Poco meno di due mesi l’operazione che a Roma aveva smantellato un gruppo di trafficanti di droga italo-albanesi. Oggi altri nove arresti su cui si allunga anche l’ombra della camorra. I cui soldi sarebbero stati riciclati anche in produzioni cinematografiche, “perché un film può costare 200mila ma può costare pure 50 milioni di euro” dicevano gli arrestati intercettati. C’è anche un produttore cinematografico, Daniele Muscariello, fra le persone finite in carcere con l’accusa di riciclaggio con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, nell’ambito dell’inchiesta della Dda della Procura di Roma, coordinata dagli aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò.

L’indagine, svolta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Roma e dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, ha portato in carcere anche un carabiniere e un poliziotto. Questi ultimi in particolare si occupavano di prelevare a Napoli il denaro contante del clan camorristico D’Amico-Mazzarella e lo consegnavano a Muscariello, che aveva il compito di riciclare i soldi.

L’inchiesta, nata in seguito agli sviluppi seguiti agli arresti dello scorso gennaio che avevano smantellato due gruppi armati legati al narcotraffico con a capo gli albanesi Elvis Demce e Ermal Arapaj, si è poi intrecciata con quella delle Fiamme gialle su operazioni sospette. Oltre agli arresti, è stato disposto il sequestro di oltre un milione e mezzo.

Nel corso delle indagini erano emersi dei rapporti tra i due albanesi e il produttore cinematografico che progettavano il sequestro di un imprenditore che si era indebitato con il clan camorristico, progetto mai realizzato. “Il cinema è il nostro strumento” diceva uno degli indagati. Per ‘ripulire’ i soldi il clan si affidava anche a un’azienda vitivinicola, il cui commercialista è finito in carcere. “Abbiamo relazioni importanti, sono quattro volte che mi arrestano ma poi torno a casa” diceva in un’intercettazione Muscariello, produttore della Henea Productions, che aveva realizzato tra gli altri il film del 2021 All’alba perderò. Durante le indagini sono state documentate movimentazioni bancarie per operazioni di riciclaggio di almeno un milione 250mila euro, con la disponibilità sistematica di 200mila euro al giorno da destinare alle operazioni di mascheramento.

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“Un film può costare 200mila euro, ma anche cinquanta milioni”: così parlava il produttore arrestato per il riciclaggio dei soldi dei clan

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