Dichiarazioni alla fine e inspiegabilmente “sminuite” su quella che era stata definita la nuova P2, “propalazioni non riscontrate”, l’esistenza di un gruppo segreto, che voleva manovrare le istituzioni, indimostrata. Le rivelazioni dell’ex avvocato esterno di Eni, Piero Amara, sulla presunta loggia Ungheria che hanno portato uno sconquasso senza precedenti nella procura di Milano – tra fughe di notizie e veleni – hanno impegnato per mesi gli inquirenti di Perugia tra tentativi di riscontro, interrogatorio e alcune iscrizioni nel registro degli indagati. Oggi – dopo mesi di accertamenti – la procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, ha chiesto l’archiviazione. L’inchiesta era partita dai verbali da Amara, già coinvolto in alcune inchieste e in passato condannato per corruzione in atti giudiziari.

La richiesta avanzata al gip è di 167 pagine ed è accompagnata dall’intero fascicolo, contenuto in quasi 15 faldoni di documenti. Amara aveva parlato di un gruppo segreto formato da politici, magistrati e personaggi pubblici ai pm di Milano che avevano segretato i verbali. Poi consegnati dal pm Paolo Storari al consigliere del Cms Piercamillo Davigo ritenendo che i vertici dell’ufficio fossero inerti rispetto a rivelazioni ritenute gravissime. Rivelazioni che “non sono state riscontrate”. La procura in considerazione dell’interesse pubblico ha deciso di comunicare la notizia sul sito degli uffici giudiziari per la delicatezza dell’argomento.

“Se tale dato già potrebbe, in astratto e di per sé, giustificare il presupposto dell’interesse pubblico, nella situazione concreta l’esistenza di esso viene ulteriormente avvalorata da quanto accaduto specificamente nell’ambito del presente procedimento ed in particolare alle
circostanze che hanno portato, per ragioni assolutamente indipendenti da scelte dell’Ufficio, a rendere praticamente nota a tutti l’esistenza dell’indagine. A latere, infatti, delle indagini, è accaduta una situazione che probabilmente non ha precedenti per indagini giudiziarie quantomeno di cosi rilevante impatto; vi è stata una sostanziale e totale discovery anticipata della parte più significativa del materiale probatorio, costituito dalle dichiarazioni dcll’avvocato Piero Amara che stava riferendo della presunta associazione segreta, con la pubblicazione sui media integralmente di gran parte dei verbali di interrogatorio che avrebbero invece dovuto restare segreti e che per la loro delicatezze erano stati anche oggetto di formale ed opportuno provvedimento di segretazione da parte della Procura di Milano“.

Nella nota si ricostruisce la vicenda dei verbali resi dall’avvocato, che in passato ha patteggiato una condanna per corruzione in atti giudiziari, agli inquirenti milanesi. “In particolare già nel novembre 2020 era emersa la certezza che i verbali di interrogatorio di Amara fossero nella disponibilità di soggetti estranei al processo, tanto da essere trasmessi integralmente ad un giornalista, e tale propalazione è proseguita anche nei primi mesi del 2021 con l’invio di una parte dei verbali di dichiarazioni ad altro giornalista e ad un
consigliere Csm che ne aveva fatto anche pubblica menzione in un intervento al Plenum dell’organo di autogoverno”. Il caso dei verbali ha scosso la procura di Milano e ha portato a processo il pm Paolo Storari (assolto in abbreviato) e l’ex di Mani Pulite Piercamillo Davigo a processo per rivelazione del segreto.

“Nella primavera del 2021 per oltre un mese giornali, trasmissioni televisive si sono occupati della vicenda, pubblicando verbali ed altri documenti e facendo rendere dichiarazioni ed interviste ai soggetti ritenuti interessati all’indagine. Pur non essendo tale accadimento oggetto specifico dell’indagine dell’Ufficio, occupandosene altro ufficio per competenza territoriale, ufficio con il quale si è doverosamente e proficuamente collaborat0, nel provvedimento di archiviazione si è ritenuto di dedicare a questo specifico episodio un breve capitolo, sia per evidenziare le modalità ed i tempi di conoscenza delle propalazioni da parte dell’Ufficio sia soprattutto per rimarcare – si legge nella nota – come quanto avvenuto abbia certamente inciso sulle attività investigative in corso, che avrebbero al contrario, in relazione alla tipologia di reato da accertare, richiesto massima riservatezza e segretezza. Basterebbe in questo senso rimarcare come più di un soggetto si è avvalso della legittima facoltà di non rispondere, proprio motivando la sua scelta in relazione al grave strepitus fori
verificatosi”.

“Il procedimento relativo alla loggia Ungheria giunge trasmesso dalla Procura di Milano formalmente all’ufficio di Perugia nel gennaio del 2021 anche se l’intendimento da parte dell’ufficio inquirente meneghino di inviare gli atti per competenza era già stato anticipato in
una riunione di coordinamento del settembre 2020 e poi a seguito di un interrogatorio congiuntamente svolto dai due uffici dell’avvocato Amara nell’ottobre del 2020 presso la Procura di Perugia”.

