Con la guerra in Ucraina, che ha fatto volare ulteriormente il prezzo del gas, l’amministratore delegato di Enel Francesco Starace è tornato a ribadire che sono le rinnovabili la fonte energetica del futuro, in grado di far risparmiare sulla bolletta degli italiani. I numeri raccontano ciò che è stato fatto finora: nel 2021 la capacità installata dal gruppo in Italia è stata pari all’1,1% di quella installata nel mondo. Strategia aziendale dovuta anche a un contesto, quello nazionale, non certo favorevole alla diffusione dell’energia verde. Così, se nel piano strategico 2022-2024 la partecipata del Tesoro prevede di investire 19 miliardi per arrivare a un incremento globale di capacità di 21,2 gigawatt, in Italia l’incremento atteso è di poco più di un gigawatt. Nel piano precedente, entro il 2021 si puntava ad aggiungere 1.122 in tutta Europa e 171 megawatt nella Penisola: obiettivi non raggiunti.

I dati della nuova capacità installata – Il gruppo ha appena pubblicato il Bollettino trimestrale, con i dati operativi relativi al quarto trimestre e a tutto il 2021. Lo scorso anno la capacità aggiuntiva di rinnovabili è stata di 5.176 Mw a livello globale con target mancati in Europa e in Italia. In tutto il continente il gruppo ha aggiunto 833 Mw, di cui 627 nella sola penisola iberica. In Italia l’incremento è stato di appena 57 Mw in più in tutto il 2021, 29 nell’idroelettrico, 22 di fotovoltaico, 1 Mw di solare e 4 di geotermico. Dunque, sottraendo i megawatt aggiunti in Italia e nella penisola iberica, nel resto d’Europa la capacità installata nel 2021 è di 149 Mw. Salta all’occhio la differenza con altre aree del mondo: più 1.364 megawatt in Nord America e 1.950 in America Latina.

Rinnovabili, slanci e ritardi da recuperare – L’azienda stessa, pur senza fornire ‘lo stato dei lavori’ dei progetti in cantiere in Italia, ha di recente spiegato a ilfattoquotidiano.it come i target siano tuttora condizionati da iter autorizzativi lenti e dall’esito incerto e che “il decreto Semplificazioni bis ha dato dei segnali positivi ma non ancora sufficienti”, ma resta urgente l’attuazione “di ulteriori concrete misure che vadano in tale direzione”: “Senza un cambio di passo, gli obiettivi di decarbonizzazione del Paese sono a rischio”.

Il problema non riguarda solo Enel. Per rispettare gli obiettivi europei sul taglio delle emissioni del 55% al 2030, l’Italia dovrebbe installare ogni anno oltre 8 gigawatt di potenza da fonte rinnovabile, mentre negli ultimi sette anni ha installato una media di 800 megawatt (0,8 gigawatt) all’anno. Nel frattempo, fattori scatenanti il prezzo del gas e la guerra in Ucraina, qualcosa si è mosso se il consiglio dei ministri ha appena sbloccato sei parchi eolici per 418 megawatt, ossia metà della potenza media da rinnovabili installata ogni anno negli ultimi anni. Resta poca roba, soprattutto considerando che arriva a 168 gigawatt il valore delle richieste di connessione (al 31 dicembre 2021) solo per impianti eolici (on-shore e off-shore) e fotovoltaici on-shore. Insomma, i progetti si sono spesso fermati lungo la strada e questo, spiega Enel a ilfattoquotidiano.it, ha condizionato anche i piani delle aziende.

Enel, tra fossili e rinnovabili – A livello globale la multinazionale italiana prevede di abbandonare la generazione a carbone entro il 2027 e quella a gas entro il 2040 e ricorda “di aver anticipato di dieci anni “l’obiettivo della completa decarbonizzazione del gruppo”. Sorvolando sulla recente proposta, poi accantonata, del presidente del consiglio Draghi di riaprire le centrali a carbone (e delle sette presenti in Italia, cinque sono gestite proprio da Enel energia), in un rapporto pubblicato a inizio anno dalla coalizione Europe Beyond Coal, di cui è membro anche ReCommon, si stima che “nonostante gli ingenti investimenti programmati nelle rinnovabili, la società avrà ancora centrali a gas naturale per più di 25 GW in funzionamento al 2035”, mentre non ha reso pubblica alcuna tempistica per la chiusura delle centrali fossili. Nel frattempo, a fine febbraio 2021 la società elettrica ha annunciato che, in Italia, le centrali Enel di Civitavecchia e di Brindisi non saranno convertite a gas, sottolineando che “il programma di decarbonizzazione avviato da Enel in Italia prevede lo sviluppo di energie rinnovabili in tutto il territorio e la chiusura degli impianti a carbone entro il 2025, in coerenza con le tempistiche previste dal Pniec, per sostituirli con nuovi poli energetici costituiti da impianti a fonti rinnovabili, impianti di accumulo e impianti a gas, questi ultimi nella misura strettamente necessaria per mantenere in sicurezza il sistema elettrico italiano”.

