Salgono a due gli (apparenti) omicidi-suicidi di oligarchi russi nel giro di pochi giorni. Martedì il cadavere di Sergei Protosenya, 55enne vicepresidente del colosso del gas Novatek, è stato trovato insieme a quelli della moglie Natalya (53 anni) e della figlia Maria appena 18enne nella sua villa a Lloret de Mar, sulla costiera spagnola vicino Barcellona: a dare l’allarme – non riuscendo più a contattare la famiglia – è stato il figlio maggiore della coppia. Gli investigatori catalani dei Mossos d’Esquadra stanno visionando le immagini registrate dalle videocamere della proprietà, valutando anche l’ipotesi di un triplice omicidio in stile mafioso. A quanto riferiscono i siti di news locali le due donne presentavano segni di accoltellamento, mentre Protosenya è stato trovato impiccato: sulla scena del delitto c’erano un coltello e un’ascia insanguinati, inviati in laboratorio per l’analisi delle impronte. Tuttavia – riporta il giornale online El Punt Avui – l’ipotesi dell’omicidio-suicidio presenta un’incongruenza: sul cadavere dell’oligarca, che avrebbe colpito a morte moglie e figlia, non ci sono tracce di sangue. Macchie che invece sono state notate su un paio di calzini, suggerendo che siano stati usati a mo’ di guanti per non sporcarsi.

Protosenya, laureato in economia e ingegneria alla Kuibyshev School di Mosca, è stato chief financial officer della compagnia petrolifera Tarkosaleneftegaz e capo contabile di Novatek, prima di scalare l’azienda. Nel 2011 il suo patrimonio stimato era di 440 milioni di dollari. Nella villa di Lloret c’erano sei automobili di lusso – Bmw, Mercedes, Mustang e Audi – e mazzette di denaro in contanti da diecimila euro ciascuna. Un profilo che non può non richiamare il gelido avvertimento di Vladimir Putin a quegli uomini d’affari russi “che hanno una villa a Miami o in Costa Azzurra, che non possono fare a meno del foie gras, delle ostriche o delle cosiddette libertà di genere”: “Il popolo russo li sputerà semplicemente fuori, come un moscerino che gli è volato accidentalmente in bocca”, aveva detto in un messaggio trasmesso in tv lo scorso 16 marzo.

Nel lunedì di Pasqua era stato trovato morto anche Vladislav Avayev, 51 anni, ex consigliere del Cremlino ed ex vicepresidente della Gazprombank, la banca del gas diventata snodo fondamentale per i pagamenti di gas russo in rubli. Anche in questo caso la scena sembrava ricondurre a un omicidio-suicidio: il cadavere di Avayev aveva la pistola in mano e accanto al suo – nell’appartamento al 14mo piano di un lussuoso condominio di Mosca – c’erano i corpi senza vita della moglie incinta Yelena (47 anni) e della figlia Maria di 13, uccisi da colpi di arma da fuoco. Anche in questo caso a trovarli era stata la figlia maggiore, Anastasia, di 26 anni. Multimilionario grazie agli affari nelle costruzioni, Avayev era stato vicecapo di un importante dipartimento dell’amministrazione del Cremlino: tra le testimonianze dei vicini di casa raccolte dal Daily Mail qualcuno avanzava dubbi sulla dinamica della morte. “Non aveva motivo di farlo. Era ricco, intelligente. Non è possibile che un uomo del genere possa uccidere”.

Articolo Precedente

Epatite acuta di origine sconosciuta nei bambini, necessario il trapianto in 8 pazienti su 108 in Gran Bretagna

next
Articolo Successivo

Guerra Russia-Ucraina, Biden: “Non ci sono prove che Mariupol sia completamente caduta. Dovrebbero consentire corridoi umanitari”

next