Uno degli obiettivi mai dichiarati di Vladimir Putin era quello di creare una frattura interna a Nato e Unione europea in seguito all’invasione dell’Ucraina. Liti, discussioni e veti erano ciò che auspicavano al Cremlino. Per il momento, le istituzioni stanno reggendo. E anche la considerazione che ha di loro l’opinione pubblica. Secondo l’ultimo report pubblicato da Eurobarometro, commissionato dal Parlamento europeo, la guerra alle porte dell’Europa ha addirittura rinsaldato il legame tra i cittadini dei 27 Stati membri e Bruxelles: ben il 65% degli europei vede favorevolmente l’appartenenza all’Unione, il dato più alto dal 2007 ad oggi. E quando si chiede loro dei rischi legati alle crisi economica ed energetica innescate dal conflitto, non negano le preoccupazioni, ma mettono al primo posto la libertà dei popoli.

Rispetto all’ultima rilevazione, i sostenitori dell’Ue sono aumentati in modo significativo nella maggior parte dei Paesi. In Italia questo dato rimane sotto il 50%, al 49%, ma è comunque di 5 punti superiore rispetto all’anno passato. Crolla invece il dato relativo alla percezione della Russia nella mente degli europei. Solo il 10% degli intervistati ha una visione positiva della Federazione, dato che non varia neanche se si prende in analisi solo l’Italia. La reputazione di Mosca subisce un colpo drastico rispetto al già basso risultato del 30% ottenuto nel 2018.

La crisi innescata dall’invasione ordinata da Putin influenza però negativamente i progetti dei cittadini. La maggior parte percepisce la guerra in Ucraina come un cambiamento fondamentale: il 61% degli europei ritiene che la propria vita non continuerà come prima, più ottimisti gli italiani il cui dato si ferma al 50%. “Con il ritorno della guerra nel nostro continente, gli europei si sentono rassicurati dal far parte dell’Unione europea”, ha commentato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.

E tra i vari cambiamenti, tra quelli immediatamente tangibili ci sono il rialzo dei prezzi dell’energia, dei tassi sui mutui e sul costo di altri beni di prima necessità. Su questo punto, quattro europei su dieci affermano di subire già l’impatto della crisi energetica e dell’inflazione sul proprio tenore di vita. Dato simile anche in Italia, in cui però la percezione scende al 33%. Tutto ciò non sembra distogliere gli oltre 27mila intervistati da quello che considerano l’obiettivo principale: garantire la libertà dei popoli e la difesa dall’invasione di uno Stato estero. Il 59% degli europei, dato che per gli italiani scende al 55%, considera prioritaria la difesa di valori europei comuni, come la libertà e la democrazia, anche se ciò dovesse incidere negativamente sul costo della vita. Metsola ha accolto i risultati commentando che “i cittadini sono profondamente attaccati alla libertà, sono pronti a difendere i propri valori e si stanno rendendo conto sempre più che la democrazia non può più essere data per scontata”.

Le crescenti preoccupazioni economiche si riflettono anche nelle priorità politiche su cui i cittadini vorrebbero che il Parlamento europeo si concentrasse: prima viene citata la lotta alla povertà e all’esclusione sociale (38%), seguita dalla salute pubblica (35%) e dalla democrazia e stato di diritto (32%). In Italia invece rimane in testa la salute pubblica (47%), seguita dal sostegno all’economia e al mercato del lavoro (43%).

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