempio del teatro come l’Old Vic di Londra.

Il cinema a metà degli anni ’60 scopre il suo talento. E basterebbe anche una breve lista dei registi con cui ha lavorato – Scola, Wertmüller, Visconti, Coppola, Monicelli – per capirne l’importanza nella storia del cinema. Senza contare che è stato uno dei pochi attori italiani candidato all’Oscar (1977 per la sua interpretazione in Pasqualino Settebellezze di Lina Wertmüller). Prima però è il pubblico televisivo a conoscerlo grazie al David Copperfield diretto da Anton Giulio Majano per la Rai nel 1966. Ed è quello l’anno del fatale incontro: Lina Wertmueller cerca un compagno adatto a Rita Pavone e lo trova in Giannini per “Rita la zanzara”. Siamo ancora nel territorio del cinema di consumo, il “musicarello” fatto senza troppe pretese, massima libertà creativa e buoni incassi. Tutti elementi che si ritrovano anche nel successivo “Non stuzzicate la zanzara” e che preparano un sodalizio che si rivelerà d’acciaio tra regista e attore. Infatti, nonostante altre buone prove tra cinema e tv come “Dramma della gelosia” di Ettore Scola o “E le stelle stanno a guardare” ancora di Majano, sarà proprio la regista a farlo protagonista nel 1972. Il film è Mimì metallurgico in cui prende l’aspetto dell’istrionico manovale catanese Carmelo Mardocheo a fianco di Mariangela Melato. Il successo è tanto inatteso quanto clamoroso e fa di Giannini un nuovo protagonista della commedia italiana. L’anno dopo si ripete con Film d’amore e d’anarchia, ma è nel 1974 con una commedia scintillante e a sfondo balneare come Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto che l’onda lunga di quello che è ormai un “format d’autrice” dilaga nel mondo.

Pasqualino Settebellezze viene candidato a ben quattro Oscar e con Wertmuller prima donna a ricevere la nomination nella categoria della regia. Giannini accetta la sfida di farsi attore internazionale a partire dal drammatico Lili Marleen di Rainer Werner Fassbinder Fassbinder (1980) e consolida presto la sua statura hollywoodiana con registi quali Francis Ford Coppola, Ridley e Tony Scott, Richard Brooks e Alfonso Arau, fino a diventare personaggio fisso in due film della Bond Story nei panni dell’ambiguo francese Rene’ Mathis in “Casino Royale” e “Quantum of Solace”. Mette perfino al servizio di Barry Levinson il suo talento da inventore creando il mitico giubbotto elettronico per Robins Williams in Toys del 1992. Ma non dimentica mai l’Europa (specie in Spagna) e l’Italia, dove tutti i maggiori registi lo chiamano. Sarà con Luchino Visconti per L’innocente, Nanny Loy per un indimenticabile Mi manda Picone, Mario Monicelli (tre volte), Dino Risi (due volte), Alberto Lattuada e, naturalmente, Lina Wertmuller con cui lavorerà’ altre tre volte. In due casi vorrà infine dirigersi da solo. Ha insegnato e guidato (in consiglio d’amministrazione) il Centro Sperimentale di Cinematografia; ha vinto premi in tutto il mondo (miglior attore a Cannes e a San Sebastian nel 1973, sei David di Donatello, altrettanti Nastri d’argento, cinque Globi d’oro e una stella sulla Walk of Fame di Toronto), ha inciso dischi, omaggiato il teatro (in scena ancora nel 2018 per Hadrianus Imperator), ritrovato il piacere della tv (Leonardo) e del cinema (Notti magiche di Paolo Virzi e il recente Gianni Schicchi di Damiano Micheletto). Straordinaria anche la carriera di doppiatore: Gianni è stato la voce di Ryan O’Neal in Barry Lindon, Jack Nicholson (da Professione Reporter a Shining fino a Batman), da David Hemmings (Blow up) ad Al Pacino. E così è comprensibile che qualche giorno fa ricevendo un premio l’attore abbia detto della Mostra del Cinema: “A Venezia hanno dato premi a tutti, a me non hanno dato manco un gatto nero”.

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