di Francesco Petrelli *

Cresce l’impegno delle maggiori economie mondiali per l’aiuto ai paesi poveri, ma attenzione non è tutto oro quello che luccica. Apparentemente, infatti, nonostante la pandemia e i suoi effetti di recessione economica globale, i nuovi dati presentati dall’Ocse sull’impegno dei Governi dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo del 2021 mostrano una notevole generosità dei 30 paesi donatori che fanno parte del Comitato Sviluppo. Si passa cioè da 179 miliardi di dollari di stanziamenti dai circa 162 del 2020, con un aumento in termini reali del 4.4%. In realtà però guardando da vicino il risultato e meno positivo di quello che appare.

La crescita è sostanzialmente trainata dalle iniziative relative al Covid-19 e alle donazioni dei vaccini che sono per loro natura volatili ed episodiche. Infatti la stessa Ocse precisa che, al netto della voce “Covid e vaccini”, l’aumento è solo dello 0,6% e percentualmente l’aiuto globale calcolato in relazione al reddito nazionale lordo rimane fermo allo 0,33%, come nel 2020.

Vaccini donati spesso vicino alla scadenza, con milioni di dosi rifiutate

Sia chiaro, le donazioni di vaccini sono importanti, così come i contributi ordinari e straordinari alle organizzazioni multilaterali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità o a iniziative come il Fondo globale per la lotta alla pandemia. Lo stesso vale per le donazioni di 857 milioni di vaccini. Il problema però è che, di queste, 350 milioni provengono da scorte acquistate dai Paesi donatori per le proprie necessità sanitarie nazionali, offerte in prossimità della scadenza e contabilizzate come aiuto allo sviluppo. Emblematico il caso dell’Italia che ha donato 33 milioni di dosi, in diversi casi proprio a pochi mesi dalla scadenza, mettendo in grande difficoltà i paesi beneficiari, che avendo sistemi sanitari fragili non riescono a mettere in piedi campagne vaccinali diffuse in poco tempo e senza un calendario certo e concordato. Altre 15 milioni di dosi, che erano state promesse, sono rimaste nei magazzini, perché rifiutate o non richieste.

Le iniziative “una tantum”, che fanno crescere l’aiuto italiano

Gli stessi limiti che abbiamo rintracciato nel pur apparente eccellente risultato dell’aiuto pubblico italiano: dopo tre anni di diminuzione costante fa registrare un Aps che cresce dallo 0,22% allo 0,28% in relazione al reddito nazionale con un aumento in termini reali da 4,2 a 6 miliardi di dollari nel 2021. Ma anche per l’Italia gran parte dell’aumento è basato su fattori di crescita dall’aiuto pubblico nazionale tutti episodici, mancano cioè di prevedibilità programmabilità nel tempo e quindi di efficacia nel medio-periodo.

Tre sono le voci che spingono l’aumento italiano: la cancellazione del debito, principalmente verso un solo paese africano, per 477 milioni, ossia un’operazione contabile che si fa una tantum; le donazioni di vaccini, come detto interventi preziosi ma saltuari legati all’emergenza Covid, che passano da 92 a 666 milioni di euro, di cui 227 milioni per i 48 milioni di dosi messi a disposizione attraverso l’iniziativa COVAX; i costi dei rifugiati che sono soggetti alle oscillazioni delle crisi e comunque è bene ricordare che si tratta di risorse che restano nei confini del Paese donatore.

Nessuna risorsa aggiuntiva per l’accoglienza in Italia, ma crescono le spesi militari

Le risorse per l’accoglienza nel nostro Paese sono state sempre molto alte nel budget aiuti italiani. Si tratta di un “circolo vizioso” che denunciamo da anni ma che non accenna ad interrompersi. Si continua a non stanziare risorse aggiuntive, sottraendo così risorse preziose indispensabili per affrontare crisi umanitarie sempre più gravi nei paesi all’origine dei flussi migratori. Se dal 2020 al 2021 in Italia sono raddoppiati gli arrivi da 34 mila nel 2020 a 67 mila nel 2021, possiamo solo immaginare quanto questo trend crescerà sugli stanziamenti per il 2022 a causa della crisi in Ucraina.

Al contrario si è deciso di aumentare la spesa militare senza tener conto di quanto l’aiuto allo sviluppo sia cruciale anche per scongiurare nel medio termine nuove crisi.

Far sì che l’aiuto determini davvero lo sviluppo e l’uscita dalla povertà

Ovviamente siamo di fronte a una situazione di tempesta perfetta fra pandemia – e i suoi effetti economici e sociali – e la guerra anche nel nostro Continente, ma dobbiamo far sì che le risorse e la cooperazione non solo si consolidino ma acquisiscano qualità perché efficaci nel medio periodo e prevedibili. Magari convertendo, se non sarà più necessario, i 227 milioni di euro dei vaccini italiani in programmi che sviluppino la sanità di base nei paesi africani del Sahel, oppure trasformando le cancellazioni del debito in risorse positivamente condizionate verso investimenti in politiche pubbliche per garantire l’educazione di base o la sicurezza alimentare sostenendo i piccoli contadini in paesi fragilissimi.

L’appello per lo stanziamento dell’0,70% del reddito nazionale

Come Oxfam chiediamo quindi alle istituzioni internazionali ed europee, al Governo e al Parlamento italiani di trasformare questo sforzo quantitativo in una inversione di tendenza qualitativa di aiuto allo sviluppo efficace e concretamente orientato agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. In linea con quanto richiesto dalla Campagna 070 in Italia, chiediamo che anche il nostro Paese – come Spagna e Francia – si doti di una legge che lo impegni a definire un calendario che da qui al 2030 garantisca la promessa fatta dai paesi industrializzati nel 1970 e mai realizzata.

* Policy advisor su sicurezza alimentare e finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia

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