Molestie sessuali nel metaverso e avatar sviluppati dall’intelligenza artificiale come candidati politici. Non sono due episodi di Black Mirror, ma la vita “reale”, o meglio quella virtuale. Anche nel metaverso – l’universo virtuale su cui Mark Zuckerberg sta puntando tutto – sono stati denunciati i primi episodi di molestie: per farvi fronte, Meta (il nuovo gruppo di Zuckerberg che controlla anche Facebook) ha deciso di introdurre il distanziamento obbligatorio tra gli avatar. “Le molestie sessuali non sono uno scherzo, anche su internet, e trovarsi in una realtà virtuale aggiunge un altro strato che rende l’evento più intenso”, ha spiegato un’utente del metaverso che lo scorso dicembre segnalava di essere stata palpeggiata su Horizon Worlds, un’applicazione dove le persone possono incontrare altri utenti e progettare il proprio mondo.

Jane Patel, una psicoterapeuta di Londra che conduce ricerche sul metaverso, ha raccontato di essere stata accerchiata da diversi avatar maschili e di aver subito una violenza di gruppo: “In meno di 60 secondi dal mio ingresso sono stata molestata verbalmente e sessualmente“, ha detto Patel. “Tre o quattro avatar maschili, con voci maschili, hanno praticamente violentato in gruppo il mio avatar e scattato delle foto. Mentre cercavo di scappare”, ha aggiunto, “hanno urlato “Non fare finta che non ti sia piaciuto” e “vai a strofinarti sulla foto””. In seguito a queste segnalazioni Meta ha annunciato l’11 febbraio che imporrà l’obbligo di distanziamento tra avatar sia su Horizon Worlds che su Horizon Venues, un’altra app che ospita spettacoli comici o concerti musicali. Con la nuova funzionalità, “se un avatar cercherà di entrare nel vostro spazio personale, il sistema bloccherà i loro movimenti“, ha spiegato Vivek Sharma, vicepresidente di Horizon. “Pensiamo che questo aiuterà a stabilire norme comportamentali, e questo è importante per un mezzo relativamente nuovo come la realtà virtuale”, ha affermato Meta.

In Corea del Sud invece, il team di Yoon Suk-yeol – candidato conservatore alle presidenziali del 9 marzo – ha sviluppato un avatar digitale che usa l’Intelligenza artificiale per attrarre gli elettori più giovani. Si chiama Ai Yoon (Ai sta per “artificial intelligence”) e dal 1° gennaio, data del debutto, ha attirato milioni di visualizzazioni, con decine di migliaia di persone che hanno posto domande. Si tratta di un deepfake, cioè un video generato artificialmente che imita espressioni e parole di un personaggio: è la prima volta che la tecnica viene usata in via “ufficiale”. Ci sono stati in passato esempi, come il video di Barack Obama che insulta Donald Trump, ma erano dei falsi. ll “vero” candidato Yoon ha registrato più di 3.000 frasi – un totale di venti ore di audio e video – per fornire dati sufficienti ad un’azienda di tecnologia locale a creare l’avatar. L’approccio ha dato i suoi frutti: le dichiarazioni hanno fatto notizia sii media sudcoreani e sette milioni di persone hanno visitato il sito Wiki Yoon per fare domande all’avatar. “L’establishment politico è stato troppo lento di fronte a una società in rapida evoluzione”, spiega Baik Kyeong-hoon, a capo dello staff del politico, che contempla molti giovani tra i 20 e i 30 anni.

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