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Maneskin, Manuel Agnelli: “Non facciamo gli italiani… Pensiamo ai Beatles e lasciamo che la band si goda questo momento”

"Sanno costruire i pezzi? Sì, sono semplici ma li sanno fare...". E ancora: "Pensiamo ai Beatles: quando sono usciti, parliamoci chiaro, erano una boyband. I capelli perfettamente pettinati a caschetto, i completi con la cravattina, le ragazzine che li inseguivano. Avevano già un suono personale ma alla musica davvero immortale, alle sperimentazioni, ci hanno pensato qualche anno più tardi...", così il leader degli Afterhours a Repubblica

di F. Q.

Sarà che una parte del merito sulla scoperta del fenomeno Maneskin va anche a lui. (che ‘nega’, “non esageriamo…), certo è che Manuel Agnelli non perde occasione di tessere le lodi della band romana perché “sono unici, l’Italia deve esserne orgogliosa. Questo è solo l’inizio”. Il commento a Repubblica arriva in occasione dell’apertura del concerto dei Rolling Stones a Las Vegas: “Chiunque, alla loro età, aprendo un concerto dei Rolling Stones si sarebbe bloccato, si sarebbe emozionato così tanto da non essere probabilmente più se stesso: invece loro riescono a partecipare a cose gigantesche traendone piacere, con uno spirito molto bello. Sono strutturati veramente bene: tanti altri si sarebbero montati la testa, per non parlare del nervosismo e dell’emozione, il fatto di sentirsi all’interno di un gioco più grande…”. Ebbene, c’è da essere solo felici per lo strepitoso successo dei Maneskin e Agnelli lo è, decisamente: “Bowie veniva preso in giro da molti critici: per il suo abbigliamento, per il colore dei capelli, quando si tingeva di giallo e arancione. C’era sostanza, in Bowie, per chi lo criticava? È chiaro che non voglio fare paragoni: i Maneskin hanno vent’anni e a livello musicale devono crescere ancora; ma nel rock’n roll la musica è solo uno degli ingredienti; nel rock’n roll, anzi, in tutta la musica popolare, gli ingredienti sono molti di più. Sanno suonare bene? Sì. Sono migliorati tantissimo e ancora miglioreranno. Damiano canta bene? Sì, a modo suo ma canta molto bene. È un cantante preciso, con una voce dalla grande personalità. Sanno costruire i pezzi? Sì, sono semplici ma li sanno fare…“. E ancora: “Pensiamo ai Beatles: quando sono usciti, parliamoci chiaro, erano una boyband. I capelli perfettamente pettinati a caschetto, i completi con la cravattina, le ragazzine che li inseguivano. Avevano già un suono personale ma alla musica davvero immortale, alle sperimentazioni, ci hanno pensato qualche anno più tardi quando erano più cresciuti e forse anche stanchi di quella dimensione. Lasciamo ai Maneskin tutto il tempo che ci vuole per godersi questo momento: non facciamo gli italiani, che continuano a tirarsi le martellate sulle dita; non cerchiamo prima i difetti dei pregi, perché la verità è che i Maneskin stanno aprendo dei portoni per tutta la musica italiana”.

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