Lo Stato arriva al 31esimo anniversario della strage del Moby Prince, nella quale morirono 140 tra passeggeri e membri dell’equipaggio del traghetto, con un dispiegamento di forze d’indagine mai visto prima: due inchieste penali – condotte in parallelo dalla Procura di Livorno e dalla Direzione antimafia di Firenze -, un procedimento civile arrivato all’appello al Tribunale di Firenze e una commissione d’inchiesta alla Camera, la seconda dopo quella del Senato che ha concluso i lavori nel 2018, ribaltando le ricostruzioni dei tribunali. L’organismo parlamentare è è a poco più di metà del lavoro. Tra le peculiarità la nomina di 18 consulenti, facendo anche un cambio di regolamento per superare il suo limite iniziale di 15.

Presidente Romano, su cosa stanno operando principalmente i consulenti?
La commissione ha scelto di concentrarsi sui nodi fondamentali della ricostruzione della collisione del 10 aprile 1991: le condizioni di manovrabilità e sicurezza del traghetto prima della partenza dal porto di Livorno, le condizioni meteo marine di quella sera e la posizione delle altre unità navali presenti in rada quella sera. L’obiettivo di ricostruzione della dinamica porta alla necessità di approfondire diverse questioni tecniche circa gli apparati di governo del traghetto – in particolare eliche e timoni – l’esplosione nel locale eliche di prua, il recupero dei contenuti integrali del ‘bobinone’ su cui furono registrate le comunicazioni radio avvenute nella rada di Livorno quella notte, l’analisi della polizza assicurativa della Moby e l’accordo assicurativo che fu stipulato tra le parti subito dopo la strage”.

Per fare tutto questo nei tempi stretti imposti dalla durata della legislatura la commissione ha ritenuto opportuno nominare diversi consulenti tecnici, ognuno dei quali lavora a puro titolo gratuito, salvo il rimborso delle spese sostenute.
L’obiettivo di ricostruire con la massima precisione la dinamica relativa a tutto quanto accadde nella rada di Livorno nelle ore della collisione, anche attraverso una perizia affidata alla società di ingegneria navale Cetena, assoluta eccellenza italiana e internazionale è complesso e sfidante, perché dobbiamo ricostruire un fatto risalente a 31 anni fa. Ma personalmente sono molto fiducioso di arrivare all’obiettivo, anche grazie all’acquisizione di nuovi documenti, come le fotografie satellitari dell’area, resesi disponibili solo dopo la fine della precedente commissione al Senato.

Per fare tutto questo nei tempi stretti imposti dalla durata della legislatura la commissione ha ritenuto opportuno nominare diversi consulenti tecnici, ognuno dei quali lavora a puro titolo gratuito, salvo il rimborso delle spese sostenute.
L’obiettivo di ricostruire con la massima precisione la dinamica relativa a tutto quanto accadde nella rada di Livorno nelle ore della collisione, anche attraverso una perizia affidata alla società di ingegneria navale Cetena, assoluta eccellenza italiana e internazionale, è complesso e sfidante, perché dobbiamo ricostruire un fatto risalente a 31 anni fa. Ma personalmente sono molto fiducioso di arrivare all’obiettivo, anche grazie all’acquisizione di nuovi documenti, come le fotografie satellitari dell’area, resesi disponibili solo dopo la fine della precedente Commissione al Senato.

Seguite la pista dell’avaria per giustificare l’incidente?
La visita al Rina, l’acquisizione di nuova documentazione dal Registro Navale Italiano e l’audizione degli ispettori ha esattamente questo obiettivo: chiarire oltre ogni dubbio quali fossero le condizioni della Moby al momento della sua partenza dal porto di Livorno, relativamente ai principali sistemi di funzionamento della nave. Ovviamente stiamo lavorando su varie ipotesi, tra cui quella di un’avaria precedente o contemporanea alla collisione come concausa del disastro.

Sul ruolo delle navi militarizzate americane in rada la notte dell’incidente così come sulla nave Nato “Alliance” è stato disposto qualche accertamento?
La commissione sta valutando il ruolo di ogni unità che era presente sullo scenario di quella sera. Sia quelle di cui si ha il riscontro documentale – secondo il registro dell’Avvisatore Marittimo – sia di quelle di cui negli anni è stata ipotizzata la presenza in rada con riscontri differenti. Nel caso specifico, ci risulta che la nave Alliance fosse una nave Nato di stanza a La Spezia.

Come si sta muovendo la commissione per dare una ragione all’incredibile omissione di soccorso compiuta dalla Capitaneria di Porto nelle prime ore e dalla Marina Militare successivamente?
Uno dei punti perfettamente chiariti dalla commissione presieduta dal senatore Lai (che ha lavorato al Senato fino al 2018) è proprio quello relativo ai tempi del (mancato) soccorso, alle gravissime lacune nel lavoro della Capitaneria di Porto e di tutta la catena di comando della Marina Militare, ai tempi della terribile agonia a cui furono condannate molte vittime della Moby. Su questo non sarà necessario tornare, essendo un aspetto già acquisito sui fatti di quella notte. Alla magistratura spetterà, su questo come sugli altri aspetti, valutare l’esistenza di profili penalmente perseguibili.

Sentirete di nuovo in audizione l’allora comandante del porto Sergio Albanese e l’armatore del traghetto, Vincenzo Onorato?
Il lavoro dei deputati che compongono la commissione e dei consulenti tecnici sta portando a quesiti precisi e puntuali a cui è necessario dare risposte. Se queste risposte non saranno trovate nell’immensa documentazione acquisita dalla commissione provvederemo certamente a rivolgerle direttamente a chi riterremo possa darcele.

