di Giuseppe Paris

Assistiamo in questi giorni ad aumenti incontrollati dei prezzi dei beni di consumo, sulla scia degli aumenti dei combustibili conseguenti alle tensioni generate dal conflitto tra Russia e Ucraina. Questa situazione di tensione è destinata, a detta di economisti ma anche dei politici, a perdurare, non solo nel breve, ma anche nel medio periodo. In ordine sparso tutti i comparti produttivi annunciano aumenti dei prezzi finali. Gli imprenditori, in situazioni di questo tipo, non esitano a ritoccare i listini dei prezzi di vendita: non si tratta di aumenti legati a motivi contingenti la singola impresa, ma di situazioni oggettive che colpiscono quasi tutti i settori produttivi.

In queste situazioni le regole della concorrenza del libero mercato saltano. Gli unici che si trovano impotenti di fronte a questa escalation di aumenti sono i lavoratori dipendenti e i pensionati che ne “pagano” le conseguenze senza possibilità di reazione, se non quella di limitare i consumi. Il tasso di interesse atteso per il 2022 era, secondo le previsioni di Bankitalia, del 3%. Comprendiamo tutti come questa previsione sia saltata: se ci si limita al settore dei carburanti il tasso inflattivo reale si attesta al momento al 40%. L’aumento del prezzo dei carburanti e del metano, e quindi dell’energia con essi generata, provoca un rialzo dei costi di produzione che porta, inevitabilmente, all’aumento dei prezzi finali di merci e servizi.

Ecco perché appare indispensabile un correttivo che, come la Scala Mobile, consenta di tutelare il potere di acquisto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. La reintroduzione di un meccanismo di adeguamento automatico degli stipendi e delle pensioni appare in questo momento anche uno strumento che consente di evitare fenomeni di conflittualità sociale. Il livello salariale italiano, e quindi il suo potere di acquisto, che è già tra i più bassi, non solo d’Europa, ma anche di quelli di quasi tutti i paesi Ocse, rischia di scivolare a livelli così bassi da rasentare la povertà e comunque impedire alle famiglie, in particolare quelle monoreddito e con figli a carico, di condurre una vita dignitosa.

Di fronte a questi rischi, il male minore anche per le stesse imprese, è di accettare la reintroduzione della scala mobile. Si potrebbe pensare che l’adeguamento avvenga per una parte attraverso l’effettivo aumento in busta paga, quindi con costo a carico dell’impresa, e per una parte a carico dello Stato attraverso la defiscalizzazione dell’aumento stesso.

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