Sale ancora la tensione sull’Ucraina. Difficile dire quanto le tante dichiarazioni odierne siano propaganda nell’ambito di un lungo braccio di ferro e quanto reali segnali di escalation che potrebbe sfociare nel conflitto armato. Secondo gli Stati Uniti Mosca ha ormai ammassato lungo il confine truppe e mezzi sufficienti per invadere il Paese e d’ora in poi qualsiasi momento potrebbe essere quello buono. Secondo l’emittente statunitense Cnn, addirittura, un attacco potrebbe scattare prima della fine delle Olimpiadi invernali di Pechino, quindi entro il 20 febbraio prossimo. Il settimanale tedesco der Spiegel scrive che la Cia ritiene che l’attacco russo all’Ucraina potrebbe essere sferrato la settimana prossima. Gli americani avrebbero avvertito gli alleati di ritenere che l’aggressione militare potrebbe avvenire mercoledì 16 febbraio.

La Fox, citando fonti, riporta la notizia secondo cui il Pentagono invierà altri tremila militari in Polonia nei prossimi giorni. La Casa Bianca ha invitato i cittadini americani a lasciare il paese entro al massimo 48 ore. Tuttavia si continua a parlare. Sabato sera all’ora di Mosca è in programma una telefonata tra il presidente Usa Joe Biden e quello russo Vladimir Putin: lo riferisce il portavoce di quest’ultimo, Dmitry Peskov, precisando che “la richiesta è stata preceduta da un appello scritto da parte americana”. Venerdì sera il capo dello stato maggiore congiunto americano, Mark Milley, ha parlato con il suo omologo russo Valery Gerasimov. Sempre sabato è anche previsto un colloquio tra Putin e il presidente Francese Emmanuel Macron. “La Russia sta cercando un pretesto per invadere l’Ucraina” ha affermato oggi Jake Sullivan, il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, aggiungendo che un attacco della Russia inizierebbe probabilmente con dei bombardamenti aerei.

Anche segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, torna a lanciare l’allarme su una possibile escalation militare. Se nelle scorse settimane le preoccupazioni erano legate soprattutto al rischio di un’invasione russa al confine, i timori del capo del Patto Atlantico riguardano anche un possibile golpe interno guidato dai servizi segreti russi. Lo ha dichiarato lui stesso durante la sua visita in Romania per accogliere le truppe Usa alla base di Costanza: il pericolo non è confinato a una “piena invasione militare”, bensì ad “azioni ibride“, comprese quelle “cibernetiche“, o a un tentativo di “ribaltare il governo di Kiev“, ha detto ricordando l’alto numero di agenti d’intelligence russi presenti in Ucraina. Tutto mentre Biden in persona, nel corso di un’intervista alla Nbc, ha dichiarato che “i cittadini americani devono lasciare ora il Paese“: “Non è come avere a che fare con un’organizzazione terroristica, abbiamo a che fare con uno dei più grandi eserciti del mondo, è una situazione molto differente e le cose potrebbero impazzire velocemente“, ha dichiarato ai microfoni dell’emittente. Stesso avvertimento ai propri cittadini è stato lanciato da Giappone e Corea del Sud.

Nel pomeriggio di oggi gli Usa hanno organizzato una videoconferenza a cui ha preso parte anche il presidente del Consiglio Mario Draghi. “È stato condiviso lo scenario rappresentato e confermata l’esigenza di assicurare una ferma postura di deterrenza, mantenendo aperto il dialogo con Mosca anche per dare attuazione agli accordi di Minsk”, informa una nota di palazzo Chigi. “È stato approfondito l’esame delle sanzioni che verrebbero adottate in caso di aggressione all’integrità territoriale dell’Ucraina. Draghi sostiene l’opportunità di sanzioni gravi, pur continuando a sperare in un utile dialogo“. Il vertice è servito per soprattutto per provare ad accordarsi sulle sanzioni con cui colpire Mosca in caso di invasione. I paesi europei, Germania, Francia e Italia sono favorevoli ad una linea più morbida. In gioco ci sono la possibilità di escludere o meno la Russia dal sistema Swift attraverso cui “dialogano” le banche di tutto il mondo, lo stop a tempo indeterminato del gasdotto russo-tedesco North Stream 2 e altre limitazioni di natura economica.

All’incontro ha partecipato anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Una nota della Commissione spiega come i leader abbiano valutato il “significativo sforzo diplomatico per convincere la Russia alla de-escalation” e “hanno sottolineato il sostegno risoluto all’Ucraina”. È stata analizzata la “dettagliata cooperazione per la finalizzazione del pacchetto di sanzioni in caso di ulteriore aggressione da parte della Russia” e von der Leyen “ha spiegato che le misure potrebbero riguardare i settori della finanza e dell’energia come anche l’export di prodotti hi-tech”. Il nervosismo si fa sentire anche sui mercati: il petrolio ha chiuso in rialzo a New York (+ 3,6%) con quotazione a 93,10 dollari al barile, ai massimi da sette anni. Malumori a Wall Street dove gli indici sono in deciso calo. Eppure dalla finanza arrivano anche segnali di senso opposto, negli ultimi giorni si sono registrate diverse scommesse su rublo e grivnia ucraina, monete che si apprezzerebbero in caso di un alleggerimento della tensione.

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