La questione assicurativa della vicenda è emersa nel corso della precedente inchiesta parlamentare anche grazie al lavoro dei consulenti Francesco Dall’Olio e Stefano Paparelli che avete recuperato nell’attuale commissione. Come state affrontando gli anelli mancanti?
Su tutti gli aspetti assicurativi della vicenda – e dunque sia sulla polizza assicurativa sottoscritta dall’armatore per la Moby Prince sia sul patto assicurativo a tre stipulato subito dopo la strage ed emerso grazie ai lavori della prima commissione – stiamo facendo una serie di considerazioni con l’aiuto di uno dei consulenti citati, un professionista di assoluta eccellenza nel campo del diritto assicurativo marittimo, così da definire precisamente il perimetro e soprattutto i presupposti dell’accordo.

Avete disposto degli accertamenti in accordo con la Dda di Firenze sulle tracce di esplosivi rinvenute nel locale eliche di prua del traghetto. Nessuno finora ha mai contestato i rilievi della polizia scientifica del 1991-92 quindi la presenza di tracce di 7 sostanze esplosive in un locale interessato da una esplosione poi attribuita a deflagrazione da gas. Quando arriveranno i risultati di questa indagine?
In realtà quei rilievi della polizia scientifica sono stati oggetto di valutazioni peritali e giudiziarie molto diverse tra loro in questi trent’anni. Proprio per questo abbiamo deciso di azzerare tutto e di ripartire, ritrovando negli archivi del Tribunale di Livorno dei reperti che abbiamo ritenuto utili per dare le risposte che la commissione cerca. Contestualmente, l’argomento è risultato di interesse sia per la Procura di Livorno che per la Dda di Firenze. Ad oggi sono in corso accertamenti tra i vari consulenti nominati, che stanno lavorando presso i laboratori del Racis dei Carabinieri di Roma dove si dispone delle tecnologie più avanzate in Italia per analisi esplosivistiche. Anche in questo caso i risultati attesi saranno parte fondamentale della relazione conclusiva della commissione.

Avete acquisito dal Tribunale di Livorno il celebre “bobinone” e a quanto noto a ilfattoquotidiano.it siete riusciti nell’impresa tecnica di riversare il contenuto di tutte le undici tracce, in formato digitale. Quando sapremo qualcosa?
Sul “bobinone”, ovvero sulla registrazione di tutte le comunicazioni radio intercorse nella rada di Livorno nella notte del 10 aprile, la commissione ha fatto un importante passo avanti. L’acquisizione di un apparecchio in grado di leggere tutte le tracce, avvenuta all’estero grazie all’impegno tecnico e finanziario della Camera dei Deputati, ha permesso di trasferire per la prima volta in digitale le tracce audio con una qualità mai raggiunta. Sui contenuti delle tracce sono ovviamente tenuto al rispetto della riservatezza, ma su questo è in corso una perizia tecnica i cui risultati saranno condivisi dai commissari e che poi faranno integralmente parte della Relazione conclusiva.

Ilfattoquotidiano.it ha raccontato la storia anomala del video amatoriale più prossimo alla collisione, girato da una località a 11 km in linea d’aria dal punto dell’incidente. Avete disposto accertamenti a riguardo?
Sono in corso accertamenti anche su quella testimonianza video, ritrovata negli archivi di Telegranducato, in particolare per la ricostruzione della posizione reciproca delle due navi nei minuti dopo la collisione. Come lei sottolinea, si tratterebbe di un video girato da una località posta a 11 kilometri dal punto dell’incidente: per la tecnologia video dell’epoca, 11 km sono una distanza enorme e il primo aspetto da chiarire è l’affidabilità documentale del filmato.

Draghi vi scrisse che su Moby Prince gli era stato riferito che non c’erano documenti classificati. Ma una conoscenza approfondita della vicenda fa emergere il contrario. Avete chiesto comunque questi documenti, nonostante la risposta del presidente o vi siete fermati?
Il presidente del Consiglio ha risposto ad una precisa richiesta di desecretazione dei documenti relativi alla Moby venuta da questa seconda commissione d’inchiesta, e ha chiarito ufficialmente che non esiste alcun documento relativo alla Moby su cui sia stato apposto il segreto di Stato. Questo non significa che non vi siano documenti sottoposti ad altri livelli di classificazione. E proprio per questo abbiamo audito gli attuali vertici dei Servizi, dai quali abbiamo successivamente ottenuto tutta la documentazione raccolta dai precedenti organismi (Sismi e Sisde) sulla strage. I risultati delle due audizioni e le analisi su questi documenti sono già oggetto di analisi da parte dei commissari.

Presidente Romano, dopo 31 anni possiamo permetterci massima chiarezza: questa vicenda o è la storia di come 140 persone sono morte per una incredibile negligenza generalizzata o è il racconto di una strage. Lei ad oggi dove punta l’indice?
Il compito di una commissione d’inchiesta parlamentare è quello di accertare i fatti così come sono avvenuti, lavorando con razionalità e concretezza a comporre un quadro credibile e a prova di smentita. Evitando le dietrologie e i complottismi, per quanto mossi dalle migliori intenzioni, e mettendo sempre al centro le prove, i documenti, le perizie. Io sono fiducioso che il quadro dei fatti di quella notte che emergerà dal lavoro di questa commissione, grazie anche a quanto già chiarito dalla prima commissione, sarà preciso e affidabile. Sarà poi la magistratura, com’è doveroso nel nostro stato di diritto, a valutare l’esistenza di profili penalmente o civilmente rilevanti e dunque comminare eventuali pene e sanzioni.

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