Continua ad aumentare l’incidenza settimanale dei casi di Covid: nella settimana dal 7 al 13 gennaio è arrivata a 1.988 casi ogni 100mila abitanti contro i 1.669 della precedente. In crescita anche l’indice di riproduzione Rt, che nel periodo 22 dicembre-4 gennaio è salito a 1,56 (dagli 1,43 della settimana precedente), molto al di sopra della soglia di 1 che indica un’epidemia in espansione. Sono i dati del monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di Sanità (Iss) e del ministero della Salute, che evidenziano anche il peggioramento della pressione sugli ospedali: il tasso di occupazione delle terapie intensive a livello nazionale è salito al 17,5% dal 15,4% del 6 gennaio, mentre quello dei reparti di area medica passa dal 21,6% al 27,1%. Su 21 Regioni e province autonome, 13 sono classificate a rischio alto (di cui però tre a causa dell’impossibilità di valutazione), e otto a rischio moderato (di cui cinque “ad alta probabilità di progressione” verso la maggiore fascia di rischio).

L’incidenza più alta la tocca la Valle d’Aosta, che nell’ultima settimana ha registrato 3087,3 casi di Covid ogni 100mila abitanti: seguono la Liguria con 2845,7 e l’Emilia-Romagna con 2783,7. La Valle d’Aosta è anche la Regione con il tasso più alto di occupazione dei reparti di area non critica da parte dei pazienti Covid: è al 53,5% (la soglia di allerta è fissata al 10%). Seguono Calabria (al 38,7%) e Liguria (al 37,3%). Per le terapie intensive i valori più alti si registrano invece nelle Marche (al 28,2% rispetto alla soglia di allerta del 15%), Provincia autonoma di Trento (al 27,8%) e Friuli-Venezia Giulia (al 23,4%). Il report evidenzia che nell’ultima settimana è raddoppiato il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (649.489 contro 309.903 della settimana precedente), mentre è in forte diminuzione la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti (13% contro 16% la scorsa settimana). Cala anche la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (48% contro 50%), mentre aumenta la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (39% contro 34%).

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