Il 15 novembre 2021 Salvatore Onda, dipendente della partecipata “PrimaVera”, cognato di un consigliere comunale e nipote di un killer del clan Gionta, Umberto Onda, viene intercettato al telefono col sindaco di Torre Annunziata eletto nel Pd Vincenzo Ascione: “Domani pomeriggio prendiamoci un caffè, devo farti vedere delle cose”. Nel prosieguo annuncia di avergli procurato un appuntamento con un dirigente della Regione Campania. Il 16 gennaio 2022 i due si sentono di nuovo: “E ci sta una riunione pure per capire la composizione delle liste per la Città Metropolitana”. Le conversazioni sono riportate sul decreto di perquisizione che ha travolto il sindaco ed i vertici dell’amministrazione comunale di Torre Annunziata con accuse di concorso esterno in associazione camorristica e corruzione con l’aggravante camorristica. Accuse che piombano all’interno di un comune che da settimane trema per il rischio scioglimento per infiltrazioni malavitose – che ieri la segreteria del Pd di Napoli è tornata ad invocare con una nota – dopo le conclusioni del lavoro della commissione prefettizia.

Secondo i pm della Dda di Napoli Valentina Sincero e Ivana Fulco, coordinati dal procuratore capo Giovanni Melillo e dall’aggiunto Rosa Volpe, l’inchiesta dalla quale sono state estrapolate le intercettazioni dimostrerebbe che Onda – indagato per associazione camorristica – è “l’interlocutore di Ascione per verificare l’esistenza di fondi Pnnr per il comune” e avrebbe “un ruolo chiave nella vita politica di Torre Annunziata, costituendo l’elemento di raccordo e collegamento tra amministratori pubblici del comune di Torre Annunziata, consiglieri regionali ed imprenditori che gestiscono i vari servizi concessi in appalto dal Comune”, ed è stato in grado di esercitare “un’influenza costante, con altrettanto costante opera di condizionamento” sulle scelte gestionali e sulle nomine degli assessori. Nel decreto si indicano alcuni appalti sospesi per anomalie nelle procedure di assegnazione e affidamento.

Dodici gli indagati. Tra i quali, oltre al sindaco, ci sono l’ex vice sindaco Luigi Ammendola (già arrestato per tangenti), l’ex presidente del consiglio comunale Rocco Manzo e quello in carica Giuseppe Raiola, l’assessore al porto Luisa Refuto, l’ex assessore Gioacchino Langella, il consigliere Maria Oriunto (moglie di Onda), e l’ex dirigente Utc Nunzio Ariano, tuttora ai domiciliari e già condannato a 6 anni per le mazzette spillate su alcuni appalti assegnati senza gara. Nelle carte fa capolino, senza essere indagato, il nome di un consigliere regionale di Somma Vesuviana con il quale Onda aveva “uno stretto legame”. Il blitz dell’anticamorra napoletana è avvenuto il giorno dopo un’altra iniziativa giudiziaria, coordinata dalla Procura di Torre Annunziata, e relativa all’accusa di falsificazione di una delibera da parte di un assessore. I finanzieri del gruppo oplontino hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro probatorio di atti al Comune. “Il provvedimento – scrive in una nota il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso – è finalizzato a sottoporre a sequestro l’originale di una delibera di giunta municipale, per verificare, alla stregua delle indagini sin qui espletate, l’autenticità di una delle firme alla stessa apposte”.

L’atto deliberativo è collegato ad una vicenda corruttiva per la quale sono indagati l’ingegnere Ariano e l’imprenditore Amedeo Carluccio, relativa alla procedura di affidamento alla ditta di Carluccio dei lavori di pitturazione e manutenzione degli infissi dell’asilo nido di via Parini. Nei mesi scorsi la Dda di Napoli ha sentito come teste l’ex senatore anticamorra Lorenzo Diana che per qualche mese, nel 2021, è stato vicesindaco prima di dimettersi a giugno subito dopo l’arresto di Ammendola, coinvolto nelle indagini sulle mazzette di Ariano. Ascione aveva nominato Diana per dare un segnale di legalità dopo gli scandali. L’operazione fallì miseramente, tra le recriminazioni dell’ex senatore che andò via sbattendo la porta. “La burocrazia si oppone al cambiamento – riferì in diverse interviste – e ben otto gare bandite da Ariano presentavano profili di illegalità”. Indicò tra quelle il bando per la videosorveglianza. E’ citato sul decreto di perquisizione tra quelli anomali.

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