Doveva uscire oggi dal carcere di San Vittore Antonio Di Fazio, il manager milanese arrestato con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di sei donne, tra cui anche l’ex moglie, e per il tentato omicidio di quest’ultima. Per l’imprenditore farmaceutico sono stati disposti i domiciliari in una struttura psichiatrica ma al momento, il trasferimento non è ancora avvenuto: nel carcere di San Vittore dove è recluso, stanno aspettando il braccialetto elettronico necessario per portare il detenuto in una delle comunità terapeutiche del centro del Crest – centro per lo studio e la terapia dei disturbi della personalità, come disposto dal giudice dell’udienza preliminare Anna Magelli.

Di Fazio è in carcere dallo scorso maggio e probabilmente ci rimarrà fino a dopodomani, mercoledì 23 febbraio, data in cui il braccialetto elettronico dovrebbe essere disponibile. Nell’esporre la decisione di accettare la richiesta di trasferimento, richiesta dai difensori dell’imprenditore, il giudice Magelli ha dichiarato che il percorso terapeutico di Di Fazio “lo ha portato a prendere coscienza della estrema gravità delle condotte tenute” e che la decisione è stata presa con il parere favorevole della procura.

Sulle pagine della Stampa di oggi si legge però che la concessione dei domiciliari all’imprenditore ha causato indignazione tra le parti offese e i loro difensori. Anche alla luce delle relazioni che gli psicologi al lavoro sul caso hanno presentato sugli incontri di Di Fazio con il figlio, in cui sono stati riportati “atteggiamenti e commenti fuori luogo, descrizioni sensazionalistiche della vita in carcere, proposte di matrimonio arrivate da sue fan e un atteggiamento dispregiativo nei confronti delle donne”. Tra le motivazioni che avrebbero portato a concedere a Di Fazio il trasferimento al Crest, invece, il giudice ha indicato proprio il forte legame con il figlio che lo avrebbe fatto desistere da un tentativo di suicidio nello scorso settembre: lo stesso imprenditore avrebbe però smentito lo scenario, dichiarando che “probabilmente una frase da me pronunciata al medico è stata male interpretata”.

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