Da un lato i governi di alcuni Paesi, dall’altro il parere dei tecnici. Sull’altra sponda le lobby e i governi che, invece, sostengono fonti energetiche finora considerate ‘non verdi’. Così la Commissione europea continua a prendere tempo e, a Bruxelles, si parla della possibilità che l’adozione dell’atto delegato sulla Tassonomia Verde, quello che ne contiene i dettagli di applicazione, venga rinviata. Come spiegato da un funzionario Ue, la causa starebbe tutta nel “processo caotico e polarizzante” che si è venuto a creare attorno al provvedimento che dovrebbe orientare gli investimenti verdi sulle fonti di energia nell’Ue.

La possibilità del rinvio – La possibilità è emersa durante le discussioni che si stanno avendo in queste ore alla Commissione europea. Le pressioni non sono certo mancate negli ultimi mesi, ma in queste ore il dibattito sembra più acceso che mai. Intanto perché il Gruppo sulla finanza sostenibile (Platform for Sustainable Finance, il gruppo di esperti istituito dall’Unione europea per stilare la lista di attività green) ha bocciato i criteri per l’inserimento del gas nella tassonomia. E poi perché le osservazioni degli Stati contrari al nucleare iniziano a diventare qualcosa di più concreto. Se da mesi si assiste a una sorta di diatriba tra Germania (sfavorevole all’inserimento dell’energia dell’atomo) e Francia (prima sostenitrice in Europa, dato che ricava dai reattori nucleari quasi il 70% dell’energia, ndr), netta contrarietà è stata espressa anche dalla Spagna e dalla Danimarca, mentre Austria e Lussemburgo hanno minacciato di ricorrere alla Corte di giustizia dell’Ue contro l’atto delegato. “Il gas e il nucleare non possono essere inseriti nella futura tassonomia europea. La Commissione europea ascolti più gli scienziati e meno le lobby e non rischi una sonora bocciatura al Parlamento europeo, dove l’atto delegato dovrà essere approvato, o presso la Corte di Giustizia dell’Ue dove Austria e Lussemburgo potrebbero sollevare il caso” commenta Laura Ferrara, europarlamentare del Movimento 5 Stelle.

Le richieste del governo italiano – E se il Platform for Sustainable Finance ha bocciato l’atto delegato, ritenendo che il testo annacqua i criteri che loro stessi avevano contribuito a elaborare, il governo italiano non la pensa affatto così. Anzi, secondo quando riporta Il Sole 24 Ore Radiocor, nel documento inviato la scorsa settimana a Bruxelles, il governo Draghi ha valutato troppo bassi i limiti previsti per riconoscere come ‘verdi’ gli impianti che producono gas. Secondo le prime stime dei settori industriali, con i limiti definiti dalla Commissione non potrebbero rientrare in Tassonomia investimenti per circa 10 miliardi. La soglia standard è quella dei 100 grammi di Co2 per kWh per gli impianti che producono gas, ma Roma sa molto bene che nell’atto delegato che tanto scompiglio ha portato si prevedono una serie di alternative e deroghe, come sottolineato dai tecnici del Platform for Sustainable Finance. La Commissione, infatti, ha indicato una fase di transizione fino al 2030, ammettendo nella Tassonomia la realizzazione di centrali a gas che producono fino a 270 grammi di Co2 per kWh oppure che mantengano una media annuale di 550 kg di Co2 per kWh, sempre calcolata su vent’anni. Eppure, nel documento del governo Draghi vengono indicati criteri ancora meno stringenti. Secondo l’Italia la soglia di emissione di Co2/kWh dovrebbe essere alzata a 340 grammi, oppure si dovrebbe consentire di mantenere una media annuale di 750 chilogrammi di Co2/kWh calcolata su vent’anni.

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