La notizia che non volevamo ricevere è purtroppo arrivata da Manaus, ieri sera (mentre stavamo dormendo in Italia). Il capo della polizia federale nello Stato di Amazonas, Eduardo Fontes, ha infatti informato che sono stati rinvenuti i corpi del giornalista britannico Dom Phillips (57 anni) e dell’indigenista brasiliano Bruno Pereira, 41.

I due erano scomparsi da domenica 5 giugno nella Valle del Javarí, mille chilometri a ovest della città di Manaus, mentre si dirigevano a Atalaia do Norte. Come scriveva pochi giorni fa Naiara Galarraga Gortázar, corrispondente in Brasile per El País, la zona è un gigantesco territorio indigeno che funge da rifugio per una trentina di tribù non contattate ed è sistematicamente invasa da pescatori di frodo, bracconieri e cercatori di minerali. Inoltre, fa parte delle rotte internazionali del narcotraffico, al confine del Brasile con Perù e Colombia. Phillips si era recato lì per documentarsi per un libro che stava preparando mentre Pereira, indigenista indipendente, collaborava con l’Observatório dos Povos Isolados (OPI) dopo aver prestato servizio per molti anni nell’organismo ufficiale creato per proteggere i nativi brasiliani, la National Indian Foundation.

I sospettati della morte sono due fratelli, Oseney e Amarildo da Costa entrambi pescatori. Nel corso dell’ultima settimana le indagini hanno portato al loro arresto e uno dei due fratelli, dopo aver confessato, ha guidato le forze dell’ordine al luogo nel quale sono stati sepolti i corpi.

Erika Guevara Rosas, direttrice per Amnesty Internazionale Americhe, ha scritto poche ore fa sui suoi social: “Riceviamo con immensa tristezza la notizia della morte di Dom e Bruno, entrambi meravigliosi esseri di luce. Ci uniamo alle loro famiglie e comunità, Beatriz e Alessandra, i giornalisti in Brasile e tutte le persone che avrebbero voluto vederli sorridere di nuovo. Rest in power”

Dall’altro lato Univaja (l’União dos Povos do Vale de Javari), che riunisce tutti i gruppi etnici della valle, ha rilasciato una dichiarazione insieme all’Apib, che riunisce le organizzazioni indigene del Brasile, e all’Observatório dos Povos Indigenas (OPI) in cui si descrive questo assassinio “ come un altro crimine politico… che porta a Bolsonaro ed è una conseguenza della politica distruttiva del suo governo”.

Dello stesso avviso anche Francesco Guerra, profondo conoscitore del Brasile (da poco rientrato in Italia), con un post dottorato in Storia presso la Universidade Federal de Goiás (Goiânia) e creatore del blog latinoamericando.info, che ha seguito da vicino questa storia. Guerra negli ultimi giorni aveva aiutato a dare un contesto a quanto stava succedendo nella zona e le sue previsioni sul destino di Dom e Bruno si sono purtroppo rivelate certe:

Giustiziati, fatti a pezzi e bruciati. Così sarebbero morti Dom Phillips e Bruno Pereira nella Valle del Javari, secondo quanto è trapelato nelle ultime ore da fonti della Polizia Federale presenti in Amazzonia. Uccisi perché ‘colpevoli’ di avere filmato due pescatori di frodo all’opera in una terra indigena. Due pescatori a caccia del prezioso pirarucu, gigantesco pesce amazzonico richiesto dai narcos che operano in quella regione. Un ecosistema criminale, quello presente in Amazzonia oggi, fortemente voluto dall’attuale Presidente Jair Bolsonaro, il quale, pezzo a pezzo, ha demolito la salvaguardia ambientale in tutto il Brasile, ergendosi a paladino di minatori illegali, trafficanti di legname pregiato, pescatori di frodo e via dicendo. Anche per questo, sulla morte di Dom e Bruno sono impresse le impronte digitali di Bolsonaro”

Un Jair Bolsonaro reduce dal Vertice delle Americhe dove nel suo discorso del 10 giugno ribadiva che si stava facendo il possibile per ritrovare vivi il giornalista del Guardian e l’indigenista brasiliano. Nonostante ciò però sono molte le accuse che puntano il dito proprio verso le politiche promosse dall’attuale presidente Brasiliano per inaugurare una nuova “conquista” delle terre indigene amazzoniche e anche verso la sua palese mancanza di empatia verso il destino di Dom e Bruno. Lo stesso Bolsonaro aveva infatti dichiarato recentemente che la coppia anglo-brasiliana si era imbarcata in una avventura poco raccomandabile, viaggiando nella Valle del Javari dove si vive un vero e proprio “Far West” promosso proprio dalle sue politiche.

Mi unisco alle condoglianze di Erika Guevara alla famiglia, agli amici, ai colleghi, a quanti li conoscevano direttamente e a quanti si sono nutriti dei lori studi, ricerche e libri. Non si può e non si deve morire così.

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