“Sono norme che discriminano i bambini non vaccinati“. È per questo motivo che i ministri della Lega non hanno partecipato al voto sulle nuove regole su dad e quarantene a scuola varate da palazzo Chigi, col titolare del Turismo Massimo Garavaglia che ha abbandonato la seduta del Consiglio dei ministri, mentre quella delle Autonomie Erika Stefani è rimasta, ma non si è espressa. Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, invece – tra gli uomini di governo più vicini al premier Mario Draghi – non si è presentato nè in Cdm nè alla precedente cabina di regia. “Pur condividendo le misure di apertura contenute nel decreto, in coscienza non potevamo approvare la discriminazione tra bambini vaccinati e non vaccinati. I dati ci dicono, per fortuna, che i contagi scendono quotidianamente e nostro dovere è lavorare con determinazione alle questioni concrete per risolvere i problemi del Paese”, comunicano i tre ministri in una nota.

“Capisco le difficoltà, gli scrupoli e le perplessità“, ma la distinzione tra vaccinati e non va introdotta: così, a quanto riferiscono fonti di governo all’AdnKronos, avrebbe replicato Draghi a Garavaglia quando il ministro ha sollevato dubbi sulle nuove misure. Il presidente del Consiglio, raccontano, è stato comprensivo ma anche tranchant, evitando di riaprire una discussione sulle norme già definite in cabina di regia. Riguardo all’assenza di Giorgetti – che ha fatto pensare a un disaccordo rispatto alla linea del partito – fonti ministeriali spiegano che è dovuta al contemporaneo tavolo di crisi su Intel, che gli ha impedito di arrivare puntuale: dopodiché non ha preso parte alla riunione per la decisione, “condivisa” nel frattempo con gli altri ministri leghisti, di non votare le nuove norme. Nelle stesse ore, però – riporta sempre l’AdnKronos – Giorgetti ha avuto un lungo incontro con Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e capo dell’ala “moderata” e governista del M5S. E subito prima c’era stato un faccia a faccia con il segretario leghista Matteo Salvini negli uffici di quest’ultimo in Senato.

“Non c’è stato nessuno scontro o polemica. Vi è stata una precisazione da parte dei colleghi della Lega che è stata registrata con la massima attenzione e con la massima responsabilità da parte di tutti. Questo rispetto ad oggi, sul futuro non posso rispondere”, ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi a proposito della spaccatura in Cdm. Che per il Pd, invece, è “un atto preoccupante che rischia di aumentare l’instabilità e creare nuova confusione nel Paese. Confidiamo, quindi, che quello di oggi sia solo un incidente di percorso e che da domani la maggioranza torni compattamente al fianco del presidente del Consiglio”, comunicano fonti del Nazareno. “Salvini è prevedibile, cerca di rifarsi sul governo per la figuraccia che ha fatto sul Presidente della Repubblica. Draghi fa bene ad andare avanti. La stagione dei tatticismi è finita, il leader della Lega ne prenda atto”, twitta il senatore dem Andrea Marcucci.

Il decreto-legge approvato prevede, per le scuole primarie (elementari), che “con cinque o più casi di positività accertati tra gli alunni presenti in classe”, la didattica prosegue in presenza soltanto per i vaccinati e i guariti (con l’uso obbligatorio delle mascherine FFP2), mentre “per gli altri alunni si applica la didattica digitale integrata per la durata di cinque giorni”. Nella secondaria di primo e secondo grado (medie e superiori) valgono le stesse regole, ma a far scattare la dad per i non vaccinati bastano soli due positivi in classe. Per il rientro a scuola dopo la quarantena basterà il tampone fai-da-te: “In caso di utilizzo del test antigenico autosomministrato, l’esito negativo è attestato tramite autocertificazione”, si legge nel testo.

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