di Francesco Petrelli *

L’impatto del conflitto in Ucraina sull’aumento della fame globale, potrebbe essere devastante, soprattutto in aree dell’Africa già attraversate dalla crisi climatica e da guerre, troppo spesso dimenticate.

Le previsioni della Fao danno il quadro dell’emergenza: già nei prossimi mesi si potrebbe assistere ad un aumento di oltre il 20% dei prezzi dei generi alimentari a livello globale. Un peso che diviene insostenibile per popolazioni che già da anni fanno i conti con altissimi livelli di insicurezza alimentare.

È il caso dell’Africa occidentale che sta già affrontando la più grave emergenza degli ultimi 10 anni, con 27 milioni di persone in condizione di grave insicurezza alimentare, che potrebbero arrivare a 38 milioni solo nei prossimi 3 mesi, con oltre 6,3 milioni di bambini sotto i 5 anni colpiti da malnutrizione acuta.

Nei paesi dell’area del Sahel – tra Burkina Faso, Niger, Ciad, Mali e Nigeria – la popolazione e già stata colpita da un aumento esponenziale dei prezzi negli ultimi 5 anni, grazie al mix letale di siccità sempre più lunghe e inondazioni che hanno ridotto di un terzo i raccolti dall’anno scorso.

In quest’area del mondo alla consueta tempesta perfetta, fatta di guerra, pandemia, migrazioni forzate per sopravvivere, si aggiunge oggi una significativa diminuzione della disponibilità di grano in ben sei paesi dell’Africa occidentale, che fino ad ora importavano il 30%, e in alcuni casi più del 50%, delle quantità necessarie, direttamente dalla Russia e dall’Ucraina.

Un altro probabile effetto della crisi ucraina è il forte calo degli aiuti internazionali all’Africa. Molti donatori hanno infatti già annunciato che potrebbero tagliare i finanziamenti, per far fronte all’accoglienza dei rifugiati ucraini entro i propri confini nazionali. Un paese come la Danimarca, ad esempio, potrebbe dimezzare gli aiuti destinati al Burkina Faso e al Mali per il 2022.

Sarà dunque fondamentale, in un tale contesto, che i governi decidano di stanziare risorse aggiuntive per l’emergenza dei rifugiati ucraini, rispetto a quelle già nei budget nazionali destinati alla cooperazione internazionale e all’aiuto allo sviluppo.

Proprio l’Italia di recente ha stanziato 110 milioni attraverso l’Agenzia Italiana della Cooperazione (AICS) all’Ucraina, attraverso la modalità del sostegno diretto al bilancio del governo ucraino. Risorse nella disponibilità della cooperazione e l’aiuto pubblico allo sviluppo, che al contrario dovrebbero essere reintegrate, anche per contribuire a far fronte al drammatico peggioramento della crisi alimentare che si sta profilando all’orizzonte in molti paesi in via di sviluppo.

Ci rifiutiamo di scegliere tra le donne e i bambini ucraini in fuga dalla guerra o quelli del Ciad o del Mali a rischio di fame acuta cronica. Per questo sulla crisi ucraina sono necessarie risorse aggiuntive per le emergenze umanitarie vecchie nuove, o che si possono aggravare a causa della guerra.

Da qui l’appello rilanciato da Oxfam, in occasione del summit euro-africano sulla crisi in Sahel, per lo stanziamento di altri 4 miliardi di dollari per far fronte all’emergenza nel 2022, come richiesto dalle Nazioni Unite.

Senza un intervento immediato, in questa parte dimenticata del mondo innumerevoli vite andranno perse nei prossimi mesi.

*policy advisor su sicurezza alimentare di Oxfam Italia

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