Credo che chi mi segue abbia da tempo compreso che la mia più grande preoccupazione riguarda la salute e il benessere dei bambini e già da anni ho cercato di richiamare l’attenzione sui rischi cui vanno incontro per esposizioni a inquinanti ambientali: dai pesticidi ai metalli pesanti, ai campi elettromagnetici, alla cattiva qualità dell’aria etc. Ciò che stiamo facendo loro nel corso dell’attuale situazione pandemica supera – a mio avviso – ogni più fosca previsione e si è arrivati al punto di instillare nei bambini l’idea di essere un pericolo per i loro nonni, generando in loro sensi di colpa e spingendoli a desiderare di essere vaccinati non tanto per sé, quanto per non contagiare i loro cari.

Sui problemi legati a Covid-19 e in particolare alla vaccinazione contro SarS-CoV-2 sono già intervenuta a più riprese, ma qui vorrei portare a conoscenza dei genitori e dei colleghi che continuano a promuovere la vaccinazione cosa davvero sta succedendo nel nostro paese.

Ho esaminato con attenzione i dati presentati nei report settimanali dell’Iss, a partire dal 16 marzo, nella tabella – in genere identificata con 4A – che riporta i casi di Covid-19 in base alla numerosità della popolazione suddivisa per classe di età e stato vaccinale. Se si analizza il dato per la fascia di età 5-11 anni, nel primo report disponibile del 16 marzo, emerge che solo in questa data i vaccinati presentavano un rischio di infezione appena inferiore a quello dei non vaccinati, un vantaggio che già nel report del 23 marzo non solo era scomparso, ma addirittura si era invertito, con un rischio di infezione fra i vaccinati superiore del 10% rispetto ai non vaccinati.

Di settimana in settimana questo divario è aumentato e, ad esempio, nel Report dell’Iss del 27 aprile (pag. 26) tra il 25 marzo e il 24 aprile si sono registrati fra i 5 e gli 11 anni 63.922 casi di infezione da Omicron (l’attuale variante del virus SarS-CoV-2) su una popolazione di bambini vaccinati con ciclo completo (due dosi) di 1.233.449, con una incidenza di 5182 casi/100 mila. Viceversa i casi registrati nella popolazione di bambini della stessa fascia di età non vaccinati sono stati 91.780 su 2.283.337, con una incidenza di 4020 casi/100 mila. Pertanto il Rischio Relativo (RR) dato dal rapporto fra le due incidenze in questo intervallo temporale è pari ad 1,29, il che significa che i vaccinati hanno un rischio di infettarsi con Omicron superiore del 29% rispetto ai non vaccinati.

Addirittura nel Report successivo del 4 maggio l’aumento del rischio sale al 33% e anche nel più recente Report, aggiornato all’11 maggio e pubblicato il 14, l’RR è pari a 1.34, quindi ancora in leggero aumento. Dunque, nel corso di 9 settimane, si constata una maggiore incidenza di positivi Covid-19 fra i bambini vaccinati rispetto ai non vaccinati. Non è ipotizzabile che ciò dipenda da una variazione del numero dei bambini vaccinati, perché il RR è un dato di per sé indipendente dalla numerosità delle popolazioni, in quanto rapporto tra due tassi di incidenza, ambedue riferiti a due popolazioni di pari numerosità (convenzionalmente fissata in 100.000 soggetti) sia al numeratore che al denominatore.

Si tratta quindi di un dato che andrebbe seriamente preso in considerazione, in linea con quanto già si era riscontrato in questo studio condotto a New York. Sulle cause all’origine di tutto ciò non mi sento di esprimere alcuna ipotesi, ma sta di fatto che i bambini vaccinati si contagiano molto più dei non vaccinati e hanno ovviamente molte più possibilità di diffondere il virus e contagiare gli altri. Già questa sola informazione, quand’anche questi prodotti fossero totalmente scevri da effetti collaterali (cosa che purtroppo sappiamo non essere), dovrebbe essere sufficiente per far immediatamente sospendere la loro somministrazione ai minori.

Tutte queste informazioni sono state pubblicamente presentate alla Sala Valdina (Camera dei Deputati) il 6 maggio nel corso nel corso della Conferenza Stampa Vaccinazioni nella prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2, ai guariti e ai bambini: che cosa dicono oggi le prove scientifiche? Con interventi dei Dott. Alberto Donzelli, Eugenio Serravalle e del Prof. Marco Cosentino. La registrazione dell’evento è qui disponibile.

La CMSindipendente continua pervicacemente a chiedere un confronto pubblico e trasparente con i decisori politici, visto che il Cts è stato sciolto, ma ancor prima che coi decisori politici vorremmo che il confronto si aprisse con i colleghi pediatri e le loro società scientifiche che, continuando con queste raccomandazioni prive di qualunque valenza scientifica, difficilmente conserveranno la fiducia e la stima dei genitori che hanno loro affidato quanto di più prezioso hanno: la salute dei loro figli!

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