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Anna Mazzamauro: “Paolo Villaggio mi chiamò ‘cesso’ in tv. Non siamo mai stati amici, ma prima di morire mi ha detto: ‘Quanto sei bella’”

Anna Mazzamauro si racconta in una lunga intervista rilasciata a Corriere. Al centro, il rapporto complicato con Paolo Villaggio, che non è mai riuscita a capire fino in fondo. Solo poco prima della sua morte le ha detto: "Quanto sei bella"

di F. Q.

Anna Mazzamauro, la mitica signorina Silvani dei film di Fantozzi, si è raccontata in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera. Gli aneddoti sul set dei film di Paolo Villaggio sono infiniti, a iniziare dal loro ambiguo rapporto: “Quando gli chiesi perché non ci frequentavamo fuori dal set, mi rispose: “Io frequento solo le persone ricche e famose”. Non sapevo mai quando scherzava o quando mostrava il lato più duro del suo carattere. Come tutte le persone straordinariamente intelligenti, Paolo sapeva essere crudele“. Solo alla fine, l’attrice è riuscita a ottenere da Villaggio una parola d’affetto: “Poco prima di morire, con lui che era già sulla sedia a rotelle, andammo nel salotto televisivo di Barbara D’Urso a raccontare Fantozzi. Quando la conduttrice gli chiese come mi aveva scelta, lui non si scompose e rispose: “Come si sceglie un cesso”. Io allora ribattei secca: “Ma con quel cesso hai guadagnato molto”. Non replicò. Uscimmo dagli studi televisivi. Io mi avvicinai, tirai fuori il libretto di assegni e gli dissi: “Adesso possiamo essere amici?”. Lui non parlò per qualche minuto. Poi mi guardò e mi disse: “Quanto sei bella“. Anche con Milena Vukotic, che interpretava Pina, i rapporti non sono stati idilliaci: “Non mi ispirava una reale voglia di amicizia”. L’unico con cui la Mazzamauro si divertiva sul set era Gigi Reder, il ragionier Filini: “Io lo chiamavo Gigi Rider perché sembravamo due ragazzini delle medie: ci facevamo gli scherzi, commentavamo le scene con frasi sconce, insomma ci divertivamo”.

Con la signorina Silvani, la Mazzamauro è riuscita a costruire un personaggio diventato iconico: “Volevo creare un prototipo di donna che dietro alle continue storie di sesso che cercava, nascondeva una grande miseria. Copiavo tutto da mia madre, che era una impiegata al Ministero delle Finanze. La camicetta di seta sotto il maglione, le scarpe col tacco infilate nella borsa e quelle comode per andare in tram. Un tipo di donna che si trasforma all’occorrenza, che sa fare bene le metamorfosi. E così la signorina Silvani era santa e demonia a seconda delle situazioni. I cuoricini, le collanine da pochi soldi, lo sputo nel fard: quelle erano invenzioni mie perché quella donna doveva essere terribile, l’unica che Fantozzi, nella sua miseria morale e materiale, potesse desiderare“.

Oggi, a 83 anni, Anna Mazzamauro non rinuncia al teatro, la più grande passione della sua vita: “Sul palco mi sento bellissima, sensuale, libera. Non mi è mai passato per la testa di ritoccarmi il naso o di tirarmi la faccia: ho una chirurgia estetica molto più potente, il teatro. Posso essere tutto, santa e puttana, buona o cattiva, bella o brutta. Quando, ancora oggi, sento che il pubblico alla fine esplode in applausi fragorosi, penso di aver fatto proprio bene a fare l’attrice. Ho già detto a mia figlia che per la mia bara dovranno usare le tavole di legno del palcoscenico”.

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