Il complesso delle indagini condotte dalla procura di Perugia sulla cosiddetta Loggia Ungheria “ha portato a ritenere integralmente o parzialmente non riscontrate numerose propalazioni dell’avvocato” Piero Amara. Che per l’Ufficio guidato da Raffaele Cantone “tecnicamente vanno inquadrate come chiamate in correità dirette o de relato, e quindi come non accertati fatti narrati o in alcuni ha portato a ritenere avvenuti i fatti, ma escluso che in essi Amara avesse potuto svolgere un ruolo, come da lui riferito”. Nella richiesta di archiviazione si fa specifica menzione per ognuno degli episodi narrati da Amara degli accertamenti fatti e degli eventuali riscontri anche e soprattutto in funzione di verificare sia l’attendibilità dell’avvocato sia se gli episodi raccontati potessero essere essi stessi “elementi sintomatici” dell’esistenza dell’associazione Ungheria.

Alla valutazione di attendibilità di Amara – si legge nel comunicato della Procura di Perugia – è stato dedicato un intero paragrafo in cui si sono esaminate “le tante aporie e contraddizioni emerse, ma anche le non poche conferme al suo narrato con riferimento ad alcuni specifici episodi e si è concluso nel senso che le complessive dichiarazioni dell’avvocato non dovessero considerarsi affette da quella ‘inattendibilità talmente macroscopica da compromettere in radice la credibilità del dichiarante e si è ritenuto di conseguenza necessario un livello di riscontri particolarmente elevato”.

Nel comunicato si parla anche delle singole iscrizioni: un numero inferiore rispetto ai circa 90 nomi fatti da Amara indicati “come possibili adepti dell’organizzazione… ma che egli qualificava come associati o perché tali gli erano stati riferiti da uno dei presunti vertici della
loggia – defunto da tempo – o perché avrebbe visto il nome in una “lista” che sarebbe stata a lui mostrata e che un altro sodale avrebbe fotocopiato, ma che pur richiesta dall’Ufficio a quest’ultimo più volte, non è mai stata consegnata. In presenza di elementi cosi labili, l’iscrizione avrebbe rappresentato non una garanzia per l’indagato ma un inutile ed ingiustificato “stigma“. Sono nove le persone iscritte nel registro degli indagati.

Sulla presunta esistenza dell’associazione non sono “…emersi elementi neanche indiretti che potessero attestarne l’esistenza al di fuori delle dichiarazioni di Amara e delle dichiarazioni di un altro indagato, socio di Amara, che però si è limitato a dichiarare il dato dell’esistenza dell’associazione senza fornire alcun elemento concreto di cui sua conoscenza diretta e si è poi avvalso da ultimo della facoltà di non rispondere, impedendo quindi di operare alcun accertamento mirato”.

Ma non solo. Gli stessi episodi raccontati da Amara “che hanno ricevuto anche se parziale riscontro non sono risultati affatto indicativi dell’esistenza di una “associazione segreta”; interferenze o tentativi di condizionamento di nomine di vertice della giurisdizione ordinaria o
amministrativa, tentativi compiuti o incompiuti di interferire su nomine di vertici di enti, istituzioni e società pubbliche che pure possono ritenersi avvenute sono risultati ascrivibili ad interessi personali o professionali diretti dell’Amara o di soggetti a lui strettamente legati, piuttosto che conseguenza dell’attività di condizionamento di una “loggia”.

Nella nota viene anche “evidenziata una circostanza, di cui si fa ampia menzione nella richiesta di archiviazione, e cioè che soprattutto nei più recenti interrogatori l’avvocato siciliano ha modificato alcune delle sue affermazioni iniziali, sminuendo, in modo inspiegabile, il ruolo di quella che aveva indicato come una nuova “loggia P2” dichiarando anzi che essa era nata con finalità nobili e che non tutti gli adepti sarebbero stati a conoscenza delle interferenze effettuate dall’associazioni su organi pubblici o costituzionali.
Ha aggiunto persino che fin dal 2015 egli aveva tentato di creare un’altra organizzazione, di cui ha fornito anche alcuni elementi anche documentali ma di cui non aveva mai riferito nei primi interrogatori milanesi.

La procura di Perugia, rispetto ad alcune dichiarazioni, ha effettuato alcuni stralci per poter effettuare indagini. “Si prevede anche la trasmissione degli atti e della richiesta di archiviazione alla Procura della Repubblica di Milano perché voglia valutare, anche altresì delle numerose denunce per calunnia già trasmesse a quell’ufficio, la configurabilità dei delitti di calunnia e l’autocalunnia. Con la Procura di Milano, con cui nel corso dei mesi si è mantenuto un costante e proficuo coordinamento investigativo, si è già fissata una prossima riunione di coordinamento sulle ulteriori indagini connesse da svolgere. Il provvedimento sarà trasmesso anche al Procuratore generale della Corte di Cassazione per quanto di competenza per le eventuali valutazioni. Allo stato, invece, non si è ritenuto di iniziativa di trasmettere la richiesta al Csm rendendosi ovviamente disponibile all’eventuale invio se ritenuto opportuno da parte di esso”.

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