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Manuela Arcuri omaggia la boss della camorra Pupetta Maresca: “Donna coraggiosa, senza paura”. Scoppia la polemica: “Vergognati. E studia”

L’attrice, pensando forse di fare un beau geste, ha dedicato alla donna un post su Instagram con alcune foto scattate all’epoca in cui girò la fiction di Canale 5 liberamente ispirata alla vita della Maresca

di Francesco Canino

Non sono piaciute per nulla le parole con cui Manuela Arcuri ha voluto omaggiare Pupetta Maresca, boss della camorra scomparsa pochi giorni fa a 86 anni. L’attrice, pensando forse di fare un beau geste, ha dedicato alla donna un post su Instagram con alcune foto scattate all’epoca in cui girò la fiction di Canale 5 liberamente ispirata alla vita della Maresca. «Assunta Maresca, una donna cobraggiosa, forte, senza paura, agiva di impeto… sbagliando più volte: “Ho pagato con le mie lacrime le mie scelte!” Così racconta la sua tormentata vita, che io nel 2013 ho interpretato in una delle mie fiction di maggior successo. Addio Pupetta RIP», ha scritto l’attrice, attirandosi in poche ore centinaia di critiche negative e commenti al vetriolo.

«Questo post è una vergogna per tutte le vittime di camorra di quegli anni, sia causate dalle sue decisioni sia quelle che innocentemente sono cadute per la sua sfida contro Cutolo», si legge sotto la foto. E ancora: «Ma tutto apposto Manue’!?! Ma lo sai che era una camorrista?». Passando per commenti ancora più netti: «Ma sei seria? Ma fai davvero? Ma ti rendi vagamente conto? Senza parole. Come quelle di tutte quelle famiglie rimaste sotto terra orfane di padri, madri, figli, figlie, parenti, amici grazie a quella bella persona che omaggi. Vergognati. E studia». «Post più di cattivo gusto non potevi pubblicare», scrive un altro utente. E giù una sequela di parolacce e volgarità contro la Arcuri, che però non è arretrata di un passo tanto che il post non è stato cancellato. Assunta Maresca, figlia di un pericoloso contrabbandiere, sposò il boss Pasquale Simonetti nell’aprile del 1955 e pochi mesi dopo rimase vedova a seguito di un agguato in cui il marito venne ucciso: il 4 ottobre dello stesso anno, la donna – incinta al sesto mese – sparò ad Antonio Esposito, ritenuto il presunto mandante dell’omicidio del marito. Per questo fu condannata a quattordici anni di carcere e negli anni è stata accusata di associazione mafiosa, frode e truffa. Fu graziata dopo oltre dieci anni di detenzione.

Alla sua vita fu liberamente ispirata Pupetta – Il coraggio e la passione, la serie scritta da Teodosio Losito e Salvatore Samperi, in onda su Canale 5 nel giugno del 2013 (nel cast c’erano tra gli altri Barbara De Rossi, Eva Grimaldi e Stefano Dionisi). «Per la prima volta dovevo dar vita a un personaggio autentico. L’aiuto di Pupetta è stato determinante. Ne ho voluto fare una donna coraggiosa, piena di passione, che si è ribellata alle regole patriarcali della sua famiglia, una che si è fatta giustizia a modo suo in anni in cui alle donne non era concesso agire in alcuna autonomia», raccontò la Arcuri in quel periodo. La fiction ebbe un notevole successo, chiuse con una media di oltre 5 milioni di spettatori ma finì presto al centro di clamorose polemiche. Paolo Siani, il fratello di Giancarlo, il giornalista ucciso il 23 settembre 1985 e il prete anticamorra Don Tonino Palmese, in particolare, si scagliarono contro la fiction, che secondo loro proponeva un modello sbagliato: «Queste fiction non servono all’antimafia seria, non servono alle famiglie, né ai giovani. Allora a cosa, a chi servono? Noi ci stiamo impegnando a rendere note le storie delle vittime innocenti. Stiamo provando con la Fondazione a raccontarle tutte, sono le storie di uomini e donne che, seppur offesi nella dignità, negli affetti e nella memoria, hanno saputo reagire rielaborare il loro dolore, trasformandolo in impegno civile. Uomini e donne che non fanno notizia che purtroppo non vedrete in tv, ma che per fortuna esistono».

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