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Depp – Heard, parlano i giurati del processo: “Quello che diceva Amber sembrava a tutti una marea di ca**ate. Piangeva e poi diventava subito gelida, ci metteva a disagio”

"Gran parte della giuria ha ritenuto che quel che stava dicendo Depp fosse più credibile. È apparso più sincero nelle risposte alle domande che gli sono state poste"

di Simona Griggio

Perché la giuria ha creduto a Johnny Depp e non all’ex moglie Amber Heard? Quali sono le considerazioni che si sono scambiati i giurati in camera di consiglio? E perché alcuni di loro, parlando delle lacrime dell’attrice, le hanno definite “lacrime di coccodrillo”? Ora tutto è svelato. E’ proprio uno dei membri della giuria, quella che ha condannato Amber a risarcire l’ex consorte con 8 milioni di dollari, a svelarlo in un’intervista che ha fatto clamore, anche se la sua identità è stata protetta e non svelata. Punto primo: “Il pianto, le espressioni del viso che assumeva, lo sguardo fisso sulla giuria della Heard”. Una strategia di comunicazione completamente sbagliata. Non ha commosso nessuno, anzi: “Eravamo tutti molto a disagio – racconta ancora il componente della giuria – quando lei rispondeva a una domanda e piangeva. Perché poi due secondi dopo diventava gelida, ghiacciata. E’ stato a quel punto che alcuni di noi hanno iniziato a usare quell’espressione, lacrime di coccodrillo”.

Intervistato alla trasmissione Good Morning America, ha usato espressioni molto più pacate rispetto a quelle utilizzate da un altro giurato subito dopo la sentenza: “Quello che diceva Amber sembrava a tutti una marea di c…”. E Depp invece? “Gran parte della giuria – ha proseguito il membro di questa commissione – ha ritenuto che quel che stava dicendo fosse più credibile. E’ apparso più sincero nelle risposte alle domande che gli sono state poste. Il suo stato emotivo era molto stabile mentre approfondiva ogni tema”.

Poi arriva la risposta all’accusa lanciata dalla stessa Heard nel corso di un’altra intervista, quella della rete televisiva Nbc. La stessa in cui lei ha ammesso: “Amo ancora Johnny, lo amo con tutto il cuore”. E’ bastato per accendere l’entusiasmo di tutti i media. Ma nel corso di quella conversazione Amber ha puntato il dito sul potere dei social. Ha spiegato: la massiccia campagna a favore del marito, con milioni e milioni di visualizzazioni, ha finito per condizionare anche chi stava decidendo. “Penso che anche per il giurato più ben intenzionato sarebbe stato impossibile non farsi influenzare”, ha sostenuto l’attrice.

Insinuazione respinta al mittente dal giurato intervistato da Good Morning America: “Ci siamo basati sulle prove. Io e altri non usiamo Twitter o Facebook. Chi invece li utilizza ha fatto in modo di non parlarne”. Ha aggiunto un altro dettaglio, la sua opinione sul rapporto tra Depp e la Heard: “La verità? Credo che quei due si offendessero l’un l’altro. Nessuno era completamente dalla parte del torto e della ragione”. Ma, ha chiarito, si doveva decidere solo sulla veridicità delle accuse della Heard “e non c’erano prove sufficienti per avvalorare quel che lei aveva affermato nelle interviste finite nel mirino di Depp”. Cioè che avesse subito una violenza domestica.

Ma qual è stato il punto di svolta nel processo? L’avevamo intuito un po’ tutti. E il giurato lo conferma: il fatto che Amber Heard non avesse ancora donato in beneficenza i soldi del suo accordo di divorzio, 7 milioni di dollari, quando aveva invece affermato il contrario. Negli Usa con questi argomenti non si scherza. Usare solidarietà e beneficenza per farsi pubblicità, per farsi belli, ma non mantenere poi la parola data è considerato un comportamento inammissibile.

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