La crisi in Ucraina continua ad avere strascichi anche nel mondo del calcio. Dopo la decisione dei tedeschi dello Schalke 04 di rompere l’accordo col loro sponsor storico, Gazprom, e quella della Uefa di spostare la finale di Champions League da San Pietroburgo a Parigi, alla quale sono seguite le polemiche del Cremlino, oggi anche il magnate russo Roman Abramovich ha deciso di lasciare la presidenza del Chelsea. Ad annunciarlo è stato lui stesso in una nota in cui si legge che “durante i miei quasi 20 anni di proprietà del Chelsea ho sempre considerato il mio ruolo come quello di custode del club, il cui compito è garantire il massimo successo che possiamo avere oggi, oltre a costruire per il futuro, e allo stesso tempo svolgere un ruolo positivo nelle nostre comunità. Ho sempre preso le decisioni tenendo a cuore l’interesse del club. Rimango fedele a questi valori. Ecco perché oggi sto affidando agli amministratori della Fondazione di beneficenza del Chelsea la gestione e la cura del Chelsea FC”.

La decisione arriva dopo la richiesta di un membro del Parlamento britannico di consegnare il club dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Un messaggio che, dopo quello lanciato dall’Unione europea di congelare i beni all’estero di Putin e di esponenti di spicco del governo, può aver fatto preoccupare Abramovich, visto che si pensa di colpire anche alcuni oligarchi russi in una successiva ondata di nuove sanzioni. Attraverso il passaggio alla Fondazione, pur perdendo la gestione diretta della squadra, Abramovich ha così messo al sicuro la sua proprietà.

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