A forte rischio di chiusura l’Istituto Statale Sordi di Roma (ISSR) per mancanza di risorse da destinare agli stipendi del personale e alle varie spese di mantenimento della struttura. Per opporsi alla fine dell’ente pubblico che si occupa in particolare di formare i docenti di sostegno e gli assistenti alla comunicazione da mandare nelle scuole di tutta Italia, i lavoratori dell’ISSR hanno iniziato a novembre una mobilitazione permanente. Vogliono difendere i diritti dei precari storici senza stipendi e contributi da 6 mesi, di cui il 50% sono persone sorde. Un problema gravissimo che colpisce direttamente 20 lavoratori, ma che andrà anche a cancellare tutta una serie di servizi fondamentali di assistenza, formazione, archiviazione e documentazione che l’ISSR svolge da decenni a sostegno delle famiglie e degli operatori del settore socio-educativo. L’Istituto è stato fondato nel 1784, è stata la prima scuola per sordi in Italia e una delle prime istituzioni pubbliche a occuparsi di disabilità. “L’ISSR muore nel silenzio dello Stato”, hanno scritto i lavoratori in mobilitazione su uno striscione. Intanto l’assenza di fondi, denunciano, impedisce anche “di accendere il riscaldamento” e di garantire la piena attuazione dei protocolli di sicurezza anti COVID-19″.

“Un problema che viene da lontano, ma adesso rischia di esplodere portando alla chiusura dello storico ente pubblico. Facciamo un appello alle istituzioni” – Quella della precarietà dei lavoratori dell’ISSR è una questione che dura da tantissimo tempo, ma che ora potrebbe portare alle estreme conseguenze. “Da 25 anni i lavoratori dell’unico ente pubblico a occuparsi di sordità sono vittime di un lungo precariato e del più assordante dei silenzi, quello dello Stato. Nessuno di noi è mai stato assunto con contratti a tempo indeterminato”, denunciano al Fatto.it i rappresentanti dei lavoratori. Sono trascorsi tre mesi da quando NIdiL (Nuove Identità di Lavoro) CGIL Nazionale, che tutela i lavoratori atipici, ha fatto l’ennesimo appello al Ministero dell’Istruzione chiedendo un nuovo incontro con i precari dell’ISSR per affrontare la loro difficilissima situazione, ma ancora oggi non è pervenuta alcuna risposta dal MIUR. Contattato da Ilfattoquotidiano.it Luca Des Dorides, rappresentante dei lavoratori dell’ISSR, anche lui sordo, denuncia: “Senza almeno tre milioni di euro dalla prossima finanziaria si chiude l’Istituto, e non abbiamo accesso neanche agli eventuali ammortizzatori sociali, quindi rischiamo di trovarci disoccupati senza la possibilità di trovare un altro lavoro perché per le persone sorde trovare una occupazione in Italia è difficilissimo”.

“La crisi finanziaria gravissima dell’ente è frutto della mancanza di finanziamenti che ci spettano per legge fin dal 1997” – Per anni i lavoratori dell’ISSR, tutti con contratti di collaborazione occasionale, hanno svolto in realtà funzioni essenziali per la sopravvivenza stessa dell’Ente, ma ancora oggi non vedono riconosciuta la propria professionalità. Sono molto preoccupati e affermano che “oltre il danno di un lungo precariato c’è anche la beffa: i finanziamenti previsti per legge fin dal 1997 non sono mai arrivati dal Miur e l’ISSR si trova oggi in una gravissima crisi finanziaria che ne mette a rischio la sopravvivenza trascinando con sé i lavoratori e le loro famiglie”. Chi dovrebbe intervenire in loro aiuto? In queste ore hanno lanciato un nuovo appello condiviso dai lavoratori. Francesca Di Meo, una delle lavoratrici, dice a ilfattoquotidiano.it: “Il nostro interlocutore è il Miur. Come ISSR abbiamo incontrato diversi ministri dell’Istruzione negli anni, ma nessuno ci ha mai risposto concretamente”. Chiedono alle istituzioni di trovare una soluzione una volta per tutte. “In un momento in cui il PNRR deve dare risposte alle esigenze di rilancio, i lavoratori ISSR constatano amaramente che il governo continua a privilegiare gli interventi straordinari al lavoro quotidiano di chi da anni si assume l’onere di servizi essenziali per l’inclusione delle persone sorde” scrivono nel loro appello. Nel 2003 sembrava quasi che l’iter del regolamento governativo di riordino che ne disciplini le funzioni potesse giungere a conclusione, infatti, lo schema di regolamento era stato approvato dal Consiglio dei Ministri e il Presidente della Repubblica aveva emanato un decreto in data 07/10/03 che, tuttavia, è stato bloccato dalla Corte dei Conti per motivi che a oggi i lavoratori non conoscono ma che si presupponga siano legati alla gestione economica dell’Ente. Ora i lavoratori sono ulteriormente privati della loro dignità perché costretti a operare a rischio della propria salute in un ente che non ha più neanche le risorse per accendere il riscaldamento e garantire la piena attuazione dei protocolli di sicurezza anti COVID-19.

Articolo Precedente

Ravenna, le persone trans potranno abbonarsi al bus con il nome scelto e non con quello in anagrafe. È la prima volta in Italia

next
Articolo Successivo

Cannabis legale, difendere il referendum da dogmi e bufale: la diretta con comitato promotore ed esperti

next