Un dipendente della Procura di Perugia è indagato per la fuga di notizie sulla presunta Loggia Ungheria. Nei suoi confronti sono scattate sia nella giornata di ieri sia questa mattina una serie di perquisizioni. Venerdì la procura aveva depositato la richiesta di archiviazione al giudice per le indagini preliminari con la motivazione che le dichiarazioni dell’ex legale esterno di Eni, l’avvocato Piero Amara già coinvolto in alcune inchieste e con un patteggiamento per corruzione in atti giudiziari, non hanno trovato riscontri e che anzi a un certo punto quelle affermazioni sono state sminuite.

In una nota, il procuratore di Perugia Raffaele Cantone conferma le perquisizioni e l’iscrizione nel registro degli indagati di un dipendente dell’ufficio: nei suoi confronti si ipotizza l’accesso abusivo a sistemi informatici pubblici e la rivelazione del segreto d’ufficio. “Nella giornata di ieri e stamattina – scrive il procuratore – sono state effettuate indagini informatiche e perquisizioni, delegate congiuntamente ai Carabinieri del reparto provinciale di Perugia e al Compartimento di Polizia Postale di Perugia a seguito della pubblicazione di notizie riservate relative al processo sulla cosiddetta loggia Ungheria”. Dalle attività svolte, prosegue la nota, “sono emersi, in particolare, numerosi accessi abusivi effettuati sul fascicolo informatico e risultano altresì scaricati illegittimamente alcuni atti fra cui anche la richiesta di archiviazione da parte di un soggetto non avente titolo per accedere al fascicolo.

Le prime notizie sull’archiviazione sono state pubblicate dal Fatto Quotidiano, quindi da Corriere della sera e Repubblica. Il procuratore capo, Raffaele Cantone, aveva dichiarato che si trattava di “un fatto gravissimo” in quanto la richiesta di archiviazione è stata inviata al gip ma non ad altre Istituzioni quali la procura di Milano, quella generale di Perugia o della Cassazione. E non sarebbe stata in possesso nemmeno della polizia giudiziaria. “La Procura di Perugia – aveva sottolineato Cantone – è parte offesa in questa fuga di notizie. Non abbiamo mai avuto alcun interesse a che il contenuto della richiesta di archiviazione, oggetto di un ampio comunicato stampa considerato l’interesse pubblico della vicenda, venisse pubblicato dai mezzi d’informazione. Faremo tutto il possibile per accertare da dove sia uscita”.

Da quelle carte emerge una nuova ipotesi d’accusa per l’ex magistrato Luca Palamara per istigazione alla corruzione per il presunto interessamento nell’agevolare l’ex pm siracusano Maurizio Musco, amico dell’avvocato Piero Amara quando era accusato di abuso d’ufficio.
I magistrati ritengono riscontrate le dichiarazioni di Amara sui fatti addebitati a Palamara. Il quale avrebbe avvicinato il giudice di Cassazione Stefano Mogini (come confermato da lui stesso agli inquirenti) sottolineando però che “grazie alla schiena dritta del magistrato” questo non portò ad alcun risultato positivo per Musco.

Palamara ha invece annunciato una “nuova denuncia penale a Firenze e una segnalazione alla procura generale della Cassazione” per quella che ha definito “la gravità della condotta degli inquirenti perugini. Le notizie pubblicate – ha sostenuto – fanno riferimento a fatti e vicende che in alcun modo mi sono state contestate nel corso di un interrogatorio del 14 giugno 2022 proprio sulla vicenda Musco. Perché durante quell’interrogatorio, nel quale mi vennero contestate le fantasmagoriche accuse dell’avvocato Amara ‘ti darò 30.000 euro e ti scanno se non lo fai’ in relazione alle quali pur non registrando l’interrogatorio in tono amichevole dissi al procuratore Cantone che a quel punto sarebbe stato più divertente contestarmi il tentato omicidio, la pubblica accusa non mi ha dato lettura delle dichiarazioni di Mogini? E perché invece le dichiarazioni di Mogini sono state riportate dai giornali?”

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