“Oggi in Europa l’Italia conta quanto il due di picche, almeno quando si parla di lotta alla mafia”. Parola di Nicola Gratteri, il procuratore di Catanzaro esperto nelle lotta alla ‘ndrangheta. A cosa si riferisce il magistrato? “Pensiamo agli organismi internazionali di lotta alla criminalità come Eurojust, Europol, Interpol. Dove sono? In Olanda, all’Aja. Un anno e mezzo fa è stato istituito un organismo internazionale per contrastare la ‘ndrangheta, hanno aderito 32 Paesi. Dove è la sede? A Lione, in Francia. Questi sono i elementi che fanno capire il peso politico che ha l’Italia in Europa quando si parla di lotta alle mafie. Il resto sono chiacchiere”, spiega Gratteri alla presentazione di “Complici e colpevoli”, il saggio scritto con Antonio Nicaso, di Reggio Calabria. Un evento che si è trasformato in una denuncia pubblica del magistrato. “Questo per le cosche è un momento magico – dice – Sono mesi che non sento un rappresentante del governo o un parlamentare parlare di mafie: è come se il problema non esistesse”.

Procuratore Gratteri, ritiene che nel nostro Paese ci sia stato un calo di tensione nella lotta alla ‘ndrangheta?
Visto che da qualche tempo le mafie si sono inabissate, secondo l’opinione pubblica non sono più un problema. I giornali ne parlano poco, i politici ancora meno.

Si sta tornando indietro, ai tempi di quella che lei e Nicaso avete definito “una colpevole sottovalutazione”?
Le mafie non uccidono più, lo fanno solo quando è assolutamente necessario. Oggi hanno una nuova arma: la corruzione. Un dipendente pubblico per poche migliaia di euro firma documenti che non dovrebbe firmare. Ecco perché non si parla più di mafia: perché non spara più. Sono mesi che non sento un rappresentante del governo o un parlamentare parlare di mafie: è come se il problema non esistesse.


E invece?

E invece questo per la ‘ndrangheta è un clima favorevole. Di più: per le cosche questo è un momento magico.

Per quale motivo?
Visto che nell’agenda politica del governo non esiste un rigo sul contrasto alle mafie, vuol dire che la mafia non esiste. E invece esiste: in questo momento sta riflettendo su come potere sedersi a un tavolo già apparecchiato.

Si riferisce ai fondi del Recovery?
Nel corso di un secolo e mezzo di storia non è mai successo che le mafie siano state a guardare mentre gli altri mangiavano. Le mafie sono presenti dove c’è da gestire denaro e potere. Sono state presenti in tutte le grandi calamità e sono presenti anche oggi. Stanno ragionando su come appropriarsi di parte di fondi del Pnrr. È un problema vero e reale.

Solo la Calabria ha 31 parlamentari che, almeno per ragioni geografiche, sul tema ‘ndrangheta dovrebbero essere più sensibili. Perché non dicono nulla?
Perché il Parlamento conta sempre meno. Da quasi 20 anni si va avanti a colpi di fiducie, decreti legge, decreti legislativi e riforme – spezzatino. Un parlamentare può pure rilasciare qualche intervista, ma poi arriva il capogruppo e gli spiega che quel problema non è nell’agenda del partito. Intanto le mafie lavorano.

In che modo?
Riciclano denaro, che vuol dire inquinare il libero mercato e soffocare gli imprenditori onesti, che pagano le tasse e che a stento riescono a mettere i conti in pari. Eppure nessuno dice niente: vent’anni fa la gente sarebbe scesa in piazza. Oggi però è un momento particolare con quasi tutti i partiti che sostengono la maggioranza di governo.

Lei è stato critico con quest’esecutivo già negli scorsi mesi, quando è stata approvata la riforma della giustizia penale.
Per tre mesi il presidente del Consiglio e la ministra della Giustizia hanno parlato di riforma del processo civile. E invece all’improvviso è arrivata la riforma del processo penale che l’Europa non ci aveva chiesto. Bruxelles aveva detto che non era possibile fare durare un processo civile 8 o 10 anni. Voleva processi più veloci, non processi che muoiono con l’improcedibilità.

Che in Italia i processi dovrebbero durare di meno, però, è vero.
Non è solo vero, ma è una cosa ovvia, direi quasi banale. Ma bisogna intervenire sulle cause che determinano la lunghezza dei processi. L’improcedibilità invece è una ghigliottina. L’Europa aveva chiesto un’altra cosa.

Per alcuni reati più gravi, però, la soglia dell’improcedibilità è stata alzata: non più due anni ma addirittura quattro.
Sì, per l’associazione a delinquere di stampo mafioso e l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Poi l’onorevole Bongiorno della Lega ha chiesto d’inserire anche i reati contro le fasce deboli: benissimo. Ma perché in quest’elenco perché non avete inserito la corruzione, la concussione e il peculato?

Perché?
Perché questo tipo di reati stanno gomito a gomito con la politica. Le faccio un altro esempio: in questo governo c’è un ministro sulla Transizione ecologica e quindi si ritiene che ci sia una forte sensibilità sull’ambiente. Allora come mai nell’elenco non sono stati inseriti i reati che riguardano l’inquinamento atmosferico dell’aria, dell’acqua e della terra?

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