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Bruce Willis, che cos’è l’afasia e perché questa “malattia silenziosa” ha costretto l’attore al ritiro dalle scene

Fino a qualche anno fa se ne sapeva pochissimo, tanto che si faticava persino a diagnosticarla, oggi invece viene riconosciuta con maggiore facilità (si calcola che solo in Italia siano oltre 250 mila le persone che ne sono affette, 1 milione degli Usa con circa 180 mila nuovi casi l’anno)

di Francesco Canino

Non capire ciò che viene detto oppure non riuscire ad articolare frasi di senso compiuto è un grande limite per tutti, ancora di più per chi con le parole ci lavora. Per questo Bruce Willis ad appena 67 anni ha dovuto annunciare il ritiro dalle scene: la diagnosi è di quelle feroci, afasia, un disturbo del linguaggio che mina la capacità di comprensione ma anche quella di esprimersi verbalmente, leggere e scrivere. E dunque anche recitare.

COS’È L’AFASIA
L’afasia è una “malattia silenziosa” che generalmente si manifesta dopo un ictus o un trauma cranico, ma può anche essere silente e manifestarsi a seguito di una patologia neurodegenerativa, come l’Alzheimer. In generale, è conseguente a un danno alle aree cerebrali responsabili del linguaggio, che si trovano sul lato sinistro del cervello. Fino a qualche anno fa se ne sapeva pochissimo, tanto che si faticava persino a diagnosticarla, oggi invece viene riconosciuta con maggiore facilità (si calcola che solo in Italia siano oltre 250 mila le persone che ne sono affette, 1 milione degli Usa con circa 180 mila nuovi casi l’anno).

I SINTOMI PIÙ COMUNI
L’afasia colpisce le funzioni strettamente collegate con il linguaggio. Chi ne è affetto fatica a comprendere ciò che gli viene detto, ha difficoltà nel mettere insieme frasi di senso compiuto (gli mancano ad esempio le singole parole, sbaglia la costruzione grammaticale o produce male i suoni delle parole), ha problemi nella lettura, nella scrittura e anche nel fare calcoli. L’afasia si accompagna spesso ad altri a disturbi come la difficoltà nel controllare i muscoli utilizzati per parlare (disartria) o la difficoltà a deglutire (disfagia).

LE CURE E LA RIABILITAZIONE
Non esiste una cura attraverso dei farmaci ma è previsto un trattamento riabilitativo per l’afasia attraverso l’utilizzo di esercizi di logopedia. I margini di miglioramento dipendono dal tipo di lesione celebrare subita, dall’area del cervello danneggiata oltre che dall’età e dallo stato di salute della persona afasica. “La persona afasica ha bisogno di un supporto complesso, che non è solo medico, e deve venire da coloro che hanno con lui un rapporto professionale (medici, neuropsicologi, logopedisti, assistenti sociali), dalle persone che fanno parte del suo ambiente (familiari, amici, colleghi) o che a lei si dedicano per spirito di servizio (volontari). I primi hanno il compito di prestare le cure migliori e più aggiornate, mentre gli altri debbono garantire l’aiuto necessario nella vita di tutti i giorni”, si legge sul sito dell’A.IT.A, l’Associazione Italiana Afasici. Le capacità linguistiche e comunicative di chi ne soffre possono continuare a migliorare per molti anni in maniera netta (come ha dimostrato Andrea Vianello, attuale direttore di Radio1Rai e dei Giornali Radio Rai, che ha raccontato la sua esperienza dopo essere stato colpito da ictus che gli ha provocato afasia) ma è comunque molto difficile che Willis possa tornare a recitare.

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