“Innalzare il costo del lavoro senza un corrispondente aumento della produttività rischia di creare un cortocircuito che potrebbe avere conseguenze importanti e forse addirittura irreversibili per alcuni settori produttivi”. Il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stirpe, intervistato dalla Stampa, ribadisce quello che il numero uno Carlo Bonomi aveva anticipato una settimana fa: nonostante la corsa dei prezzi, con l’inflazione vicina al 5%, la richiesta dei sindacati di rivedere il metodo di calcolo degli aumenti contrattuali per preservare il potere d’acquisto dei lavoratori è considerata irricevibile. Nonostante quella del lavoro povero sia considerata da una parte dell’esecutivo un’emergenza.

“Dobbiamo considerare due aspetti: uno è la bassa paga, l’altro è il fatto che i lavoratori, i giovani e soprattutto le donne trovano soltanto contratti a tempo parziale, della durata pochi mesi o pochi giorni, e nell’orario di lavoro che si fa dentro il giorno”, ha ricordato per esempio la sottosegretaria al Mef Maria Cecilia Guerra parlando a Mi Manda Raitre. “Alla fine viene fuori un lavoro povero, molto povero, perché anche se la singola ora fosse pagata in modo sufficiente, e spesso non lo è, complessivamente non si guadagna abbastanza per garantire una vita dignitosa“. Tutto considerato – anche gli stage come “forma di lavoro sottopagata e molto sfruttata perché ricattabile” – il mercato del lavoro italiano “è pessimo”.

Per Confindustria a intervenire dev’essere proprio il governo, con “una riduzione del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori in modo da garantire un po’ più potere d’acquisto”, aspetto a cui le imprese ovviamente non sono indifferenti. Ma metterci del loro è fuori discussione, dice Stirpe: “Il mondo delle imprese è fortemente sotto pressione in questo momento a causa di diversi fattori che vanno dalla carenza e l’aumento dei prezzi di materie prime, al caro energia, fino ad un sensibile innalzamento dei costi finanziari per i mutui di nuova stipula, determinato dal rialzo dei tassi di interesse. Occorre affrontare il problema attraverso l’utilizzo di strumenti mirati. Ovvero, se si ritiene che la crisi dei prezzi sia di carattere congiunturale, credo che debba essere affrontata con il sistema dei ristori a tempo, come il governo sta già facendo. Se invece il problema fosse di natura strutturale, bisognerebbe creare strumenti che non facciano aumentare il costo del lavoro, evitando di penalizzare la competitività delle imprese”.

Quanto all’avvertimento del leader della Uil Pierpaolo Bombardieri sulla possibilità di ritirare le firme al Patto per la fabbrica siglato nel 2018, perché non tiene conto a sufficienza degli aumenti dell’energia, la risposta suona come una minaccia: “Poi bisognerebbe chiedersi quali sarebbero le conseguenze. Smantellandolo non otterremmo certamente un risultato migliore”.

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