I servizi di sicurezza di un Paese straniero avrebbero informato nelle scorse settimane i colleghi italiani di una terribile notizia: la ‘ndrangheta si sta organizzando per uccidere il procuratore Nicola Gratteri, durante il tragitto casa lavoro. Un allarme che questa volta arriva da Oltreoceano. Sappiamo già da tempo che il procuratore Gratteri è nel mirino della criminalità organizzata e non è la prima volta che ci troviamo di fronte a una notizia del genere. È la prima volta, però, che il progetto di attentato valica i confini nazionali e coinvolgerebbe più famiglie mafiose danneggiate dalle inchieste del procuratore di Catanzaro.

Ed è la prima volta che una notizia così dirompente esce – a quanto pare – dai servizi segreti italiani. Se fosse così bisognerebbe indagare anche sulla riservatezza dei nostri servizi… Gratteri, infatti, non ha commentato la questione ma era certamente informato del fatto che la sua scorta è stata rafforzata, essendo questo un provvedimento di qualche settimana fa. Non so quanto possa giovare a una persona che in questo momento è in pericolo una sovresposizione del genere. Ma a parte questo, quando ho letto questa notizia sul Fatto, ovvero il giorno dopo la mancata nomina di Gratteri a procuratore nazionale antimafia, mi sono subito chiesta: possibile che il procuratore ha la scorta rafforzata da settimane, circola una notizia così grave che arriva anche ai giornalisti e al Csm nessuno sa nulla?

Poi mi sono imbattuta in un comunicato stampa dei parlamentari calabresi del Movimento 5 Stelle, a sostegno di Nicola Gratteri. Ecco una parte del testo: “La nomina di Gratteri era una scelta così logica e di buon senso da sembrare quasi scontata. Ci dispiace dover constatare come l’organo di autogoverno della magistratura abbia evidentemente fatto considerazioni diverse optando per una scelta differente che sinceramente non comprendiamo”. Evidentemente questi parlamentari non erano stati informati del fatto che i due consiglieri laici del Csm del M5S non hanno appoggiato la nomina di Gratteri. Perché altrimenti avrebbero dovuto chiedere in casa loro anziché sprecare tempo a fare inutili commenti del giorno dopo.

Evidentemente, la nomina di Gratteri non era così “logica” e scontata, considerata anche la confusione e l’ipocrisia generale. Ma mai come in questo momento è inevitabile non parlare della sua mancata nomina, perché questo non ha rappresentato soltanto la bocciatura del suo impegno antimafia ma anche un passo indietro rispetto al superamento delle correnti e all’indipendenza stessa della magistratura. Gratteri continua a restare un simbolo dell’antimafia, dopo le ultime notizie lo è ancora di più, ma senza poter condurre in prima linea la sua battaglia. Il magistrato fa rumore sempre ma, in sostanza, è solo. E noi viviamo in un Paese bellissimo, dove la solidarietà del giorno dopo e le parole vuote ci aiutano a sentirci a posto con la coscienza. La tensione è altissima in questi giorni. Sono stati messi sotto scorta anche la moglie e i figli del procuratore che studiano fuori dalla Calabria. Sulla vicenda è stato aperto un fascicolo dalla Procura di Salerno, competente sulle inchieste in cui sono parti offese i magistrati del distretto di Catanzaro. Già nel gennaio 2020, subito dopo il blitz di “Rinascita-scott”, era emerso che le cosche avevano assoldato un killer per uccidere Gratteri con un fucile ad alto potenziale. Sappiamo tutto, ma non potremo dire di aver fatto abbastanza.

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