Le domande per il pensionamento con il sistema Quota 100 (somma tra età anagrafica e anni di contributi, ndr) accolte tra il 2019 e il 2021 sono state poco meno di 380mila per una spesa effettiva – di consuntivo sino al 2021 e proiettata dal 2022 al 2025 – di circa 23,2 miliardi. Lo si legge in uno studio dell’ Inps e dell’ Ufficio parlamentare di bilancio presentato oggi secondo il quale il numero delle domande è “ampiamente al di sotto di quelle attese” e l’importo è “inferiore di circa 10 miliardi rispetto ai 33,5 stanziati dal Dl 4/2019″. Secondo lo studio nel complesso con le persone che hanno maturato i requisiti e che fanno domanda successivamente si potrà arrivare a fine 2025 a 450mila persone. Il leader della Lega Matteo Salvini, uno dei principali sostenitori del provvedimento varato con il governo giallo-verde aveva affermato che Quota 100 avrebbe mandato in pensione “un milione di persone”.

Su 379.860 domande accolte – si legge nello studio – 186.298 sono di lavoratori dipendenti privati, 119.320 di dipendenti pubblici e 74.242 di autonomi. Gli uomini sono il 68,8% del totale e le donne il 31,2%, meno di un terzo. Le donne rappresentano però il 55,3% delle domande accolte nel settore pubblico, il 17,1% di quelle degli autonomi e il 21,4% di quelle del lavoro privato. Il dato è legato alla maggiore presenza femminile nel pubblico e alla discontinuità delle carriere negli altri due comparti. In media – riposta lo studio – gli autonomi ricevono 1.376 euro lordi al mese (1.088 le donne e 1.436 gli uomini), i dipendenti privati 2.088 euro (1.651 le donne e 2.206 gli uomini) e i dipendenti pubblici 2.161 euro (2.079 le donne e 2.262 gli uomini). Le differenze tra dipendenti e autonomi riflettono redditi da lavoro mediamente più bassi e le aliquote contributive inferiori di questi ultimi. La media complessiva dell’assegno mensile lordo è di 1.971 euro (1.829 le donne, 2.035 gli uomini). I lavoratori usciti con Quota 100 hanno avuto una riduzione media per ogni anno di anticipo del 5,2% se pubblici, del 3,8% se dipendenti privati e del 4,5% se autonomi rispetto all’uscita in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi le donne).

In media l’anticipo di Quota 100 rispetto all’età di vecchiaia o alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne) è di 2,3 anni. Il 46,8% delle domande accolte è di persone con 62 anni di età. L’età media alla decorrenza si attesta poco al di sopra di 63 anni. L’anzianità media con la quale si esce è pari a 39,8 anni di contributi per gli uomini e 39,2 per le donne, per una media complessiva di 39,6 anni. “La concentrazione delle uscite intorno a 62 anni di età e 38 anni di anzianità – si legge – “mette in luce la tendenza, tra coloro che hanno fatto ricorso a “Quota 100″, a pensionarsi alla prima occasione utile”. Quota 100 – spiega lo studio – è stata usata prevalentemente da lavoratori in attività: è stata utilizzata infatti per circa il 71% per lasciare il lavoro in corso, per il 13% da “silenti” , per un ulteriore 13% da soggetti in difficoltà lavorative (percettori di ammortizzatori) e per il 3% da prosecutori volontari e soggetti in altra condizione. Le domande accolte in percentuale rispetto all’occupazione del settore di provenienza sono lo 0,4% nel comparto privato e dell’1,3% nel pubblico.

Nei primi cinque mesi del 2022 sono pervenute all’Inps circa 3.860 domande per il pensionamento con Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) di cui il 58 per cento dal comparto pubblico e la restante parte da quello privato. Lo si legge in uno studio Inps-Upb su Quota 100 nel quale si spiega che alla data della chiusura del lavoro sono state lavorate solamente 772 domande – il 20 per cento del totale – e circa la metà di queste è stata accolta.

Le reazioni – La dinamica della spesa pensionistica, lo stato dei conti pubblici e il contesto macroeconomico attuali suggeriscono la necessità di estrema prudenza nel ricorso a nuovo indebitamento. Lo afferma la presidente dell’Upb, Lilia Cavallari intervenendo alla presentazione dei dati, aggiungendo che “eventuali nuove misure volte a ridurre i requisiti di pensionamento dovranno trovare adeguata copertura”. “Quota 100 si è rivelato un provvedimento marginale e temporaneo, che ha coinvolto solo un terzo delle persone che avevano maturato il diritto e ha lasciato inalterata la prospettiva previdenziale per la stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori”. Lo afferma Christian Ferrari, segretario confederale Cgil commentando lo studio di Inps e Upb sulla misura per il pensionamento anticipato introdotta nel 2019 per un triennio. “I 10 miliardi di euro risparmiati su Quota 100, attestati oggi dall’Inps, consentono di continuare a introdurre una flessibilità di accesso più diffusa al pensionamento nella prossima Legge di Bilancio”. Ad affermarlo è il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti.

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