L’imprenditore Roman Abramovichtra gli oligarchi colpiti dalle sanzioni decise decise dall’Unione europea contro la Russia – ha deciso di passare al contrattacco. Il magnate russo, con passaporto portoghese e israeliano, ha deciso di fare causa contro il Consiglio Ue appellandosi alla Corte europea di giustizia. Il ricorso registrato dal tribunale di Lussemburgo il 25 maggio, secondo quanto riporta la Tass, era stato quasi preannunciato dallo stesso Abramovich già dopo i primi giorni seguiti al congelamento dei suoi molteplici beni in giro per il mondo. D’altra parte altri due uomini d’affari vicini al presidente russo Vladimir Putin, Mikhail Fridman e Petr Aven, hanno intentato cause simili presso la corte europea.

A causa delle sanzioni – con sequestro di ville e barche di lusso – il magnate è stato costretto a vendere il Chelsea di cui era patrone dal 2003. La cessione è stata formalizzata ieri al consorzio statunitense guidato da Todd Boehly dopo il via libera dato dal governo britannico una volta ottenute le garanzie che al magnate russo non arrivi neppure una sterlina dalla vendita del club. L’imprenditore aveva comunque annunciato che qualsiasi introito sarebbe stato destinato alla popolazione ucraina. Lontano da Londra e impegnato a tutelare i suoi beni dalla morsa delle sanzioni Abramovich però non è stato sottoposto alle sanzioni Usa, forse anche grazie all’intercessione presso il presidente americano Joe Biden del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che aveva evocato un suo ruolo di facilitatore nei negoziati con la Russia. Dopo la sua clamorosa apparizione nelle prime tornate di colloqui tra le delegazioni di Mosca e Kiev, il misterioso tentativo di avvelenamento e la successiva scomparsa dalla scena, Abramovich sarebbe riapparso a Kiev a metà aprile di nuovo in veste di mediatore di un dialogo difficilissimo da far ripartire.

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