I nuovi obiettivi di Enel e il confronto con gli altri Paesi – Proprio pensando al futuro, nel piano strategico 2022-2024 si indicano investimenti per 45 miliardi. Alle rinnovabili andranno 19 miliardi di euro per arrivare a un incremento globale di capacità di 21,2 GW. Ma quanta di questa capacità in Italia? I 1020 MW da aggiungere da qui al 2024 rappresentano solo il 5% della torta globale, mentre il 31% sarà installato in America del Nord (6500 MW), il 26% in America latina (5512 MW), il 19% nella Penisola iberica (3991 MW), il 15% tra Africa, Asia e Oceania e un altro 5% nel resto d’Europa. Nel 2022 Enel conta di aggiungere in Italia appena 161 megawatt: 32 MW di idroelettrico, 3 di geotermico, 98 di eolico (contro i 329 nella penisola iberica, 550 in America latina e 1.051 in Nord America) e 29 prevalentemente da solare (saranno 634 MW nella penisola iberica, 1.244 in America Latina e 1.474 in Nord Nord America). Come si sceglie dove investire? “Dipende da numerosi fattori, tra cui quadri regolatori locali, potenziale di sviluppo, disponibilità di aree idonee al fotovoltaico o all’eolico in base a caratteristiche specifiche di esposizione a sole e vento dei territori”, spiega l’azienda.

Gli ostacoli italiani che frenano i target – E’ la stessa Enel a sottolineare che “all’interno della più ampia pipeline di progetti per l’Italia, nel Piano sono indicati gli obiettivi che si stima di poter realizzare nel periodo indicato, tenendo conto di avanzamento dei progetti, iter autorizzativi e altre variabili”. Secondo l’azienda “l’obiettivo potrebbe essere maggiore se i rischi di stop e i tempi per i permessi fossero più prevedibili”. Morale: si potrebbe anche fare di più, ma gli stessi obiettivi indicati nei piani strategici sono tuttora condizionati da iter autorizzativi lenti e dall’esito incerto. Per avere un’idea di cosa si parla, in uno studio pubblicato da Elettricità Futura di Confindustria, la principale associazione delle imprese elettriche italiane e realizzato in collaborazione con Althesys, si stima che in Italia un processo autorizzativo abbia una durata media di 7 anni, quasi 6 oltre i limiti di legge. La nuova Direttiva Rinnovabili (Red II) recepita in Italia, invece, chiede il rispetto del limite di due anni. Enel ha condiviso nei giorni scorsi l’appello lanciato proprio da Elettricità Futura a governo e Regioni, affinché autorizzino entro giugno 60 GW di nuovi impianti rinnovabili da installare nei prossimi tre anni e tuttora sottolinea l’urgenza di una “semplificazione dei procedimenti autorizzativi”, ricordando che per raggiungere gli obiettivi nazionale transizione energetica, lo spazio non è invece un problema. “È stato stimato che tutti gli impianti rinnovabili che il Paese dovrà realizzare e avere in esercizio al 2030 – spiega l’azienda – occuperanno uno spazio massimo pari a circa lo 0,5% di tutto il territorio nazionale”.

Lo stato dei lavori – E allora, nel Paese dove gli iter autorizzativi sono sempre stati lunghi e complessi, anche se oggi la situazione geopolitica impone un passo più veloce e qualche segnale inizia a vedersi, è lecito chiedersi come conti Enel di centrare i nuovi target 2022-2024. Come si fa a essere certi di raggiungere gli obiettivi del piano strategico aziendale? Parliamo di progetti in zone dove non c’è alcun rischio di stop da parte di sovrintendenze ed enti locali? Si tratta di iter autorizzativi già in fase avanzata? L’azienda non fornisce ‘lo stato dei lavori’ dei progetti che dovrebbero portare a quei 1020 megawatt in più di potenza installata. Né è possibile, ad oggi, dedurre quanta capacità verrà installata entro il 2024 dei 129,6 MW che Enel Green Power Italia ed Enel Produzione si sono aggiudicati nel settimo round di gare FER indette dal Gestore Servizi Energetici, nei contingenti aste e registri. “Della potenza complessiva aggiudicata – spiega l’azienda – 89,2 MW sono relativi a due progetti di nuova capacità solare, da realizzare in Piemonte e Sicilia, con lavori di costruzione che verranno avviati nel 2022”. Altri 37,3 MW sono relativi a tre rifacimenti di impianti idroelettrici già operativi in Basilicata, Campania e Lazio. Nulla sui tempi e, comunque, anche se tutto si traducesse in capacità installata al 2024, si parla di circa un decimo dell’incremento previsto entro in 2024 in Italia.

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