Varsavia ha acconsentito alla costruzione del muro tra Polonia e Bielorussia per fermare l’arrivo dei migranti. Il parlamento polacco ha dato l’ok definivo il 29 ottobre: verrà realizzata una barriera di oltre 100 chilometri lungo la frontiera orientale dell’Unione europea e costerà 353 milioni di euro. Il presidente polacco Andrzej Duda aveva annunciato che avrebbe firmato la legge non appena fosse stata approvata dal parlamento e ora al filo spinato già posizionato si sostituirà un muro alto due metri e mezzo che, insieme alle centinaia di militari dispiegati lungo il confine, impedirà qualsiasi possibilità di accesso alle migliaia di persone che arrivano dall’Afghanistan, dalla Siria, dall’Iraq per cercare un futuro in Europa. La struttura, aveva preannunciato settimane fa il ministro della Difesa Mariusz Blaszczak, sarà simile a quello costruito dall’Ungheria al confine con la Serbia nel 2015.

Già nei giorni scorsi si erano tenute manifestazioni contro il governo e contro il trattamento disumano dei migranti, compresi donne e bambini. Vengono caricati su mezzi militari e riportati alla frontiera bielorussa, indipendentemente dalle loro condizioni: stremati, affamati, malati. Almeno sette sono morti di stenti nelle ultime settimane. Di recente, un migrante iracheno di 32 anni è stato trovato cadavere in un camion arrivato in Germania dalla Polonia.

L’Unione europea accusa il presidente bielorusso Alexandre Lukashenko di favorire l’arrivo di migranti dall’Africa e dal Medio Oriente a Minsk per poi spingerli verso le frontiere di Lituania, Lettonia e Polonia come rappresaglia per le sanzioni economiche imposte dall’Unione nei confronti del suo regime. In risposta, la Polonia ha imposto lo stato di emergenza nelle aree di confine dispiegando centinaia di soldati e impedendo l’accesso anche alla stampa e alle organizzazioni umanitarie. Nei giorni scorsi, insieme ad altri 12 Paesi Ue, ha chiesto a Bruxelles di finanziare l’erezione di barriere alle rispettive frontiere. Non se ne parla, è stata la risposta della presidente della Commissione Ursula von der Leyen che la settimana scorsa ha chiarito la posizione comune di Commissione e parlamento europeo: “Non ci saranno finanziamenti di fili spinati e muri”. Il muro è una scelta per “proteggere” la Polonia “attaccata” dalla Bielorussia, ha replicato a von der Leyen il premier nazionalista Mateusz Morawiecki.

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