Se nel nostro paese la gestione della pandemia appare da un lato sempre più vessatoria nei confronti dei cittadini, d’altro lato si registrano – a mio avviso fortunatamente – prese di posizione sempre più nette e coraggiose in contrasto con le decisioni governative, spesso francamente insensate, da parte di importanti settori della società civile, in particolare da parte del mondo giuridico; e non possiamo che augurarci che siano finalmente segnali di “risveglio” per il bene di noi tutti.

Mi ha lasciato ad esempio profondamente sconcertata la recente decisione del ministro della Salute di mantenere l’uso della mascherina a scuola fino al 15 giugno: si tratta non solo di una “tortura psicologica” per i nostri ragazzi, ma di una pratica che può indurre dermatiti, prurito, acne e soprattutto stanchezza, mal di testa, difficoltà di respiro e di concentrazione per l’eccessiva esposizione a CO2. Chi l’indossa è costretto infatti a re-inalare continuamente il proprio respiro ed in paesi dove tale obbligo non è stato imposto, come Gran Bretagna o Svezia, non risulta si siano registrati per questo particolari problemi; anzi la libera circolazione del virus fra soggetti non a rischio – come bambini ed adolescenti – potrebbe accelerare il raggiungimento di un’auspicabile “convivenza”. Quale colpa devono espiare i nostri giovani per ricevere tale trattamento?

Fra l’altro un recente studio, condotto in 35 paesi europei dall’ottobre 2020 al marzo 2021, ha indagato l’abitudine ad indossare la mascherina quando si esce di casa in relazione sia ai casi che ai decessi da Covid-19, senza evidenziare particolari benefici, anzi! In questa indagine l’Italia è al è al primo posto della classifica col 91% della popolazione che indossa la mascherina appena esce di casa, ma registra 1223 decessi per Covid per milione di abitanti, uno dei più alti fra i paesi esaminati. Anche un altro studio condotto in Kansas ha riportato un tasso di mortalità significativamente più alto nelle contee dove c’era l’obbligo di indossarla, spiegabile verosimilmente con l’”effetto Foegen”, cioè, la reinalazione continua di goccioline ipercondensate in cui la carica virale può raggiungere la parte più profonda dell’apparato respiratorio.

Parimenti paradossale appare l’insistere con l’obbligo vaccinale dopo che la stessa Pfizer-BioNTech ha comunicato ai propri investitori finanziari che è a rischio l’approvazione permanente del suo vaccino anti Covid-19 cui è legato la maggior parte del proprio business. Questo perché l’azienda potrebbe non essere in grado di dimostrare in modo adeguato l’efficacia del proprio prodotto, perché gli eventi avversi che possono verificarsi potrebbero ritardare o impedire l’approvazione o l’accettazione da parte del mercato, e altro ancora [questo non vuol dire che il vaccino non sia sicuro, ndr].

Ritengo poi francamente assurdo vaccinare i guariti; ad esempio i sanitari sono obbligati, per non essere sospesi, a sottoporsi all’inoculo a distanza di solo 90 giorni dalla guarigione, nonostante si sia di recente confermato, su tutta la popolazione svedese, che l’immunità acquisita dopo infezione naturale perdura nei confronti sia dell’infezione sia delle forme gravi di Covid per almeno 20 mesi. Inoltre si è documentato che nei soggetti che hanno superato l’infezione spontanea gli effetti avversi da vaccino sono maggiori.

Non c’è ombra di dubbio che circolari e normative – il più delle volte senza alcun supporto scientifico – si accavallano e creano un crescente disorientamento e malessere in tutti i settori sociali. Come già detto, di fronte a questa situazione caotica si registrano fortunatamente importanti sentenze e prese di posizione che vanno in senso contrario. Fra tutte ricordo una recente sentenza del Tribunale del lavoro di Padova, che ha riammesso una sanitaria sospesa perché si era sottratta all’obbligo scrivendo letteralmente: “Può infatti considerarsi notorio il fatto che la persona che si è sottoposta al ciclo vaccinale, può comunque contrarre il virus e può quindi contagiare gli altri” – nonché: “La garanzia fornita dal tampone, ripetesi, è senz’altro relativa; ma quella data dal vaccino è pari a zero”.

Da ultimo, ma non certo per importanza, segnalo la recente costituzione della “Confederazione Legale per i Diritti dell’uomo” sotto la presidenza dell’Avv. Renate Holzeisen. Si tratta di una associazione di avvocati che riconoscono come dovere prioritario del loro ruolo ergersi a difesa dei diritti fondamentali inalienabili dell’uomo, purtroppo sempre più calpestati in modo disinvolto anche nel nostro paese.

La Confederazione si prefigge di “proteggere il diritto, contro il tentativo di assoggettamento della giustizia alla politica, contro ogni negazione delle libertà personali inviolabili, contro il tentativo di assoggettare gli esseri umani ad un controllo sovranazionale totalizzante”; la prima importante iniziativa promossa dalla Confederazione è stata la redazione di un Manifesto per la moratoria dall’obbligo vaccinale, documento già inviato a tutte le più alte cariche dello Stato e a tutti parlamentari e che nel giro di pochi giorni era stato sottoscritto da oltre 167.000 cittadini. La richiesta di moratoria si riallaccia ad una recente ordinanza del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana che, ha dichiarato la “non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale concernente l’obbligo vaccinale disposto dal d.l. 44/2021” motivandola con ampia ed articolata documentazione di carattere giuridico e sanitario.

Voglio credere – e spero non si tratti di una illusione – che siamo di fronte all’emergere di una crescente consapevolezza che si diffonde grazie anche all’impegno generoso e costante di ricercatori e medici “indipendenti” che, sulla base di prove e dati scientifici affidabili, divulgano informazioni e conoscenze ad ogni livello, a cominciare da quello istituzionale quale ad esempio il convegno promosso a Roma il 6 maggio dal gruppo di Alternativa dal titolo: “Vaccinazione nella prevenzione dell’infezione da SARS Cov-2, in bambini e guariti: cosa dicono le prove scientifiche”.

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