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Don Roberto Fiscer, chi è il prete più famoso di TikTok: “Prima facevo il DJ in discoteca, poi è arrivata la chiamata. Ecco quando”

Il sacerdote a FqMagazine: "La gente pensava che fossi impazzito. Io ho sempre risposto con i fatti". E quando gli viene chiesto se alla fine con i social ci guadagna anche qualcosa, lui risponde così 

di Paolo Aruffo

Don Roberto Fiscer. 363.000 follower e 9.5 milioni di ‘mi piace’ su TikTok. 41.500 i seguaci, invece, su Instagram. Clip divertenti, direttamente in Chiesa oppure nel campetto da calcio dell’oratorio. Una star dei social? “Io cerco solo di parlare con i giovani”, risponde lui in un’intervista che ha rilasciato a noi di FqMagazine. Per poi spiegare: “Non bisogna entrare nei social giudicando i ragazzi, altrimenti chiudono il cuore. Io, ad esempio, non parlo di Dio direttamente ma in tanti mi scrivono in privato e mi fanno delle domande di fede. Non faccio il predicatore ma si vede che loro sentono qualcuno che sta in mezzo alla gente e non giudica, come faceva Gesù”.

Facciamo un passo indietro. Da bambino cosa sognava di fare?
Giocare a calcio e mi piacevano tantissimo la musica, il canto. Imitare i cantanti, fare le parodie. Ho iniziato a suonare la chitarra, poi quando ero già più grande, è arrivata la discoteca e ho iniziato a fare da spalla ad un amico DJ. Da lì sono passato all’animazione sulle navi.

Un intrattenitore? Come adesso, però ha cambiato gli strumenti
Esatto, anche se di natura io in realtà sono un po’ timido.

E com’è passato dalla discoteca alla Chiesa?
Ad un certo punto è arrivata la chiamata. Venni contattato per fare l’educatore in oratorio. Le dirò una cosa: non ero distante dalla fede, ma tiepido sì. Io accettai ma solo perché mi dispiaceva dire di no, ho questo difetto. Quando ho messo piede in quel mondo, sono rimasto colpito dalla purezza di quello stare insieme. Mi ha colpito quel mondo pulito e soprattutto vedevo tanti bambini con problemi familiari, poter portare loro un sorriso. Alla fine tra la discoteca e una caccia al tesoro per i bimbi dell’oratorio, ho preferito la seconda cosa. Anche se era gratis, ma il motivo era più grande.

È stato questo a smuoverle qualcosa dentro, dunque?
Sì. Anche un altro fatto. Era il 2000, c’era la giornata mondiale della gioventù e quell’anno era a Roma. In quell’occasione io scoprii per la prima volta che esistevano dei preti giovani e che facevano quello che facevo io sostanzialmente. Rimasi affascinato da questo. Mi sono quindi ritrovato a riflettere su quelle giornate, mi sono guardato dentro e mi sono detto: ‘Ecco, questa è la mia strada’. Dopo un mese sono entrato in seminario.

La gente cosa pensava? I suoi amici, familiari?
La gente pensava che fossi impazzito. Mia mamma è andata in paradiso quando ero ancora bambino, mio papà invece ha pensato: ‘Un altro colpo di testa dei suoi’. Comunque per me contano i fatti.

Veniamo ora ai social. Il suo linguaggio smart è molto comprensibile anche per i giovanissimi. Com’è nato tutto?
Ho iniziato anni fa con le parodie su YouTube, cercando di sconvolgere in bene le cose. Da lì poi sono approdato su Facebook. TikTok? Durante il lockdown, dopo un approfondimento via radio con i giovani sul ‘mondo dei social’. Una ragazza cominciò a parlare di TikTok, a quel punto mi iscrissi in diretta. All’inizio non lo usavo neanche più di tanto, avevo già Facebook e mi sembrava abbastanza. Invece poi mi sono fermato un po’ e ho fatto un trend (una coreografia di tendenza, ndr), così, per ridere. Era una cosa trash, ma cominciò a girare molto e divenne virale. In molti mi offendevano, io invece ho visto una potenzialità.

Per rivolgersi ai giovani della sua parrocchia (a Genova)?
I ‘miei’ giovani li vedo tutti i giorni, ci facciamo due risate tra social, calcetto, ping-pong, tornei di playstation. La radio, come dicevo poco fa, ma anche il volontariato. La parrocchia è casa loro. Con i social mi rivolgo di più a quelli che incontro e che non hanno un’esperienza di questo tipo con la parrocchia. Io cerco di rivolgermi di più agli altri, ecco. Capita che qualcuno dica: “Ah ma lui è il Don che sta su TikTok?” e io dico: ‘Sì, venite in parrocchia. Invitati altri amici’.

Ma con tutti questi video ci guadagna anche qualcosa?
Me lo avevano chiesto, io però ho sempre scelto di no. Sento che se dovessi guadagnarci qualcosa, si romperebbe la magia.

C’è un video di cui si ‘pente’ o uno che avrebbe voluto fare ma poi per il ruolo che ricopre ha dovuto lasciare?
In generale non scelgo video con testi volgari. Però ad esempio ce n’era uno che era un po’ volgare nei gesti, ma io l’ho riadattato in una modalità più consona. Battezzo i trend, diciamo così.

Prima di essere un creator sarà un utente di TikTok. C’è qualche tiktoker che le piace in particolare?
C’è un ragazzo che fa video del tipo ‘cose che facevamo quando eravamo bambini’ e poi anche i professori, gli insegnanti che rompono un po’ gli schemi. Fanno riflettere in modo leggero, ecco quelli mi piacciono. Io stesso cerco di seguire i trend per trasformarli in qualcosa che possa portare a riflettere. Mi affascina tutto quello che è creativo e che non sia solamente estetica, mettersi in mostra.

Don Roberto Fiscer, chi è il prete più famoso di TikTok: “Prima facevo il DJ in discoteca, poi è arrivata la chiamata. Ecco quando”
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