Nel centesimo giorno di presidio davanti alla fabbrica, i lavoratori della Saga Coffee di Gaggio Montano, sull’Appennino bolognese, hanno dato il via libera all’unanimità al protocollo d’intesa per il rilancio dello stabilimento siglato il 18 febbraio con la nuova società partecipata dalle aziende Tecnostamp e Minifaber. Un vero e proprio plebiscito: su 196 aventi diritto, hanno votato in 193 e la totalità ha dato parere favorevole all’accordo. Nessuno contrario e nessuna scheda bianca. L’accordo definitivo, fanno sapere i sindacati Fiom-Cgil e Fim-Cisl, sarà firmato domani, giovedì 24 febbraio, nella sede della Regione Emilia Romagna alla presenza dell’assessore al Lavoro Vincenzo Colla, degli imprenditori Triulzi e Melocchi, dei vertici di Evoca e della città metropolitana di Bologna e di Gaggio Montano. E sempre domani inizierà la smobilitazione del presidio. “Una grande prova di democrazia” è il commento della Fiom, che definisce quella della Saga Coffee “una lotta esemplare che parla a tutto il mondo del lavoro e che ci ricorda, ancora una volta, che il coraggio e la determinazione dei lavoratori può cambiare le storia”.

L’accordo prevede l’impegno della Newco, partecipata dalle lombarde Tecnostamp e Minifaber, ad assumere almeno 137 lavoratori su 195, entro i dodici mesi coperti dalla cassa integrazione straordinaria. Numero che potrebbe salire a 150 nel caso in cui Invitalia confermasse l’ingresso nella compagine sociale della Newco. Altri 10 lavoratori potrebbero essere reimpiegati da alcune imprese della zona associate a Cna che hanno dato la loro disponibilità. Tra i punti principali dell’intesa ci sono inoltre un’integrazione giornaliera alla cassa di 20 euro lordi e una serie di incentivi all’esodo fino a 85mila euro. Il piano di salvataggio prevede poi investimenti per 25 milioni di euro e l’applicazione del contratto nazionale dell’industria metalmeccanica. L’azienda produrrà lamiere e componenti in plastica da materiale di riciclo.

Si ferma così dopo oltre tre mesi la protesta dei 220 operai e operaie (queste ultime compongono quasi l’80% della forza lavoro) specializzati nella produzione di macchine da caffè per uffici e dall’autunno scorso a rischio licenziamento. A inizio novembre infatti la multinazionale Evoca Group, controllata al 100% da un fondo americano, aveva annunciato la chiusura dello stabilimento, per delocalizzare a Bergamo, in Spagna e in Romania. Una notizia che aveva convinto i sindacati Cgil e Cisl a organizzare da subito un picchetto permanente, giorno e notte, per evitare che venissero portati via i macchinari. Ne è nato un presidio organizzato per turni, con tendoni, camper e stufe, per non abbandonare la fabbrica nemmeno un’ora, con le operaie sempre davanti ai cancelli nonostante il freddo e le condizioni durissime che caratterizzano gli inverni sulla montagna. Tutte loro hanno sacrificato parte della loro vita privata e familiare, sabati e domeniche incluse, per salvare il proprio posto di lavoro. Le “partigiane del 21esimo secolo” le ha definite più volte Primo Sacchetti, funzionario della Fiom-Cgil di Bologna. Una protesta raccontata in tutta Italia: da loro sono arrivati giornalisti, telecamere, il ministro del Lavoro Andrea Orlando, il presidente della Regione Stefano Bonaccini e l’arcivescovo Zuppi. Senza considerare le decine di commercianti e cittadini che hanno manifestato la loro solidarietà con ogni mezzo possibile, portando ogni giorno pane, pizze, colazioni e viveri di tutti i tipi. Una mobilitazione straordinaria di un territorio, quello sull’Appennino emiliano, che a livello occupazionale non offre molte alternative e che già sei anni fa aveva affrontato la crisi della Saeco, con 243 esuberi. E proprio Sacchetti ha raccontato la protesta giorno dopo giorno, in un diario collettivo pubblicato ogni sera sui social insieme a foto e video girati al presidio. “Cento giorni passati sull’ottovolante fra preoccupazioni e speranza, ansia, ma anche tanta solidarietà da parte di tutti – ha scritto nell’ultimo intervento dedicato ai saluti, ai ringraziamenti e alle ultime riflessioni – A mia memoria non ricordo vertenze così lunghe e se sottolineo questa cifra non è perché sono particolarmente affezionato ai record, ma soltanto per evidenziare la qualità e la forza morale delle lavoratrici e lavoratori della Saga”.

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