Da qualche giorno, in Consiglio regionale del Lazio, è iniziata la corsa ad aderire a Fratelli d’Italia. “FdI confida di aumentare i seggi in Parlamento, e promette la possibilità di inserirsi anche alla Camera o al Senato, quindi molti accettano il passaggio”, racconta una fonte di centrodestra. Le new entry provengono soprattutto dalle file della Lega, ma lunedì ha annunciato il passaggio al partito di Giorgia Meloni anche una consigliera del Movimento 5 Stelle, Francesca De Vito, sorella del più noto Marcello (l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma che aveva aderito a Forza Italia dopo l’espulsione dal Movimento). L’addio più piccato è stato quello della consigliera leghista Laura Corrotti: “Sono io che sbatto la porta e me ne vado a testa alta”, ha detto. “Me ne vado augurando a chi dirige questo partito di capire che in una comunità occorre valorizzare ogni risorsa invece di contrastarla. I risultati delle mancanze sono sotto gli occhi di tutti”.

Un messaggio, quello della consigliera, chiaramente rivolto ai vertici locali della Lega: a confermare i malumori, d’altra parte, sono più fonti interne al partito, che criticano “la gestione di Durigon“, ex sottosegretario all’Economia (si è dimesso dopo aver proposto di intitolare un parco di Latina al fratello di Mussolini) e da anni coordinatore leghista del Lazio. Numeri alla mano, alle regionali del 2018 il partito aveva ottenuto circa l’8%, alle europee del 2019 il 30%, alle amministrative di Roma dello scorso ottobre ha sfiorato a malapena il 6%. “Durigon non è stato in grado di tenere insieme consiglieri e militanti, eletti e non eletti: altrimenti forse avremmo frenato l’emorragia di consensi almeno a livello locale”, racconta la stessa fonte. Non è un caso quindi che le fughe dalla Lega a FdI riguardino in particolare i territori: nel Municipio XV ha salutato Riccardo Corsetto (già coordinatore territoriale del partito di Matteo Salvini), nel IV ha detto addio il fu candidato presidente del centrodestra, Roberto Santoro. Stesso copione per Roberto Bevilacqua, eletto con la Lega nel Municipio III. Dal canto loro i leghisti sono riusciti a strappare a FdI l’ex sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, consigliere regionale e proiettato verso una candidatura in Parlamento.

A favorire la transumanza dalla Lega a FdI c’è da un lato il calo del partito di Salvini nei sondaggi, dall’altro la ricerca – per le prossime regionali – di un candidato con un po’ di appeal elettorale che inevitabilmente, all’interno del centrodestra, penalizzerebbe chi si candida nelle forze più deboli della coalizione. Sul punto, a quanto apprende ilfattoquotidiano.it, FdI, Lega e Forza Italia stanno vagliando una figura civica, cercando però di evitare un “Michetti bis” e il risultato disastroso delle comunali: sono state già esplorate le opzioni di Guido Crosetto – che avrebbe rifiutato – e del capogruppo di FdI alla Camera Francesco Lollobrigida, ipotesi non del tutto tramontata, alla quale però si preferirebbe un non politico. Le interlocuzioni sono in corso ma l’auspicio di eletti e militanti del centrodestra è che “Meloni, Salvini e Tajani trovino presto un accordo, non si può arrivare tardi come su Roma”.

Anche perchè il centrosinistra sta già scaldando i motori e ha annunciato che per scegliere il candidato presidente si terranno le primarie: tra i nomi circolano quello del vicepresidente e assessore al Bilancio, Daniele Leodori, e quello dell’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. I rumors però, descrivono D’Amato come già in rotta di collisione con il Pd – a cui non si è mai iscritto – e ostile all’idea di sottoporsi al voto ai gazebo. Avrebbe però anche l’appoggio del leader di Azione, Carlo Calenda, che lo ha pubblicamente sostenuto: non è escluso quindi che possa decidere di correre da solo con un’altra coalizione. Sembra invce tramontato l’accordo con cui Zingaretti si assicurò il sostegno del Movimento 5 Stelle, lo scorso anno, per tenere in piedi la maggioranza in Regione. A oggi però, non potendo imporre la scelta di un candidato, il M5s regionale sembra orientato ad affiancare il centrosinistra in coalizione con una propria lista: anche per questo è iniziata la fuga di coloro che si sentono più rappresentati da valori di destra, come Francesca De Vito.

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