Alexei Navalny, il più importante dissidente contro Vladimir Putin, ha fatto sapere al mondo attraverso il suo profilo Twitter come trascorre le ore in carcere. L’uomo, condannato a nove anni per frode, è stato da poco trasferito nel carcere di massima sicurezza di Melekhovo. Navalny ha raccontato la sua routine dietro alle sbarre attraverso dodici tweet pubblicati da attivisti.

Navalny è stato arrestato nel gennaio del 2021: era appena rientrato a Mosca dalla Germania, dove era stato curato per un avvelenamento. A fine maggio, un tribunale di Mosca ha confermato in appello la condanna a nove anni, in base a cui l’oppositore doveva essere trasferito in un centro detentivo a “regime severo”. “Io vivo come Putin e Medvedev“, esordisce nel primo dei dodici post “o almeno, così mi viene da pensare quando guardo la recinzione che circonda la mia baracca. Tutti qui stanno dentro una normale recinzione, con aste per appendere il bucato. La mia recinzione, invece, è alta sei metri: di simili ne ho viste solo attorno ai palazzi di Putin e Medvedev su cui abbiamo investigato”. Qui fa il primo paragone con lo Zar: “Putin vive e lavora in un posto del genere. E anche io vivo in un posto simile”. Poi: “Putin lascia che i ministri siedano in sala d’attesa per sei ore, e anche i miei avvocati devono aspettare cinque o sei ore per vedermi di persona”. E ancora: “Nella mia baracca c’è un altoparlante, trasmette canzoni come ‘Gloria all’Fsb’ e credo che anche Putin ne abbia uno”.

Poi approfondisce la sua routine ed è qui che “le similitudini finiscono”: “Putin dorme fino alle dieci, poi fa una nuotata in piscina e fa colazione con formaggio e miele. Per me, alle dieci c’è la pausa pranzo. Perché il lavoro comincia alle 6:40”. La sveglia dietro alle sbarre suona quaranta minuti prima: “Sveglia alle sei del mattino, dieci minuti per rifare il letto, lavarsi e radersi. Alle 6.10 si fa ginnastica. Alle 6.20 a colazione accompagnato. 6.40 perquisizione e al lavoro accompagnato. Al lavoro si rimane seduti per sette ore davanti alla macchina da cucire su uno sgabello più basso delle ginocchia. Alle 10.20 pausa pranzo di un quarto d’ora. Dopo aver finito di lavorare, continui a rimanere seduto”.

Poi di nuovo seduti “qualche ora su una panca di legno, sotto a un ritratto di Putin. La chiamano ‘attività disciplinare‘: non so chi potrebbe venire ‘disciplinato’ da una cosa simile, se non uno storpio con problemi alla schiena”. Tutto questo da lunedì al venerdì. Mentre il sabato “cinque ore di lavoro, poi di nuovo seduto sulla panca, sotto al ritratto”. La domenica è libera: “O almeno, sarebbe il giorno di riposo. Ma chiunque abbia pensato alla mia routine, nell’amministrazione di Putin, è un esperto di rilassamento. Per questo la domenica stiamo seduti dieci ore su una panca di legno”.

Ma Navalny confessa di non avere perso l’ottimismo: “Sapete, cerco sempre un lato positivo, anche in un’esistenza triste come la mia”, scrive, “tento di divertirmi il più possibile: mentre cucio, recito a memoria il monologo dell’Amleto in inglese. Ma i detenuti che lavorano nel mio turno mi dicono che quando chiudo gli occhi e bisbiglio qualche passo in inglese shakesperiano, come ‘Nelle tue preghiere siano ricordati tutti i miei peccati’, hanno l’impressione che io stia evocando un demone”. Ma il prigioniero assicura: “Non ho intenzioni del genere: evocare un demone violerebbe il regolamento interno”.

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